Riparte la scuola, W la scuola!

di Cristiano Tassinari

Ve lo ricordate il primo giorno di scuola?
Io si, e anche abbastanza nitidamente.
Era il 1.ottobre 1975: non avevo neppure 6 anni.
Enfant prodige? Non mi pare.

Cartella rossoblu con una tartaruga sopra, muso lungo di chi a scuola non ci vuole andare e mamma Teresa che mi dice “Dai, vai!”, ma io tergiverso, poco convinto.
Alla fine, do un bacio alla mamma, supero la cancellata della scuole elementare (Dante Alighieri, forse?) ed entro nella vita “dei grandi”.

La scuola.
Perchè la scuola è cosi: come il ballo delle debuttanti, come l’ingresso in società, come la fine della pacchia da bambini dove l’importante giocare e come l’inizio dei doveri da piccoli adulti.
La vita “dei grandi”, appunto.

Comunque sia, è bellissimo.
E non sarà certo un maledetto virus – e tutto il suo contorno di terrorismo psicologico e mediatico, fatto anche di regole scolastiche astruse e assurde – a togliere ai “primini” il piacere/timore del loro primo giorno di scuola.
Indimenticabile.
E questo vale, senz’altro, anche per i più grandi, che – spesso e volentieri – dopo le vacanze non vedono l’ora di rivedere i loro compagni di classi – distanziati o no – delle medie e delle superiori per raccontare loro quello che è successo durante questa (strana) estate.
Ci siamo, ormai.
La campanella sta per suonare.
La scuola riparte, W la scuola!

Non rovinatela, per favore (e non mi riferisco, ovviamente, agli studenti).

Attenti al tè russo!

Sul caso di Alexey Navalny, attivista russo e avversario politico di Vladimir Putin, avvelenato con un tè al Novichok (un agente nervino) all’aeroporto di Tomsk, ci sarebbe molto da discutere. Ma forse, più di mille parole, basta questa vignetta. 

Ciao Greppi: mi hai voluto tu!

Qualche giorno fa se n’è andato Antonio Greppi, morto tragicamente nell’incidente del suo piccolo aereo, partito da Vercelli in compagnia di un amico e precipitato in Calabria.
Imprenditore agricolo, ma anche “visionario” della piccola grande televisione locale, Antonio Greppi è stato l’uomo – insieme a Davide Boscaini – che mi ha voluto a Quartarete, storica tv locale di Torino, uno dei luoghi e percorsi professionali a cui sono più affezionato.
E’ stato con Greppi e con Boscaini, all’inizio del 2009, che ebbi i primi contatti e con cui feci i provini per essere poi assunto in pianta stabile a Quartarete, nella sede di via Regaldi.
Dopo una trattativa di qualche giorno, anche sullo stipendio mensile, fu con una telefonata mentre io mi trovavo, casualmente, all’Ikea di Parma, che dissi “SI” alla proposta di Greppi, proprio con lui dall’altra parte della cornetta.
E iniziò la mia grande avventura a Quartarete, durata cinque bellissimi anni, anche se poi finiti amaramente, come a volte capita per certi matrimoni belli, ma che finiscono male.
Già qualche anno prima, però, Greppi aveva lasciato Quartarete, un po’ per problemi di salute e un po’ per scelta di vita.
Non ci sentivamo da anni. Fino al 4 giugno 2020, poco più di due mesi prima della sua inconsapevole e improvvisa morte.
Ho ricevuto una telefonata da un nome inconfondibile di Quartarete (una serie di cellulari che finiscono, ad esempio, con 005: il numero di Greppi), pensavo ad un errore e invece era proprio lui che, cosi, spontaneamente, voleva sapere come stessi e cosa stavo facendo, dandoci poi appuntamento a Vercelli, magari insieme all’amico (di entrambi) Darwin Pastorin.
Non ce n’è stata occasione, nè ci sarà più, purtroppo.
Mi dispiace tanto per Antonio Greppi, naturalmente.
Mi dispiace per Quartarete che non c’è più, mi dispiace per quegli amici di Quartarete che non ci sono più e per quelli che, sbagliando, pensano che si tratti di una maledizione.

Antonio Greppi, 68 anni, in questa foto è il primo a sinistra.

 

Il teatro più piccolo al mondo è ancora…più piccolo!

Il “Teatro della Concordia” di Monte Castello di Vibio (Perugia) è il più piccolo teatro “all’italiana” del mondo, vale a dire concepito per la musica e l’opera, con platea e palchi.

Il teatro, inaugurato nel 1808, ha 99 posti a sedere: 62 posti nei palchi e 37 in platea.
La sala è 68 metri quadrati, il palcoscenico è largo 50 metri quadrati e la sala d’ingresso è di 29 metri quadrati.

Il teatro ospita regolarmente spettacoli pubblici, ma soprattutto è un’attrazione culturale per turisti italiani e stranieri.

Già è il teatro più piccolo del mondo, ora è ancora più ridotto a causa delle norme anti Covid-19.

“Il teatro ha una capienza di 99 posti. Nell’ambito delle misure di prevenzione Covid-19, adesso può ospitare solo nove persone, sedute a distanza l’una dall’altra in platea. E nessuno può accedere ai palchi”.  (Edoardo Brenci, Direttore “Teatro della Concordia”)

Continua il Direttore del teatro:
“Abbiamo organizzato delle visite guidate solo con dipendenti comunali. Ma il volontariato è sempre stato il nostro punto di forza. I nostri quindici volontari ci hanno dato il loro sostegno e la loro disponibilità, ma al momento non possiamo utilizzarli per motivi di sicurezza e di assicurazione”.

Costruito all’inizio dell’Ottocento da alcune ricche famiglie locali, ora – due secoli dopo – la frase che i fondatori vollero scrivere all’ingresso del Teatro della Concordia risulta sorprendentemente attuale:
“La civiltà non si misura a metri quadri e cubatura”. 

Il lockdown ha fallito

di Silvio Viale (OrlandoMagazine)

Con un paio di settimane di #tuttiacasa, o poco di più, pensavano di eliminare il virus. Invece, come previsto, il virus non ha mai smesso di circolare e si ripresenta, facendo andare fuori di testa i lucchettari.

Se l’età media si è abbassata è perché prima si testavano i malati e i sintomatici, ora sono la conseguenza di screening e tracciamento.
Se non capiranno che bisogna convivere con il virus, accettando che circoli con una politica di riduzione del danno, riconsegneranno il Paese al LockDown e alle sue peggiori conseguenze economiche e sociali.

Riaprire le scuole, permettere le elezioni, riprendere tutte le attività nella migliore sicurezza possibile non sono incidenti di percorso, ma una necessità vitale.

Continueremo ad avere casi, aumenteranno i positivi, moriranno delle persone, ma non può morire il Paese e bisogna sapere scegliere il male minore. Avete voluto chiudere tutto, avete fallito.

COMPLIMENTI, BAYERN!

Bayern Munich players celebrate with the trophy after the UEFA Champions League final football match between Paris Saint-Germain and Bayern Munich at the Luz stadium in Lisbon on August 23, 2020. (Photo by Miguel A. Lopes / POOL / AFP)