E’ morto Papa Francesco. Un eccezionale protagonista della storia a cavallo di due millenni. Un Papa che sapeva creare ponti, sempre vicino agli ultimi di tutto il mondo, predicando la grandezza della pace, attaccato dai nuovi pseudo-padroni del mondo violento, egoista, servo del Dio-mammone e della prepotenza.
Ha dato tanto e salvato una Chiesa sempre più in difficoltà, in un Occidente iper secolarizzato. Ci si aspettava di più per le attese riforme su sacerdozio, suore e sul caso Orlandi. Storica la sua frase sul mondo LGBT+: “Chi sono io per giudicare”. Una scomparsa che tocca nel profondo l’intera umanità.
Chi verrà adesso? Speriamo non un conservatore tradizionalista. Il mondo sempre più laico ha bisogno di pace, fratellanza e vera spiritualità.
I semi della pace e del dialogo restano. Francesco è stato fino all’ultimo incredibilmente attivo e pressante nel suo implorare la Pace, nonostante la malattia.
Martedì la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Ministero dell’Interno contro una sentenza dell’anno scorso, emessa dalla Corte d’Appello di Roma, secondo cui sulla carta d’identità di un minore si poteva anche non utilizzare la dicitura “padre” e “madre” e preferire quella di “genitori”. Secondo la Cassazione, quindi, l’indicazione di “padre” e “madre” sulla carta d’identità di un o una minore è discriminatoria, perché non rappresenta tutti i tipi di famiglie che esistono oggi e le relazioni al loro interno: per esempio, le famiglie formate da figli o figlie con due madri o con due padri. La dicitura “padre” e “madre” era stata reintrodotta nel 2019 da un decreto approvato da Matteo Salvini, che all’epoca era ministro dell’Interno. Il decreto aveva sostituito proprio la dicitura “genitori”, che era in vigore dal 2015, per volontà del governo di centrosinistra di Matteo Renzi. Il caso finito alla Corte di Cassazione riguardava due madri seguite dai legali delle associazioni Rete Lenford, composta da avvocati esperti sui temi LGBT+, e Famiglie Arcobaleno, la principale associazione di genitori omosessuali in Italia. Nel 2023 le due donne avevano fatto ricorso alla cosiddetta “Stepchild Adoption”, cioè l’adozione permessa in casi particolari al genitore non biologico: si erano rivolte prima al TAR del Lazio e poi al Tribunale di Roma per avere sulla carta d’identità elettronica del loro figlio la dicitura “genitori”, anziché “padre” e “madre”. L’idea di Salvini di reintrodurre la dicitura “padre” e “madre” sostituendola a quella più generica di “genitori” era stata criticata dal Garante della privacy, l’autorità italiana per la protezione dei dati personali, secondo cui una regola del genere avrebbe finito per caratterizzare i soggetti a cui si riferiva la dicitura in maniera errata, dato che due madri o due padri non possono essere considerati “padre” e “madre”.
Santiago ha ufficializzato così la sua nuova squadra del cuore, il Napoli.
Abbandonando, dopo un paio di anni, la Juve. Spero di poterlo presto intervistare, per capire i motivi di questa scelta (d’Amore?).
In precedenza Santiago aveva tifato, per brevi periodi, anche per altre squadre: la prima fu il Sassuolo, quindi il Toro, poi lo Spezia, il Venezia, il Palermo, il Manchester City, il Lecce, la Juve e ora il Napoli.
Ci ha lasciati Bruno Pizzul, la voce del calcio italiano. Ha raccontato decenni e decenni di partite di pallone (anche 5 Mondiali, comprese le “Notti Magiche” del 1990), con la sua sobrietà e la sua competenza. La sua voce era inconfondibile. Bruno Pizzul era l’amico di famiglia con cui commentare la partita. E se ne intendeva davvero: da giovane aveva giocato come mediano nel Catania e nell’Udinese… Un modello per tanti di noi che volevamo fare i telecronisti (anche se il mio mito, all’epoca, era il “giovane” Carlo Nesti)…. Lui c’era, quella notte del 29 maggio 1985 allo Stadio Heysel di Bruxelles: incredulo e sgomento come tutti noi. Bruno Pizzul era ricoverato all’ospedale di Gorizia: avrebbe compiuto 88 anni l’8 marzo. Rip.
Foto con Bruno Pizzul e Beppe Viola ai Mondiali di calcio 1974
Ho avuto il piacere di conoscere Eziolino Capuano nella sua avventura più a Nord. Anzi: nella sua unica esperienza su una panchina di una squadra del Nord Italia: il Modena. A dire il vero, Eziolino era già stato ben più a Nord, molto più a Nord: addirittura in Belgio, allenatore dell’Eupen. Ma quella è un’altra storia (durata poco e finita male). Per quel che mi riguarda, nella stagione sportiva 2016-2017 ero il cronista di Tvqui, emittente regionale ufficiale del Modena FC. Era un Modena scalcagnato, ormai al tramonto della poco gloriosa epopea del patron Antonio Caliendo, un tempo il Re dei procuratori, nonché inventore della stessa stimata professione. È un Modena che annaspa nei bassifondi della classifica di Serie: dopo un brutta sconfitta a Santarcangelo di Romagna per 2-0, l’allenatore Simone Pavan viene sollevato dall’incarico, un modo elegante per dire che viene esonerato. E, al suo posto, il “vulcanico” Caliendo non ha dubbi: tocca ad Eziolino Capuano! Rimaniamo tutti esterrefatti: nell’immaginario collettivo, infatti, Eziolino sembra inevitabilmente un allenatore-macchietta, poco più di un Oronzo Canà, legato indissolubilmente al girone C della Serie e alle squadre del Meridione. Inoltre, Capuano si porta dietro un personaggio-alter ego con cui sembra complicato poter convivere in una piazza passionale ed esigente, ma con i piedi ben piantati per terra, come Modena. Fin dalla presentazione ufficiale e dalle prime interviste e dichiarazioni, scopriamo quanto i pregiudizi e le etichette facciano del male anche nel dorato mondo del pallone. Del resto, anche Eziolino sa che il Modena è una bella occasione, una bella vetrina, un po’ più visibile del solito. Le sue parole sono misurate, il suo atteggiamento sobrio, le sue giacche elegantissime. La squadra è quella che è, ma qui interviene lui. Grande tattico e grande motivatore. Non lo sapevamo: ora lo sappiamo. La sua prima partita da allenatore del Modena la gioca su un campo ostico, a San Benedetto del Tronto, contro la Sambenedettese. È il 4 dicembre 2016. Ha dato una raddrizzata tattica all’Armata Brancaleone che si era ritrovato fra le mani, rispolvera e rilancia giocatori ammuffiti in panchina, motiva altri a dare il meglio di sé per il bene della loro carriera (uno di loro, l’esterno romeno Stefan Popescu si trasformerà in un’iradiddio e strapperà un contrattone quadriennale alla Salernitana!). Buona prestazione al “Riviera delle Palme”, ma tempo due minuti del secondo tempo e la Sambenedettese passa in vantaggio con un gol del bomber Mancuso. Eziolino non demorde e riorganizza la sua squadra e dopo dieci minuti, il Modena pareggia: schema su punizione, interessante, intelligente, imprevedibile e mai visto prima, difesa della Samb in bambola e Modena pareggia con il gol di Simone Basso. Per larghi tratti del match, i Canarini di Eziolino Capuano sono padroni del campo, noi in tribuna a stropicciarci gli occhi. Solo incidentalmente il Modena non porta a casa l’intera posta: ma è come se Capuano avesse vinto e rivitalizzato la squadra e l’ambiente. Da lì in avanti, la rinascita della squadra è graduale e continua, inanellando risultati positivi e atteggiamenti da vero condottiero, che fanno di Eziolino Capuano “uno di noi” per i tifosi della curva del Modena, intitolata alla memoria dell’ex presidente Gigi Montagnani, l’ultimo ad averli portati in A. Ogni domenica, in panchina e in sala stampa, Eziolino sfoggia giacche sempre più eleganti e sciccose, il genere “tweed” è il suo preferito. Con il dolcevita granata e pochette abbinata o con una fluorescente cravatta arancione. Visto anche, a bordo campo, con la camicia bianca, la cravatta rossa, il gilet nero a fil di pancetta e le calze rosse. Un mito. Lo spogliatoio stavolta non ribolle, è dalla sua parte, e i risultati pure. Se in conferenza stampa gli scappa la famosa “scrofa assatanata” è solo per non deludere il suo pubblico, a cui non bisogna far mancare l’atteso momento di show del “gemello scemo”, come dice lui. Mai mi era capitato di intervistare un allenatore con gli occhiali da sole a specchio nella penombra invernale dello sgabuzzino-stampa di Bassano del Grappa, dopo una vittoria, ma poi ti dice “Tassinari, ho una cosa agli occhi, preferisco tenere gli occhiali” e lo dice con un tale candore che non puoi non cominciare a volergli bene, a Eziolino. E continuo a volergli bene anche quando, dopo una sconfitta, mi sbotta in faccia: “Tassinari, lei fa sempre le stesse domande!” Vero e verace. Mi vanto, altresì, di aver conosciuto e frequentato Mister Capuano anche fuori dai rettangoli di gioco e dalle sale interviste. Al lunedi sera conducevo il classico programma del giorno dopo la partita, come fanno tutte le tv del mondo, e spesso ho avuto ospite in studio Eziolino Capuano. Essendo l’emittente ufficiale del Modena FC avevamo diritto alla saltuaria presenza dei tesserati, ma alla fine veniva sempre lui. Prima della diretta era cosi: simpatico, cordiale, gentile, istrionico, si poteva chiacchierare di qualunque cosa, dal calcio alle crisi internazionali nel mondo, dalla situazione economica agli eventi culturali. Poi, implacabile, si accendeva la luce rossa della telecamera con la scritta “On air” e lì cominciava lo spettacolo del “Capuano personaggio”, sempre pronto a rispondere, con il “suo” spirito, alle telefonate dei tifosi da casa, con un sorriso a stemperare ogni tensione. Ricordo che una sera cenammo, insieme a Caliendo, nell’elegante appartamento dei proprietari della tv, e Eziolino fece la parte del mattatore, discettando con competenza persino di quadri e pittori, di impressionisti e dadaisti. Altro che gli schemi su palla inattiva e la tattica del fuorigioco… In occasione di una di queste serate “dietro le quinte”, Eziolino Capuano mi disse una frase che mi è rimasta impressa, per la semplicità e la voglia di riscatto che vi era inserita dentro: “Nella mia famiglia in tanti hanno studiato e fatto una bella carriera: mio padre era professore universitario, uno dei miei fratelli è medico, l’altro è un manager di successo: ma quello più famoso sono io!” L’orgoglio del “vate di Pescopagano”. Poi, lo ricordo bene, lo accompagnai fuori, era un freddo lunedì sera d’inverno dopo una trasmissione, e lo vidi “arrampicarsi” a fatica sul sedile alto della sua Jeep Renegade bianca, pronto a partire per mille nuove avventure. Che io, da allora, seguo sempre, con grande simpatia nei confronti del Grande Eziolino.
Se n’è andato Rino Tommasi, storico telecronista di tennis e pugilato. Ma era molto di più (per anni aveva fatto l’organizzatore di incontri di boxe). Veronese, classe 1934, avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 23 febbraio. Con Gianni Clerici ha formato per lungo tempo la più affiatata, competente ed elegante coppia di telecronisti di tennis. Per un periodo, Rino Tommasi fu anche direttore di Tele+, la tv a pagamento “antenata” di Sky: nel periodo in cui vi collaborai anch’io, lo vidi a Cologno Monzese alcune volte e mi telefonò (sul numero fisso di casa!) un lunedi sera per farmi i complimenti per una telecronaca che avevo fatto alla domenica (Ancona-Salernitana 3-3: 30 novembre 1997). Oltre 27 anni fa… Di quella partita, commentata sotto un diluvio universale allo Stadio “Del Conero” di Ancona (mi portai in cabina pure l’assistente Robi Masca…), ricordo con piacere le doppiette di Petrachi e Di Vaio, il pareggio di “Ciccio” Artistico al 93′, l’abbuffata di fine partita in un ristorante di Ancona (mi sfugge il nome!), il ritorno di sera in autostrada sotto la pioggia (senza asfalto drenante!): la ciliegina sulla torta fu proprio la telefonata del giorno dopo di Rino Tommasi. Un grande signore, della tv e della vita.
È stato un piacere condividere con il grande giornalista Gian Paolo Ormezzano attimi di racconti, di aneddoti, di sport, di cibo e vino, di convivialità, di buon vivere, di cultura, di ironia, e persino di “bocce quadre”, manifestazione che organizzava a Castellinaldo, nel Roero, nel cuore del Piemonte. Sarò sempre grato all’altrettanto grande Darwin Pastorin per avermelo presentato. Rip. P.s. Gian Paolo Ormezzano (GPO per gli amici) raccontava sempre di essere stato il primo cronista ad arrivare a casa di Fausto Coppi, il 2 gennaio 1960.