Nel 2015, in Italia, la riduzione della natalità ha toccato il minimo storico dall’Unità d’Italia, ma nel 2016 i numeri sono risultati ancora peggiori. E’ questo il quadro emerso dai dati pubblicati dall’Istat, che per la prima parte del 2016 disegnano un futuro davvero fosco dal punto di vista demografico. Vale a dire un calo mai registrato in epoca recente, addirittura del 6%. In numeri assoluti significa 221.500 nuovi nati contro i 236.100 di un anno fa.
Le ragioni che stanno ostacolando, dopo il 2010, una significativa ripresa della natalità nel Paese sono diverse, ma gli esperti ricordano che il recente calo delle nascite è in parte riconducibile anche alla trasformazione strutturale della popolazione femminile in età feconda dai 15- 49 anni, dal momento che le donne in questa fascia di età sono oggi meno numerose e mediamente più anziane. E se il trend delle coppie italiane è ormai quello di fare sempre meno figli, gli immigrati invece avevano in qualche modo impedito il tracollo, ma gli ultimi dati stanno dimostrando una frenata in questo senso, si sta infatti riducendo anche il contributo delle cittadine straniere alla natalità.
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Le mie news.
TUTTI…IN ONDA!
Un nuovo programma, stavolta a Modena: il bravo giornalista e presentatore da metà settembre conduce la parte informativa di “In Onda”, trasmissione di attualità e intrattenimento…in onda tutti i giorni – dal lunedì al venerdì – dalle 9 del mattino fino alle 13. Rassegna stampa, news, ospiti, collegamenti in diretta e tanta musica, con lo speaker Max Casale. Ci divertiamo e vi teniamo compagnia…da veri animali da compagnia! Dove ci potete vedere? In Emilia-Romagna, su Tv Qui, canale 19 del telecomando. Per tutto il resto del mondo, andate sul sito www.tvqui.it. Semplice no? E siamo siamo sempre sulla cresta…in onda!!!!!
Storia ed…eutanasia di una legge. Ma nel resto del mondo…
In Italia eutanasia e suicidio assistito sono illegali. Il 21 dicembre 2012 viene depositata in Cassazione una proposta di legge dal partito radicale. La prima firmataria fu Mina Welby, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni. Viene poi avviata la campagna «Eutanasia Legale» che raccoglie – e deposita in Parlamento – 67 mila firme. «Il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita ed eludere un sereno e approfondito confronto di idee sulle condizioni estreme di migliaia di malati terminali in Italia» scrive nel 2014 l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio all’Associazione Luca Coscioni. I sostenitori arrivano da ogni settore: Vasco Rossi, Margherita Hack, Roberto Saviano, Rocco Papaleo, Umberto Veronesi, Platinette, Selvaggia Lucarelli, tra gli altri. Il 3 marzo 2016 inizia la discussione sulla proposta di legge nelle Commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali. A settembre, sono più di 100 mila i cittadini che hanno firmato la petizione
L’eutanasia è stata legalizzata in Belgio nel settembre del 2002 ed è uno dei pochi Paesi in cui la pratica è consentita. Ma è anche l’unico – al mondo – dove si è deciso di estenderla anche ai minorenni. La legge arriva il 13 febbraio del 2014. I genitori devono fare richiesta al medico curante, il quale sottopone il caso al Dipartimento di controllo federale e valutazione dell’eutanasia, responsabile di dare il consenso a procedere dopo avere (anche) esaminato lo stato mentale del paziente. Necessario inoltre il suo consenso, dopo quello dei genitori. Il primo caso arriva due anni dopo l’entrata in vigore della legge: la notizia viene riportata dal giornale fiammingo Het Nieuwsblad. Nessun dettaglio su chi sia il minore che ha scelto la morte assistita. Né dal capo del Dipartimento, Wim Distelmans, che ha specificato che si tratta di un caso eccezionale: «Fortunatamente ci sono pochissimi casi di bambini che ci vengono sottoposti, ma questo non significa che dobbiamo rifiutare loro il diritto a una morte dignitosa».
L’Olanda è stata il primo Paese a legalizzare l’eutanasia, nell’aprile del 2001. Anche qui è possibile applicare la pratica della morte assistita sui minori ma c’è un limite d’età. Il paziente deve avere almeno 12 anni. Accettata anche per i neonati. Nel giugno 2015 l’associazione dei pediatri olandesi ha chiesto di rimuovere la soglia anagrafica, ma ancora la legge non è stata modificata.
Il Lussemburgo è il terzo – e ultimo – Paese europeo in cui l’eutanasia è legale. La legge entra in vigore nel marzo del 2009. Prevede che non venga sanzionato penalmente e non possa dar luogo ad un’azione civile per danni «il fatto che un medico risponda ad una richiesta di eutanasia».
Altri Paesi europei accettano il cosiddetto «suicidio assistito» o l’eutanasia «passiva». Il primo caso prevede che sia il malato ad agire concretamente per togliersi la vita, ma con l’assistenza di un medico. Mentre con il secondo termine si intende l’interruzione delle cure. Ammesse in Spagna, in Svizzera – se prestato senza motivi egoistici e garantito anche per i cittadini stranieri – e Germania. Qui nel 2015 arriva il voto del Parlamento, a patto che non ci sia uno «scambio commerciale». Non c’è nessuna legge a regolamentare l’eutanasia attiva, ma è accettata se c’è la chiara volontà del paziente. In Svezia arriva il via libera nell’aprile del 2010. In Francia c’è una parziale accettazione, con l’autorizzazione di due medici, mentre in Gran Bretagna è autorizzato solo in casi estremi.
La Colombia è l’unico Paese – oltre a Olanda, Belgio e Lussemburgo – ad aver legalizzato l’eutanasia. Il primo caso a luglio del 2015: un uomo di 79 anni con un cancro terminale chiede di poter mettere fine alla sua vita. Da qui, il dibattito e la decisione del ministero della Salute. Fondamentale è la volontà del paziente, e quindi la sanità mentale perché sia in grado di decidere con lucidità.
FAR WEST VIRTUALE: SERVE UNA REGOLAMENTAZIONE SU DIFFAMAZIONE E PRIVACY
Non si può più andare avanti cosi: non si può più fare a meno di una regolamentazione del “Far West” virtuale dei social network. Lo impongono ormai i dati-monstre delle piattaforme più famose: ogni secondo su Facebook vengono pubblicati 50mila post, mentre su Twitter sono oltre 300mila i tweet e su YouTube vengono caricare oltre 85 ore di video! In mezzo a questo “mare magnum” ci sta di tutto, anche il peggio: dagli insulti ai politici di turno, fino agli sberleffi e al cyberbullismo, di cui può essere vittima un adolescente, ma anche una donna di 31 anni, come la povera Tiziana Cantone, travolta dalla vergogna di un suo video hard fatto circolare per tutta la Rete. Come si può porre un freno a tutto questo? I politici, da tempo, richiedono una regolamentazione che parifichi la diffamazione via web al reato di diffamazione a mezzo stampa, che può costare, al diffamatore, una querela e un processo sia civile e penale. Sui giornali e in tv non si possono offendere la Boldrini o Renzi (in testa alla classifica dei politici più insultati d’Italia) e, perciò, non dovrebbe essere possibile farlo nemmeno sul web. E su questo punto si trovano d’accordo anche altri personaggi pubblici, più o meno famosi, che siano cantanti (Gigi D’Alessio è, da sempre, uno di quelli più nel mirino), calciatori o attori. Non si possono insultare gratuitamente. Punto e basta. E su questo sono d’accordo. Del resto, siamo in un’epoca talmente tecnologica che i “leoni da tastiera” dall’insulto facile diventano poi, improvvisamente, i più servili tra quelli che si tolgono il cappello al potente di passaggio. Conta proprio il passaggio: dal virtuale al reale. E le cose cambiano parecchio. Ma al di là dell’onorabilità di certi personaggi, nel sottobosco insidioso di Internet c’è tutta una popolazione adolescenziale perenne connessa: e dopo i recenti fatti di cronaca e di bullismo telematico, che hanno portato addirittura a non sporadici suicidi di ragazzi e ragazze al di sotto dei 18 anni, si comincia finalmente a parlare di limiti, barriere e sbarramenti al favoloso “world wide web”. Secondo esimi giuristi, è arrivato il momento di regolamentare la possibilità di accesso dei ragazzi ai social media: un limite di almeno 14 anni per essere membri e per postare foto e notizie. Oltre ad una maggiore attenzione da parte delle famiglie, troppo spesso distratte dalla “vita virtuale” dei loro figli. In realtà, le norme per tutelare bambini e adolescenti ci sono già: prevedono l’iscrizione alle piattaforme social solo ad una determinata età: Facebook, ad esempio, in molti paesi – Italia compresa – ha previsto un limite minimo di 13 anni, anche se poi l’Unione Europea l’ha alzata a 16, stabilendo che a decidere debbono essere i singoli paesi. In ogni caso, falsificare l’età è facilissimo: un po’ come per i distributori automatici di sigarette, vietati a minorenni. Ma poi basta inserire la tessere sanitaria di un amico maggiorenne e il gioco è fatto… Servono maggiori controlli, ma anche una nuova educazione civile, che deve necessariamente partire dai giovani, che diventeranno poi gli adulti di domani, per evitare di finire in “trappole mediatiche” come è accaduto alla povera Tiziana Cantone.
in attesa di leggi che vadano a riempire questi vuoti normativi, una novità importante sulla giustizia dei contenuti on-line scatterà dal 25 maggio 2018 e risolverà i problemi della extraterritorialità: in precedenza i colossi del web non riconoscevano le leggi italiane, ma quelle del paese in cui avevano sede. Ma l’Unione Europea ha stabilito che sulla privacy sia dominante la normativa vigente nel luogo di destinazione del servizio e non dove ha sede il gestore. Una conquista importante. Ma chissà se basterà.
Una pacata opinione sul linciaggio della Raggi……
di Luca Bottura
Non fosse grottesca, la caduta dal pero di Virginia Raggi sull’attenzione dei reporter sarebbe paradigmatica*. Simboleggerebbe perfettamente, cioè, la doppia morale grillina per cui tu puoi permetterti di mandare a fare in culo per quasi un decennio chiunque non la pensi come te, utilizzando – nel nome di una investitura divina – qualunque tipo di agguato semantico, forzatura, invenzione, complotto. Senza chiedere scusa mai. Puoi abusare delle credulità popolare indicando obiettivi da sottoporre alla lapidazione in ogni luogo e in ogni blog. Puoi alludere alle prestazioni erotiche della Boldrini, dare della vecchia puttana alla Montalcini, sguinzagliare Iene di partito contro gli avversari politici. Ma quanto tocca a te, è linciaggio. O massacro. (cit. Fatto Quotidiano).
Il guaio è che la Raggi è, forse, in buonafede. La Casaleggio and partners ha separato da tempo le azioni personali dalla responsabilità delle medesime. Ergo, ella ritiene che le debba essere risparmiato non solo ciò che il suo partito riserva quotidianamente agli altri – e in questo ha ragione, caspita se ha ragione: i toni andrebbero riscritti in toto – ma anche una qualunque forma critica, qualunque indagine giornalistica, qualunque attenzione informativa o persino satirica mediata da un’azione altrui. Potere di otto anni in cui, fingendo di voler proteggere la libertà di stampa citando classifiche ad minchiam, si è intimidito non solo il singolo giornalista ma la categoria in generale, delegittimando anche chi fa il proprio lavoro onestamente. Un lavoro nel quale è compreso andare a cercare dove stia il sindaco quando è scomparso da due giorni nel mezzo di una bufera fatta di assessori nominati con le estrazioni del bingo, avvisi di garanzia, balle spaziali, fughe da programmi televisivi – cui una volta si giurava di non voler partecipare – frequentazioni si spera incidentali coi peggiori poteri marci delle precedenti gestioni destrorse.
In questo mondo nel quale tutti hanno un prezzo, i cronisti sono creature eterodirette per mere ragioni di bottega. Sempre. Esiste un universo binario per cui ogni nota stonata rispetto alle balbuzie di una classe dirigente bugiarda (Di Maio), mitomane (Sibilia), rissosa e paracula (Taverna, Lombardi, Di Battista) serve a difendere Renzi e il partito democratico. Perché tutti teniamo famiglia. Anche io che di Renzi dico peste e corna ogni giorno col pretesto che di editori ne ho parecchi e quando posso mi edito da solo. E non ho il problema di dover guadagnare col mio blog. Quindi posso permettermelo. E se anche non posso, me ne fotto. Lo faccio lo stesso.
Ora, Virginia, dico davvero: ma l’ho firmato io o tu il pezzo di carta per cui se defletti dalla linea di un’azienda milanese paghi 150.000 euro sull’unghia? Chi è lo schiavo? Quello che fotografa incidentalmente tuo figlio, lo stesso che ti portavi sui banchi del Campidoglio quando ancora pensavi di stare nei meetup a far festa, o un sindaco che viene tenuto per la collottola intellettuale ed economica da un esagitato che vi abusa ad uso esclusivo della sua gloria, allo scopo di ottenere il pubblico plaudente per cui ogni guitto, anche il più talentuoso, venderebbe un rene?
La traduco: non siete legittimati. Non potete fare la morale a nessuno. Non siete voi che spegnete o accendete i riflettori, perché questa balla della disintermediazione per cui i giornalisti sono inutili birilli, e la sola informazione vera la fa direttamente un partito/azienda, è una cosa scurrile e pericolosa. Roba che quando avrete il potere vero, cioè tra poco, perché incarnate perfettamente l’Italia che chiagne e fotte, potrebbe diventare molto velocemente un’emergenza democratica.
Quindi adesso fa’ il favore, Virginia, di metterti il telefonino in tasca e di non riprendere chi fa il suo lavoro, lo stesso di gente che Grillo additava al pubblico ludibrio e cacciava dai comizi solo perché lavorava per la Rai. Lavoratori, gente normale, trattate peggio degli escrementi di cane. In modo classista, se capisci cosa intendo.
Perché è quello il problema: state al Governo e ancora fate i flimini, credete ancora di poter rispondere con tecniche acchiappaclic a gente che fa un altro mestiere. Un mestiere vero. Spesso nobile. Certo: ci sono giornalisti corrotti, incapaci, semplicemente acquiescenti. Ma la stampa: 1) rappresenta il Paese, proprio come gli elettori e i politici che dagli elettori vengono scelti. Quindi è fisiologicamente piena anche di brutta gente. 2) In generale è un contropotere. E va preservato. Perché il giorno in cui l’avrete rasa al suolo, quando ti ritroverai come i Pizzarotti, le Mucci, gli Andraghetti, in mezzo a una gragnuola di cortigiani inferociti, con la bile caricata a pallettoni dalla famosa rete, non ci sarà più nessuno a difenderti dagli ordini di scuderia del Movimento.
Questo, se non un minimo di sensibilità civile, dovrebbe bastare a farti smettere con la pantomima.
Governa, se sei capace. Sei arrivata a gestire una città dove si sapeva con almeno sei mesi di anticipo che avreste stravinto. E non avevi la più pallida idea della squadra con cui avresti governato. E la Muraro dice di averti conosciuta a metà giugno, e chissà chi te l’ha indicata. Magari lo stesso che ti ha fatto il nome dell’assessore al bilancio per 15’. Altro che due fotocopie nello Studio Previti.
Al momento la giunta Raggi 1 è un Alemanno bis. E siccome tra chi ti ha votata c’è anche gente in buonafede, molta, che davvero sperava di cambiare, sarà meglio cominciare a darle qualcosa che non siano rottami di chi piazzava la pattuglia acrobatica dei suoi cognati all’Atac. Perché se avessero voluto il vecchio clientelismo o gli amichetti di mafia capitale si tenevano il Pd che ha azzoppato Marino. Col vostro decisivo contributo.
Altro che paparazzi. Altro che gossip. Altro che complotto. Smettetela di avvelenare i pozzi. E cominciate a lavorare per Roma. Perché se alla guida del Paese ci arrivate così, rischiate di raderlo al suolo. Grazie all’unico tratto che un tempo avreste avuto in comune con le Olimpiadi: il dilettantismo.
Buona fortuna. Dico davvero.
Ciao.
E l’Italia torna regina delle vacanze
Per tutta l’estate, baciata in fronte da un sole strepitoso (ma non tremendo come l’anno scorso), i telegiornali italiani ci hanno bombardato di ottimismo turistico: tra maggio e agosto 2016, l’Italia è stata letteralmente “invasa” di turisti, con percentuali in rialzo già dall’inizio della stagione estiva. Da un lato, è il segnale di una seppur lenta ripresa economica, evidenziata soprattutto dal maggior movimento di turismo interno (+10%, secondo i dati post-Ferragosto), vale a dire che gli italiani che hanno scelto località turistiche del Bel Paese per trascorrervi un periodo di vacanza (anche se in molti casi, si tratta di famiglie intere che dal Nord Italia tornano nei luoghi d’origine al Sud). Dall’altro lato, è sacrosanto segnalare il fatto che l’afflusso turistico in Italia, almeno per questa estate, è stato favorito dalla situazione internazionale: località un tempo molto ambite come l’Egitto (per il suo Mar Rosso), il Marocco, la Tunisia, la stessa Turchia e persino la Costa Azzurra hanno subito un drastico crollo di presenze italiane ed occidentali, a causa della paura del terrorismo o dell’instabilità politica in quelle zone del mondo, comunque vicine all’Italia. Ecco, quindi, il desiderio e la necessità di restare vicino casa: in Italia o, al massimo, in Spagna e in Grecia. Più di venti milioni di italiani, di fatto, sono rimasti in patria. Detto questo, gli albergatori di casa nostra non possono che essere soddisfatti dell’andamento della stagione estiva, con un agosto da tutto esaurito praticamente ovunque.
Per quanto riguarda gli addetti ai lavori, il 68% dei tour operator ha ammesso un aumento del proprio traffico di pacchetti turistici venduti per l’Italia, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le mete più gettonate sono sempre le stesse: la Liguria (98% di riempimento nelle province di Genova e La Spezia, qualcosa in meno in provincia di Imperia: boom di austriaci e tedeschi, ma soprattutto olandesi), la Puglia (il Salento, in particolare: mare, ma anche borghi come Otranto), la Sicilia, la Toscana e, naturalmente, la Sardegna. L’isola, penalizzata negli ultimi anni da prezzi esorbitanti per i traghetti dalla terra ferma, ha beneficiato quest’anno dei notevoli sconti applicati almeno ai residenti e agli “indigeni” (chi ha origini sarde, pur non vivendoci stabilmente), mentre le tariffe rimangono ancora quasi proibitive per i “forestieri”. La Romagna si conferma un “evergreen”, con un aumento delle presenze del 2,5% in più rispetto all’anno scorso, come fa notare Federalberghi Emilia-Romagna, che tiene conto anche dell’exploit dei campeggi, che sembrano davvero tornati di gran moda. A Ferragosto, Rimini segnalava un 99% delle camere d’albergo occupate. Leggero calo, viceversa, per altre due storiche località, come Cattolica e Riccione. Bene anche il Veneto, con il fiore all’occhiello della sua località più famosa, Jesolo. Sempre un grande boom anche per le città d’arte (Roma, Firenze, Venezia, ma anche Torino, Milano e Napoli), con una clamorosa impennata dell’Umbria, il trionfo per gli amanti del verde e della fotosintesi clorofilliana, ma anche con deliziose cittadine cariche di storia come Gubbio, Spoleto, Todi e Assisi.
Secondo i dati di Federturismo di Confindustria, riportati dal Sole24Ore, la media della presenza degli stranieri sul nostro territorio è stata quest’anno di otto giorni, prevalentemente in albergo, con una spesa media di 800 euro a persona. Traffico molto intenso nelle stazioni ferroviarie, dove 25 milioni di persone hanno viaggiato ad alta velocità con Frecciarossa e Italo, e negli aeroporti, con gli scali milanesi di Linate e Malpensa che hanno ospitato durante i mesi estivi oltre 8 milioni di passeggeri.
Il luogo più visitato in Italia rimane decisamente il Colosseo, con 5 milioni e 625 mila turisti, che ne fanno (insieme al Vaticano, fonte travelandleisure.com) unodei venti luoghi più visitati al mondo, ogni anno. Dopo il Colosseo, in Italia, i posti più visitati sono le rovine di Pompei e il museo degli Uffizi a Firenze. Non solo mare, quindi. L’Italia è bella in ogni stagione. A patto di conservarla bella.
Leoni da tastiera….
….per rispetto ad alcuni amici e per l’argomento delicato, ho tolto il post da Facebook (ma lo lascio qui) con la foto dei disabili che esultano alzandosi dalle sedie a rotelle alle Olimpiadi. Non era certo mia intenzione offendere nessuno, soprattutto chi soffre veramente di problemi seri, ma solo ironizzare sui tanti “falsi invalidi” che circolano per il nostro pianeta, non solo in Italia.
Detto questo, comunque non si può davvero più scrivere niente, che tutti si impermalosiscono, pensando che qualunque cosa sia riferita a loro. Si sbagliano! E comunque qui funziona cosi: tutti ad insultare i politici, poi – quando ne passa uno – tutti a togliersi il cappello. E’ proprio vero: leoni da tastiera.
Pseudo-intellettuale…..
Ho fatto una breve vacanza in Liguria: forse ero l’unico emiliano-romagnolo su tutta la costiera ligura. Ammetto che preferisco le spiagge larghe della Romagna, ma nella sua “strettezza” così elegante, la Liguria ha indubbiamente il suo fascino. In particolare, se si capita in posti bellissimi come il borgo di Cervo, uno dei meglio conservati borghi medievali d’Italia. E’ da qui, dal “balcone” davanti alla chiesa, che mi sono fatto scattare – da una simpatica coppia di turisti francesi – questa bella foto da pseudo-intellettuale che legge un libro davanti al mare….resterà uno splendido ricordo.