E’ un rapporto di amore e di odio, di simpatia (poca) e antipatia (molta) quella che unisce da secoli l’Italia e la Francia. Il Napoleone della situazione, ora, è il Presidente francese Emmanuel Macron, che non suscita grandi simpatie nemmeno nei connazionali (vero, Gilets Jaunes?) che lo hanno eletto appena un anno e mezzo fa, ma non riscuote molto successo nemmeno tra i cugini transalpini. Attenzione, però: “cugini transalpini” è una espressione tipica che vale sia per gli italiani nei confronti dei francesi, ma anche per i francesi rispetto agli italiani. Di solito, in entrambi i casi, con un velato senso di fastidio (l’antipatia di cui vi abbiamo detto sopra).
Vivendo una buona parte dell’anno in Francia, ho potuto constatare quanto – in realtà – questo accanimento sia, viceversa, quasi esclusivamente a senso unico: il flusso arriva dall’Italia e arriva in Francia con solo biglietto di andata, senza ritorno. Basta dare un’occhiata ai social, in tempo di dichiarazioni di Macron sui migranti, oppure quando l’inquilino dell’Eliseo richiama l’ambasciatore da Roma per una visita poco tempestiva di un vicepremier italiano ai leader di quei Gilet Gialli che così tanto detestano Macron. Gli “haters” di professione, in questi casi, diventano improvvisamente tra i nazionalisti più accesi, come ci accade solo una volta ogni quattro anni, ai Mondiali di calcio (quando ci qualifichiamo). Da parte francese, zero. Nessuna reazione. La loro presunta grandeur, il loro altrettanto presunto complesso di superiorità, li spinge a non esporsi, a rimanere ben coperti, a non gettarsi nell’italica mischia. Magari i francesi, in generale, non sprizzano simpatia da tutti i pori (ve lo confermo!), ma qualche eccezione, vivaddio, esiste: anche tra i colleghi giornalisti. E allora ho sondato il loro umore, a proposito di queste presunte tensioni diplomatiche italo-francesi, compreso il loro punto di vista sulla benedetta (o maledetta) TAV, la Torino-Lione della discordia. Ricordando al Ministro italiano dei Trasporti, Danilo Toninelli, che qualcuno a Lione ci va, eccome: soprattutto per lavorare.
“Sulle grandi opere, l’Italia sembra avere le idee confuse”
Il nostro primo interlocutore è Christelle Petrongari, giornalista di Euronews, di evidente origine italiana, in particolare della zona di Grosseto. “Francamente questa tensione tra Italia e Francia è soprattutto un problema politico, tra Salvini, Di Maio e Macron, quindi bel al di sopra delle nostre teste. E l’astio degli italiani nei confronti dei francesi, se davvero esiste, è un problema solo italiano. Io non mi sognerei mai di comportarmi male con un italiano solo perchè il suo governo è di destra o di sinistra e si comporta di conseguenza. Credo che nemmeno un italiano di media intelligenza farebbe la stessa cosa con un francese. Qui in Francia nemmeno sui giornali o nelle televisioni si è parlato troppo di questi rapporti tesi tra i due paesi, sono considerate normali scaramucce politiche. Per quanto riguarda la TAV, invece”, continua Christelle Petrongari, “esiste anche a Lione, anche in Francia, piccolo movimento di opposizione, ma non ci sono mai stati scontri o disordini, piuttosto esiste un movimento contratto ad un progetto autostradale sulla A45 da Lione e St.Etienne, ma questa è un’altra storia. Per quanto riguarda la Torino-Lione, la decisione da parte del governo francese è già stata presa, con determinazione, e l’opera alla fine si farà, anche perchè è parte di un corridoio europeo di transito ferroviario che non può essere interrotto. Ecco, mi sembra che in Italia, su questa attuazione delle grandi opere o meno, abbiate un po’ le idee confuse”.
“E’ solo politica!”
Interviene Joel Chatreau, da quindici anni giornalista radiofonico a FranceInfo: “Ho tanti amici italiani, che vivono in Francia o che risiedono in Italia e nessuno di loro penserebbe mai di paragonare tutti i francesi a Macron, così come noi non identifichiamo certo gli italiani in base al fatto che il loro capo del governo sia Berlusconi o qualcun altro. Quella è solo la politica! Nella vita reale, io ho molto rispetto degli italiani che, tra prima, seconda e terza generazione, compongono una fetta importante della società francese. Ma l’Italia, che adoro come paese, è fatta così, è il paese dei campanili e delle polemiche, e questa è una caratteristica tutta italiana, che può anche diventare un problema tutto italiano. Ma non credo che un italiano di buon senso possa rinunciare, che so, ad un week end a Parigi – beh, magari non in questo periodo di Gilets Jaunes… – solo perchè Macron, una volta, ha detto che l’Italia è vomitevole, riferendosi all’atteggiamento del governo nei confronti dei migranti. Per quanto riguarda la Torino-Lione”, continua Joel Chatreau, “vedo e leggo quello che vedono e leggono tutti: le manifestazioni per il SI e per il NO a Torino, l’analisi costi-benefici giudicata deficitaria dal governo italiano e giudicata straordinariamente di parte dal Comitè Transalpine Lyon-Turin, la richiesta dell’Unione Europea e della Francia all’Italia di finire l’opera o restituire i soldi ottenuti per la costruzione dei 57 km di tunnel. La mia opinione? Temo che tra vent’anni saremo ancora qui a parlarne, ma molto dipenderà dal colore futuro dei governi italiani”.
“Niente battibecchi, i capi di governo avrebbero altro di cui occuparsi”
Dalla campagna della regione Rhone Alpes-Auvergne, a Bourg-en-Bresse, una delle roccaforti degli ultimi quattordici sabati dei Gilets Jaunes, fa sentire la sua voce anche Maria Caterina Tarditi, insegnante di italiano, originaria della Toscana, zona Maremma, che da oltre vent’anni vive in Francia. “Non ho mai pensato di tornare in Italia, dove andrei mai ad insegnare?”, si domanda. E, sui rapporti tesi tra Italia e Francia visti “da dentro”, commenta. “Non per tenere la parte di chi mi ospita, ma mi sembra che la responsabilità sia soprattutto dei politici italiani, che hanno aizzato le folle, le loro folle di simpatizzanti ed elettori, contro Macron. Servirebbe un atteggiamento più maturo, non siamo a ‘Giochi Senza Frontiere’, dove l’Italia deve battere la Francia, ma siamo in un contesto europeo dove tutti dovrebbero tirare nella stessa direzione. E, purtroppo, non accade. Detto questo, è chiaro che esiste un evidente malessere sociale in Francia, di cui forse Macron non si è ancora reso conto, se non ultimamente per effetto delle proteste dei Gilet Gialli. La qualità della vita in Francia, negli ultimi quindici, è decisamente peggiorata”, conclude Maria Caterina Tarditi, “e nè alla Francia nè all’Italia servono questi inutili battibecchi tra i rispettivi capi di governo. Dovrebbero occuparsi di ben altro”.