Quando ci si dimentica (piacevolmente) della mascherina…


Dunque, vi racconto questa.
166° viaggio in Flixbus.
Stop a Rivoli, autogrill quasi da terzo mondo, con cessi luridi che non vi dico, ormai a Torino.
Entro e – dopo 9 giorni in Francia, dove le mascherine non servono più, tranne sui mezzi pubblici – mi dimentico completamente di mettermi la mascherina (e dimenticarsene è bellissimo!), ma prima un cliente con la faccia da brufolo schiacciato e poi, più gentilmente, il barista, mi dicono che devo mettermi la mutanda sulla faccia, perché “da noi è ancora obbligatoria”.
Che paese di merda, mi viene da pensare. E ce ne sono pure molti di peggio, addirittura…
Dopo di me, in coda alla cassa, c’è un tizio pure lui senza mascherina, con l’aria incazzusa da mercenario di mezza età. Il tizio con la faccia da brufolo, a lui, però non ha detto niente.
“Anche tu senza mascherina? Da quando tempo manchi dall’Italia?”, gli chiedo.
“Da 20 anni”, risponde lui, con indefinibile accento del Meridione. “Stavo in Africa. E in Africa nessuno usa la mascherina”.
Arrivederci, grazie e raccontatelo a Speranza.

La battaglia delle “Crevettes pailletèes” contro l’omofobia in Russia

Quanto mai di attualità, è uscito mercoledi 13 aprile in Francia (arriverà in Italia in maggio) il film “La Revanche de Crevettes pailletèes”, il seguito dell’acclamatissima pellicola sulla squadra di pallanuoto gay, uno dei più grandi successi di pubblico – in tutta Europa – del 2019. Stavolta il film è girato quasi completamente in Ucraina (a Kiev e Leopoli, sotto la neve), fingendo di essere in Russia, dove la squadra – composta da uomini non tutti omosessuali – si ferma per una sosta “aerea” verso i “Gay Games” di Tokyo: e qui deve affrontare l’ondata strisciante di omofobia presente nell’attuale Russia di Putin. La banda dei pallanuotisti scanzonati “politicamente scorretti” scopre, con sgomento, e a loro spese, le spedizioni punitive anti-gay e le terrificanti “terapie di conversione”, in atto in certi luoghi “di detenzione correttiva”, a Mosca e dintorni. Il film – che somiglia ad “action movie” in stile James Bond, con una spettacolare fuga da un centro di conversione – non è stato girato in Russia per ovvi motivi: sarebbe stato complicato giustificare una storia contro l’omofobia russa…
“Si ride, certo, ma questa volta si tratta anche di una commedia politica”, ha commentato il regista Cédric Le Gallo, che porta in scena gli stessi protagonisti del primo film, in Italia poco brillantemente titolato “Gamberetti per tutti”. 
Il film è destinato ad essere nuovamente campione d’incassi, almeno in Francia, e a rilanciare la discussione sui diritti della comunità LGBTQ in alcuni paesi dell’Europa dell’Est. E non soltanto la Russia (ad esempio: Polonia e Ungheria).

Bello e angosciante, il film contro la vita “di corsa”

Che succede se abiti a 50 km da Parigi, hai due figli piccoli e nessun marito e nessuno che ti aiuta, devi arrivare in tempo alla mattina a Parigi, in un hotel di lusso, a pulire la merda dei ricchi e vorresti fare ben altro lavoro e, all’improvviso, uno sciopero di intere settimane dei mezzi pubblici e treni ti costringe, in mezzo a mille peripezie e pericolosi autostop, a partire all’alba – con la sveglia che suona implacabile alle 5 – e tornare che fa già buio?
Un film bellissimo e angosciante – da vedere, se arriva in Italia -, con la straordinaria attrice Laure Calamy, sempre di corsa e sempre con il cuore in gola, premio migliore attrice alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.
Un film “forte”, che impone una riflessione sulla nostra vita sempre frenetica, forse inutilmente….
Quando le cose sembrano precipitare, iI finale, almeno, riserva un lieto fine. Che, nella realtà, avviene raramente…

Maglia da record (con polemiche) per Maradona

Un numero 10 per cui spendere sette milioni di euro: quello della maglia storica che accompagnò la leggenda del calcio Diego Armando Maradona in una delle partite più importanti del mondo dello sport, e che ora è in vendita sulla piattaforma online di Sotheby’s.

La maglia passò alla storia durante i Mondiali del 1986, nella sfida contro l’Inghilterra, che si concluse con un trionfo assoluto del calciatore argentino: in un’azione indimenticabile, Maradona riuscì a distrarre il portiere inglese Shilton e a segnare – di mano – il primo gol della partita, un momento che venne da lui stesso definito il risultato della “Mano de Dios”, la Mano di Dio.

Ora Sotheby’s punta a raccogliere una cifra da record nella vendita on-line di questo inestimabile cimelio, il cui prezzo si aggira intorno ai 5,2 milioni di dollari: se questo valore dovesse essere raggiunto o superato, la maglia di Maradona supererebbe per valore stimato e di vendita la divisa indossata dalla leggenda del baseball americano Babe Ruth con i New York Yankees, nel 1920, che è stata acquistata nel 2019 per 5,6 milioni di dollari.

Trattandosi di Maradona, però, non poteva mancare la polemica: una delle figlie, Dalma, ha dichiarato che la maglia messa all’asta – di proprietà del calciatore inglese Hodge, in campo quel giorno del giugno 1986 – non è quella del gol con la “Mano di Dio”, bensì quella del primo tempo, mentre la celeberrima rete fu segnata nella ripresa. “Io so chi ha quella maglia, ma non lo dico”, ha concluso misteriosamente Dalma Maradona, confermando che la maglia non è in possesso della famiglia del calciatore. 

A chi crederà il mondo delle aste on-line? 

 

Biglietto da 55 milioni di dollari per i “turisti dello spazio”!

Astronauti “privati” nello spazio. O, per meglio dire: “turisti spaziali”. 
Il primo viaggio “commerciale” verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è giunto a destinazione. 
L’uomo d’affari israeliano Eytan Stibbe è stato il primo ad arrivare, a bordo della Crew Dragon “Endeavour” di SpaceX (di proprietà di Elon Musk) della missione “AXiom-1”, che si è agganciata alla Stazione Spaziale Internazionale, in orbita sopra l’Oceano Atlantico. 
Aggancio riuscito, ma solo al secondo tentativo.
L’equipaggio resterà nello spazio per dieci giorni: gli imprenditori Larry Connor (americano), Eytan Stibbe (israeliano, ex pilota di caccia F-16) e Mark Pathy (canadese), che hanno pagato 55 milioni di dollari a testa per questo viaggetto, mentre l’ex astronauta della NASA, Michael Lopez-Alegria (258 giorni nello spazio), vice-presidente Business Development della compagnia texana Axiom, ha fatto da “capo-equipaggio”.
I tre piloti “privati” non sono certo arrivati impreparati al grande appuntamento: hanno svolto circa mille ore di addestramento!
Dopo il decollo, venerdi 8 aprile (ore 17.17 in Italia), dal Kennedy Space Center NASA di Cape Canaveral, in Florida su un razzo Falcon 9 di SpaceX, la capsula Dragon è arrivata alla meta, ma con un ritardo di circa mezzora, dovuto ad un problema con il segnale video, che permette alla Stazione Spaziale di “vedere” il muso della navetta e di seguire cosi ogni manovra che avviene in modo completamente automatico.
Tutti gli altri sistemi di bordo del Crew Dragon – ha fatto sapere la NASA – funzionavano regolarmente e attorno alle ore 14 di sabato (ora locale) si è lavorato per risolvere il problema e completare la manovra di aggancio che, al secondo tentativo, è poi avvenuta alle 14.30.
SpaceX aveva informato che la navetta aveva carburante sufficiente per mantenere la posizione di attesa a 20 metri dall’ISS per almeno due ore.
Il 21 aprile toccherà all’astronauta italiana Samantha Cristoforetti (44 anni) partire con la Crew Dragon “Freedom” per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale e cominciare una nuova missione scientifica di lunga durata.

 

Il “paese Z”

Michail Sevcuk, “Republic”, Russia. Sito indipendente oscurato da Putin dal 6 marzo 2022.
“Oggi sembrano esserci due paesi, due Russie. C’è una Russia che continua a esistere con il proprio nome e in cui vive ancora la maggior parte dei suoi cittadini: un paese che rifiuta la guerra, che non ha mai attaccato nessuno prima, che non ha minacciato nessuno e che persegue una politica estera all’insegna della pace. Che magari aiuta i profughi, invia aiuti umanitari e non ci pensa proprio a inviare dei soldati di leva in battaglia.
Poi c’è un’altra Russia, anonima e invisibile, il paese Z, che sposta carri armati e lancia razzi. Ma quel paese non siamo noi. Stando così le cose, quindi, si capisce che non è stata la Russia ad attaccare l’Ucraina. Non ci sono le bandiere russe sui carrarmati. C’è solo la Z. A invadere l’Ucraina è stato “il paese Z”.
(traduzione: Internazionale)
Foto simbolo: Berardi disperato.

Italia battuta dalla Macedonia del Nord: addio ai Mondiali per la seconda volta consecutiva

Italia ancora fuori dai Mondiali di calcio, per la seconda edizione consecutiva!

A Palermo, arriva una incredibile sconfitta per gli Azzurri, battuti dalla coriacea Macedonia del Nord con un gol (bella conclusione dalla distanza, in mezzo ai difensori) al 92′ di Trajkovski, un bomber che in Italia (proprio a Palermo, dove ha giocato qualche anno) se lo ricordano a malapena.
Prima, qualche occasione azzurra, con Berardi e Pellegrini: poca roba. Modestia assoluta.
Finisce 0-1, restiamo (giustamente) a casa.

Finisce nei modi peggiori la “luna di miele” della squadra di Roberto Mancini con i tifosi: otto mesi fa Campioni d’Europa e ora, incredibilmente, eliminati dalla corsa ai Mondiali in Qatar, in programma per la prima volta in autunno-inverno (finale prevista per il 18 dicembre).

Una vittoria con la Macedonia del Nord, giudicata scontata, avrebbe – se non altro – spalancato le porte della finale playoff contro il Portogallo, che oggi ha liquidato in scioltezza la Turchia per 3-1.
E, invece, niente.
Per la seconda volta di fila, i Mondiali, li guarderemo in tv.

Inspiegabile trovare il motivo di una simile involuzione tecnica e morale della Nazionale Italiana, che così brillantemente si era esibita alle partite di Euro2020, giocate l’estate scorsa, fino alla vittoria finale, ai rigori, a Wembley, di fronte ai padroni di casa inglesi.

Probabilmente è l’effetto “pancia piena”, o appagamento, che dir si voglia.
Sicuramente è colpa del livello mediocre del calcio italiano, dove peraltro gli italiani “convocabili” faticano sempre più spesso a trovare spazio. L’Europeo era stato un bellissimo fulmine a ciel sereno, ma che ha semplicemente nascosto gli enormi problemi, anche di natura organizzativa (troppi stranieri?) del nostro calcio.

Forse abbiamo vinto gli Europei “per caso”, come accadde ad altre Cenerentole del passato, come Danimarca (1992) e Grecia (2004). Siamo ridotti così?

Essendo i Mondiali in novembre e dicembre, almeno non dovremo rimpiangere – come, invece, fu nel 2018 in Russia – le belle grigliate e pizze in compagnia all’aperto, ma l’umore dei tifosi Azzurri – ce ne sono tanti, anche se “vittime” dei loro stessi club di tifo – stavolta finisce molto sotto il livello di guardia.
Passi per (S)ventura, ma ora anche Mancini…

Roberto Mancini, il “Golden Boy” del pallone e della panchina, quello che ci ha risollevati, quello che diceva “Andiamo in Qatar per vincere i Mondiali”.
E invece…
E invece, stavolta, risollevarsi (calcisticamente parlando) sarà molto dura.

Mariupol, 9 marzo 2022.

Un mese di maledetta guerra

Doveva essere una guerra lampo.
La ‘piccola e subalterna’ Ucraina, nelle previsioni di Vladimir Putin, avrebbe ceduto in pochi giorni, atterrita dall’orso russo. E invece lo Zar è precipitato in un incubo: Davide contro Golia. Un mese di guerra, un Paese intero sotto le bombe, attacchi indiscriminati contro i civili, milioni di persone in fuga, più di 120 bambini uccisi, quasi mille i morti totali. Eppure l’Ucraina resiste, e in alcuni casi contrattacca.
Secondo Kiev sono stati uccisi finora 15.600 militari russi, distrutti centinaia di aerei, elicotteri, tank. Un massacro che nessuno, né in Occidente né a Mosca, aveva previsto. La partita è ancora aperta. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha deciso di vendere cara la pelle. E lo dimostra ogni giorno. Eccone la cronaca.

  • 24 febbraio – Alle 4 del mattino le truppe russe invadono l’Ucraina. In contemporanea Putin annuncia che smilitarizzerà il Paese con una “operazione militare speciale”.
  • 25 febbraio – “Forze nemiche di sabotaggio sono entrate a Kiev, ma io resto qui”, annuncia Zelensky.
  • 26 febbraio – Pioggia di missili su Kiev, mentre inizia l’esodo degli ucraini verso i Paesi vicini. Zelensky: “Oltre 100.000 invasori sulla nostra terra”. I Paesi europei annunciano l’invio di aiuti militari e l’Occidente potenzia le sanzioni.
  • 27 febbraio – Putin evoca per la prima volta lo spettro nucleare. La battaglia infuria a Kharkiv. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen annuncia che per la prima volta l’Unione finanzierà la consegna di armi e apre all’Ucraina nell’Unione europea.
  • 28 febbraio – A Gomel, in Bielorussia, partono i negoziati tra le delegazioni di Mosca e Kiev.
  • 1 marzo – Le truppe russe assediano Kherson e bombardano la torre della tv a Kiev. Missili su Kharkiv. Zelensky in video all’Europarlamento: “Siate con noi, Putin uccide i bambini”.
  • 2 marzo – I civili uccisi sono centinaia. Gli sfollati centinaia di migliaia. Kherson è la prima grande città ucraina a cadere sotto il controllo russo.
  • 4 marzo – Le forze russe prendono il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. E’ la notte della grande paura, quando l’area della centrale viene colpita da missili e si sviluppa un incendio.
  • 5 marzo – Mariupol sotto assedio. Falliscono i corridoi umanitari. I media internazionali abbandonano la Russia.
  • 6 marzo – I rifugiati in Polonia sfiorano il milione. Impossibili le evacuazioni da Mariupol.
  • 7 marzo – Mykolaiv sotto le bombe. La Russia approva una lista di ‘Paesi ostili’, tra i quali l’Italia.
  • 8 marzo – McDonald’s chiude 850 punti vendita in Russia. Coca-Cola ferma le attività. Gli Usa, stop all’import di petrolio e gas russi.
  • 9 marzo – Orrore nel mondo per il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol.
  • 10 marzo – Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e l’omologo ucraino Dmytro Kuleba si incontrano in Turchia, senza alcun esito.
  • 12 marzo – Bombardamenti a Kiev e Mykolaiv. Rapito il sindaco di Melitopol. Mariupol circondata.
  • 13 marzo – Un milione di persone senza gas e riscaldamento in Ucraina. Esplosioni a Leopoli.
  • 14 marzo – Il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan incontra a Roma il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Yang Jiechi.
  • 16 marzo – Bombardato un teatro di Mariupol convertito in rifugio. Oltre mille persone all’interno.
  • 17 marzo – Il Pentagono: “La Russia ha lanciato più di 1.000 missili sull’Ucraina”.
  • 19 marzo – 190 mila civili evacuati attraverso i corridoi umanitari dall’inizio dell’invasione.
  • 20 marzo – Bombe su Mariupol anche dal mare. Colpita una scuola con almeno 400 sfollati. Kiev accusa: “Donne stuprate e uccise”.
  • 21 marzo – Bombe su un centro commerciale a Kiev, missili su Odessa. Tremila morti a Mariupol, cadaveri insepolti nelle strade.
  • 22 marzo – Zelensky in video al Parlamento italiano chiede nuovi aiuti. Kiev tenta la controffensiva e riprende il controllo di Makariv, a 60 km da Kiev.
  • 23 marzo – Bombardato un ponte a Chernihiv, cruciale per portare aiuti umanitari ed evacuare i civili. I rifugiati sono oltre 3.500.000. I bimbi morti sono 121, secondo Zelensky. Le vittime civili quasi mille, secondo l’Onu.
    (ANSA).

Il mio “Dustin”

Sul libro “Fantasia Milanista” appare anche un capitolo da me scritto su “Dustin” Antonelli, protagonista per ben due volte nella mia vita di bambino appassionato di calcio, con un particolare riferimento alla prima volta che andai allo stadio, con mio padre. Avevo 10 anni. 
Ho scritto il capitolo in maniera molto personale, con il cuore “di bambino”. 
Spero vi possa piacere, al di là dei colori. 
E poi ci sono tutti gli altri giornalisti-scrittori che hanno scritto pagine bellissime dedicate ai “10” rossoneri, da Gianni Rivera in poi.
Buona lettura!