dall’articolo di Cristiano Tassinari comparso su www.torinoggi.it il 21.10.2018
Se i Flixbus fossero stati inventati un po’ di tempo prima, forse non avremmo mai sentito parlare della TAV, in particolare della famosa e famigerata linea Torino-Lione.
Per chi, in realtà, non ha mai sentito parlare nemmeno dei Flixbus, urge una presentazione: è un’azienda tedesca, fondata una decina di anni fa da tre ragazzotti di belle speranze, che manda in giro quegli autobus dallo sgargiante color verde, con le frecce arancioni – colori che sarebbero stati visibili anche ai tempi della nebbia che fu – che hanno ormai monopolizzato il mercato europeo dei viaggi low-cost.
Viaggi a “basso costo”, certo, ma non in aereo e nemmeno in treno: sono gli autobus le nuove frontiere dei percorsi a lunga percorrenza (e pazienza) e con un eccellente rapporto qualità-prezzo. Ecco, il prezzo: è solo questo l’unico criterio sulla scelta di un mezzo di trasporto o di un altro.
Io, da oltre un anno, vado con una certa regolarità a Lione per motivi di lavoro: nella maggior parte dei casi, prendo il Flixbus dagli stalli dell’autostazione in corso Vittorio Emanuele, proprio di fronte al Tribunale di Torino. Qualche volta, viceversa, ho preso il TGV che da Torino porta a fino a Lione e poi prosegue per Parigi (per fortuna, esistono anche i TGV diretti Torino-Parigi!). Per certi versi, quindi, sono piuttosto ferrato in materia e posso senz’altro anticiparvi che è molto meglio prendere il Flixbus anzichè il treno. A meno che non ci siano dei ladri di telefoni sull’autobus…
Il prezzo fa la differenza
Innanzitutto il prezzo, dicevamo. Con tariffa regolare, un biglietto di sola andata in seconda classe da Torino Porta Susa alla stazione di Lyon Part-Dieu costa 69 euro e rotti. Un biglietto di sola andata da Torino-Vittorio Emanuele all’autostazione di Lyon Perrache, acquistato esclusivamente via Internet sul sito della Flixbus, può costare anche soltanto 18,90 euro. Oppure 24 euro, oppure 34 o giù di lì, in base al giorno e all’orario della partenza (sei bus ogni giorno sulla tratta Torino-Lione) e a quanti giorni prima si prenota. Prezzi davvero concorrenziali. Nel peggiore dei casi, se dovete prendere al volo il Flixbus senza aver prenotato (se c’è almeno un posto libero), vi costerà 50 euro tondi tondi, da pagare cash (non accettano bancomat o carte) al momento di salire a bordo. Tanti, 50 euro, per la media di Flixbus. Comunque meno rispetto al treno.
Il biglietto dà diritto ad un bagaglio a mano da far salire in autobus e una valigia da mettere nella stiva. Eventuali ulteriori bagagli (c’è chi trasporta persino televisori o lavatrici) sono da pagare a parte. Con un euro in più si può pure prenotare il posto, zona corridoio o zona finestrino. L’autista, di solito un francese che non spiaccica una parola di italiano, vi convalida il biglietto – si può stampare o mostrare il codice a barre ricevuto via mail direttamente dal telefonino -, vi informa sui servizi e sulle regole del Flixbus e vi augura “bon voyage“.
“Bon voyage”
Quali servizi e quali regole? Roba semplice: l’wi-fi funziona, ma le prese usb per ricaricare i telefoni no, sono tutte rotte, vendono bottiglie d’acqua e snack a un euro, c’è la toilette vicino alla “poubelle” (il sacchetto dell’immondizia) e la “poubelle” vicino alla toilette, che non si può usare fuori dall’autostrada e che tanto è sempre chiusa e per usarla, se ce la fate a trattenervi, dove andare davanti e chiedere allo chaffeur di aprirvela. Poi, dentro, l’avvertimento in italiano maccheronico è esilarante: “Preghiera di lasciare questo luogo tanto proprio che desiderate trovare introducendolo“.
Dai, si parte. Durata del viaggio prevista con Flixbus: 4 ore 50 minuti, compresa la pausa obbligatoria di 30-40 minuti prevista per legge per l’autista (la sua tratta comincia a Milano e finisce a Clermont Ferrand).
Quelle poche volte in cui ci sono due autisti, di solito il venerdì pomeriggio, ma anche qualche altro giorno fortunato – con un servizio effettuato da una compagnia di autobus di Gallarate (Varese) con autisti che parlano l’italiano con un evidentissimo accento dell’Europa dell’Est – non c’è bisogno di fare la pausa, visto che i due conducenti si danno il cambio. E mi spiace dirlo, lo dico sottovoce, ma guidano meglio gli autisti francesi…
Dicevamo del tempo: 4 ore e 50 minuti, più o meno, il Flixbus. Il treno Torino-Lione non ci mette molto meno: circa 4 ore 15 minuti. Ferma a Oulx, a Bardonecchia, a Modane (dove sale la Polizia, e si perde un bel po’ di tempo), a Chambery e poi tira dritto senza mai essere un Train à Grande Vitesse, anche perchè i binari non lo permettono proprio.
Il primo scoglio: i controlli di Polizia
Dopo un’ora di viaggio molto tranquillo (i passeggeri del Flixbus, molti sono studenti, sono generalmente assai silenziosi, a meno che non ci sia qualche comitiva di italiani o arabi, obiettivamente i più numerosi e rumorosi…), arriva il primo scoglio, il più duro, per qualcuno addirittura insormontabile. Non si tratta del Tunnel del Frejus, bensì del controllo della Polizia di Frontiera francese, proprio un attimo prima del casello di Bardonecchia che immette nei 13 km del Tunnel del Frejus.
La Polizia francese, che a quanto pare si è completamente dimenticata del Tratto di Schengen, sale a bordo sempre con tono piuttosto sbrigativo e arrogante: i francesi e gli italiani non temono nulla, basta sventolare sotto il naso degli agenti la carta d’identità – anche se qualcuno azzarda talvolta la domanda “Cosa va a fare a Lione?” -, ma con i passeggeri “non europei” i frontalieri francesi sono davvero spietati. Si accaniscono soprattutto sui passeggeri neri, alcuni dei quali – per un motivo o per l’altro – non sono mai in regola con i documenti e i permessi di soggiorno. Fatto sta che, puntualmente, ogni volta, un paio di ragazzi africani sono costretti a scendere dal Flixbus, raccogliere mestamente i loro bagagli e seguire i poliziotti nel posto di Polizia di Frontiera. Che fine faranno poi? Temo nessuno si sia mai posto il problema. Una volta sono stati fatti scendere addirittura sette passeggeri in un colpo solo e, cinicamente, ho visto gli altri passeggeri a bordo addirittura felici e sollevati, perchè l’autobus era strapieno e, senza quei sette, qualcuno poteva stare più largo nel sedile…
Nessuna pietà per i ladri di telefoni
Il caso più clamoroso di controlli di Polizia si è verificato proprio l’altro giorno, un episodio che devo assolutamente aggiungere a questo mio “reportage” sulla Torino-Lione via Flixbus. Poco dopo l’ingresso in territorio francese, e dopo aver superato già il tradizionale controllo di frontiera, il nostro autobus verde-arancione viene affiancato nuovamente dalla Polizia di dogana, che indica di accostare in una piazzola. Con tono marziale ci ordinano di scendere tutti dal bus, di recuperare tutti i nostri bagagli ed effetti personali e di metterci uno di fianco all’altro, con le nostre valigie e i nostri documenti. Se fossero altri tempi, scriverei di “rastrellamento”.
Poi, finalmente, si capisce cosa stanno cercando: né clandestini né droga, ma una confezione rubata di sei telefoni cellulari, sottratti, a quanto pare, in un non meglio identificato negozio. Poiché da Torino, quando sono salito io, non ci siamo mai fermati, il furto dev’essere avvenuto prima della partenza a Milano, perché neppure da Milano a Torino ci sono fermate intermedie. Io stavo dormicchiando e sono stato uno degli ultimi a scendere. Ma altri – a quanto pare – sono stati assai veloci, a tal punto da correre nei bagni della piazzola (guarda caso c’erano i bagni!). Bisogno urgente o mossa strategica?
Un battaglione di poliziotti ci perquisisce anche corporalmente, non soltanto le valigie e gli zaini e, naturalmente, non trovano niente. Poi, ad uno degli agenti, viene l’idea di cercare nelle toilette della piazzola e, dopo qualche minuto, torna con la scatola di cellulari Huawei rubati. Dentro ce ne sono cinque, ma la confezione è dai sei. Vuol dire che il sesto telefono il ladro lo sta già usando e lo tiene con sé. Il tentativo maldestro di sbarazzarsi della refurtiva è andato male. I poliziotti chiedono a tutti di mostrare i nostri cellulari personali, ma nessuno combacia con il modello di quelli rubati. “Se non salta fuori il ladro, l’autobus non riparte”. Intanto, passa il tempo, passa almeno un’ora e mezza, con i passeggeri spazientiti, si perdono appuntamenti, coincidenze, cose da fare. Qualcuno chiede se ci sono le telecamera di sorveglianza nei bagni, qualcun altro propone la raccolta delle impronte digitali e la ricerca del DNA. Tipo CSI-Flixbus. Quando, all’improvviso, dopo essere ritornati a bordo in attesa di sviluppi, nei sedili posteriori vicini al mio succede qualcosa di strano. “Che stai facendo?”, sbraita un ragazzo senegalese alto e magro, rivolto ad un ragazzo arabo seduto dietro di lui. “Stai tentando di nascondere il telefono addosso a me? Per dare la colpa a me?”, gli urla in faccia, in italiano. Anche il ragazzo arabo parla italiano e vive in Italia, lo dice lui stesso. Risponde solo: “Io non c’entro niente!”. Il senegalese, spalleggiato da un amico, scende dall’autobus e denuncia l’accaduto ai poliziotti. Almeno in sei salgono a bordo, trascinando il ragazzo arabo giù dal Flixbus, lo perquisiscono dappertutto e, infine, gli trovano il telefono rubato che cercavano, diverso da quello che, in un primo momento, aveva mostrato agli agenti. Senza pietà per il ladro di telefoni, il ragazzo viene ammanettato lì, davanti a noi che guardiamo increduli quella scena da telefilm poliziesco sotto i nostri occhi.
A quel punto, il giallo sembra risolto e l’autobus può ripartire.
Tutto finito? Certo che no. Perché subito dopo, nel corridoio del bus, si scatena una gigantesca rissa tra i due senegalesi – definiti “spioni” – e un gruppo di ragazzi arabi che avevano fraternizzato con l’arrestato. Volano insulti della peggior risma, in italiano corretto, da “Neri di m…” a “Voi siete dei ladri”, volano anche calci e pugni, pure io – insieme ad altri passeggeri di buona volontà – mi prodigo per far ritornare la calma, ma l’autista ha proprio perso la pazienza, ferma il Flixbus nella prima area di servizio, scende e chiama di nuovo la Polizia. Quando gli stessi poliziotti di prima arrivano sul posto pensano forse di essere su “candid camera”. “Ancora voi?”, chiedono. I due senegalesi denunciano uno degli arabi con cui avevano ingaggiato il duello di cappa e spada “(“Lui è il complice del ladro, viaggiavano insieme”) e i poliziotti se lo portano via, come se niente fosse, come se i due senegalesi fossero gli inventori della macchina della verità.
Nel frattempo abbiamo perso un’altra mezzora, qualcuno ha persino applaudito i due senegalesi paladini della giustizia, l’autista confessa “Meglio se cambio lavoro, ne succedono così quasi tutti i giorni” e la nostra (dis)avventura volge al termine.
Il resto del viaggio scorre placido e persino noioso. Meno male.
Bel tempo si spera
Se, invece, tutto fila liscio, non ci sono ladri di telefoni e c’è bel tempo, lo spettacolo delle Alpi viste dal finestrino è incomparabile. Se c’è la neve, però, e magari pure un incidente, capita di rimanere in coda e arrivare a destinazione con cinque (!) ore di ritardo. Ma la neve crea grossi problemi anche ai treni che, peraltro, in Francia, sono sempre sotto la Spada di Damocle degli scioperi organizzati dagli implacabili sindacati d’Oltralpe.
Poco prima di Chambery, ecco la pausa obbligatoria. Può servire per “riposare le orecchie” se avete avuto la sfortuna, come spesso mi capita, di avere come vicina di posto una bella ragazza africana che passa tutto il viaggio a parlare al telefono con il fidanzato, naturalmente con il loro tipico tono di voce “leggermente” alto. Ma, soprattutto: che vantaggiosissime tariffe telefoniche hanno? Le voglio anch’io!
Il peggior autogrill dell’Europa Occidentale
L’autogrill, di solito sempre lo stesso (avranno una convenzione?), è uno dei più tristi e ventosi di tutta l’Europa Occidentale. Rispetto agli autogrill italiani sembra una stazione di servizio degli anni ’70, però con prezzi alle stelle tipo Hotel Ritz di Parigi (una spremuta d’arancio 4,80 euro scontrino alla mano!). In compenso, sul treno, si può provare, in esclusiva, un altrimenti introvabile muffin al cioccolato bianco e lamponi. Roba da pasticceri stellati! Ma, anche in questo caso, ci vuole un pezzo da 5 euro e di resto vi tornano ben pochi spiccioli.
La mezzoretta di pausa in autogrill passa, comunque, velocemente, ma se d’inverno vi azzardate ad attendere l’apertura del bus cinque minuti prima (l’autista dice un orario di ritrovo e chi c’è c’è, chi non c’è va a Lione a piedi, ma è sempre un orario da barbiere…) rischiate di beccarvi sulla nuca una sventagliata di un quarto d’ora di vento gelido e impetuoso, anche in maggio e a settembre. A luglio e ad agosto, è solo impetuoso.
Come quella volta che, quest’estate, all’autogrill ci siamo rimasti…6 ore! E’ successo, infatti, che – durante la pausa – l’autista si è sentito male, ha accusato un malore, ha chiamato l’ambulanza, l’hanno caricato e portato via. Meglio che gli sia successo quando eravamo fermi e non mentre eravamo in marcia, no? Questo è fuori di dubbio. Ma noi siamo rimasti lì, abbandonati a noi stessi, in attesa di sviluppi e soluzioni. Alla fine, dopo inutili imbestialite telefonate in tutte le lingue al call center della Flixbus, a tutti i passeggeri è arrivato un messaggio sms (il numero di cellulare va segnalato all’atto dell’acquisto del biglietto sul sito): “Il prossimo Flixbus sulla linea Torino-Lione avrà a bordo un altro autista, che prenderà possesso del vostro mezzo e vi condurrà a Lione. Nel frattempo, potrete provvedere alla richiesta on-line di rimborso del biglietto e, presentando lo scontrino, sarebbe rimborsati delle spese effettuate in autogrill fino ad un massimo di euro 10″. Capite bene che, con la cifra che vi ho detto prima per la spremuta d’arancia, con euro 10 non si va tanto lontani….
Alla fine, bene o male, tra una Settimana Enigmistica e uno smanettamento frenetico sullo smartphone, le sei ore sono passate. Ma il peggio doveva ancora arrivare: quando il secondo autista, sbarcato dall’altro Flixbus, ha annunciato urbi et orbi che doveva fare la pausa obbligatoria di 40 minuti, noi passeggeri infuriati lo stavano letteralmente per linciare. E’ dovuta intervenire una pattuglia della Gendarmerie, chiamata dagli spaventati titolari dell’autogrill, per sedare i tumulti provocati da quei temibili “black-bloc” dei viaggi low-cost.
Siamo quasi arrivati, se l’autista non sbaglia strada…
Se tutto procede liscio come l’olio, come succede in realtà quasi sempre, dal momento in cui si riparte dopo la pausa, manca solo circa un’ora e mezza all’arrivo a Lione. E, quindi, siamo già virtualmente in discesa. Se non trovate i soliti autisti di Gallarate che, invece, di prendere la direzione Lione tirano dritto e stanno per andare a Marsiglia, se qualche attento passeggero non glielo fa loro gentilmente notare: “Ma dove minchia state andando?”, chiede un ragazzo siciliano. “Scusare, noi poche volte che veniamo in Lione“, risponde uno dei due autisti con l’accento dell’Est. Correggono il tiro e ci consegnano sani, salvi e persino puntuali all’autostazione di Lyon-Perrache.
Per dovere di cronaca, gli autisti dell’Est europeo sono davvero esilaranti nel loro italiano maccheronico-balcanico, come quella volta, durante un viaggio in piena estate, che ne se ne uscirono con questo annuncio dal microfono del bus: “Si prega di metere piedi in scarpe perchè tropa puza di piedi e non pozzo guidare…altrimenti devo alzare aria condizionata a massimo per battere puza di piedi”, con conseguente controllo “visivo e olfattivo” di tutti i passeggeri, uno ad uno, molti dei quali effettivamente costretti a inforcare di nuovo le calzature. Per buona pace delle nostre sensibili narici.
Controlli si o controlli no?
A parte una temperatura spesso siberiana dovuta proprio all’aria condizionata un tantino troppo alta, il viaggio di ritorno, da Lione a Torino, scivola via più o meno tranquillamente sulla stessa falsariga, ma con una fondamentale differenza rispetto all’andata: se per entrare in Francia c’è uno spietato sistema di controlli di Polizia, per tornare in Italia…non c’è niente e nessuno. E sono tutti contenti, anche gli “integralisti” dei controlli ad oltranza, perchè “almeno non stiamo fermi mezzora“, anche se poi, non so bene perchè, la durata del viaggio è sempre la stessa.
Se prendete il treno, viceversa, vi beccate il controllo di Polizia – quella francese, mica quella italiana, s’intende – anche in uscita e, francamente, dopo un po’, non se ne può davvero più. Anche se, devo ammettere, il tipo di “clientela” è diversa e dal treno non ho mai visto sbattere giù nessuno senza i documenti in regola. Poi, ovvio, rimane il dubbio: ma perchè i controlli li fanno in Francia e non in Italia? Perchè il controllo sul treno lo fanno anche in uscita dal territorio francese e non lo fanno pure sul Flixbus?
Misteri della geopolitica internazionale. Ma, anche per questo, per andare a Lione – se siete in regola e non avete rubato niente –è meglio il Flixbus del treno.
Attendendo (o no?) l’arrivo della TAV.