Categoria: News
Le mie news.
IL 1° APRILE…UN PESCE D’APRILE A TEATRO!
Venerdì 1° aprile 2016, alle ore 21, venite al Teatro Giulia di Barolo di Torino (piazza Santa Giulia, di fianco all’ingresso della chiesa, zona Vanchiglia) a combattere la crisi con la divertente commedia dei Teatroci “VIENI ANCHE SULL’AUTO BLU”, ..per due ore, tutti I problemi saranno seppelliti sotto un mondo di risate!
Info e prenotazioni: 347-4181065 (Cristiano)..teatrogiuliadibarolo@gmail.com
BUONE PARTITE IN CIELO, PROFETA DEL GOL!
A 68 anni, dopo una lunga malattia, ci ha lasciati Johan Crujiff, il “Profeta del Gol”, uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Anche se non l’ho mai visto giocare nei suoi anni d’oro, custodisco gelosamente questa foto, scattata il 13 settembre 2013 su un campo da golf, sport che era – dopo il pallone – la sua più grande passione. Leggenda dell’Ajax e del Barcellona, di passaggio addirittura al Milan per un Mundialito a fine carriera, e poi allenatore di successo nella sua amata Catalogna, Cruijff rimarrà scolpito nella Storia del Calcio. Per chi ne volesse sapere di più, consiglio la visione del bellissimo docu-film “Il Profeta del Gol”, realizzato dal mitico Sandro Ciotti. Chissà quante belle partite farete (e commenterete) lassù…
“SALTO UN TURNO” di Marco Sanfelici
SALTO UN TURNO
di Marco Sanfelici
marcosanfelici.ilbombarolo.it
Mi mancano 5 secondi nella mia vita, il tempo di un colpo di sonno che mi ha colpito in autostrada un giorno di sole pieno. Sarà che era dopo pranzo e la prima auto era a 200 metri, saranno state le gomme ben equilibrate, la velocità non esagerata, ma lo posso raccontare. A differenza di 7 povere ragazze, fiori dai petali vellutati, che un attimo di cedimento ha spazzato via con le speranze dei familiari.
Potevano essere figlie nostre, sorelle, amiche. E dovrei scrivere di calcio… Magari si trattasse di sport nobile o di contenuti seri; si tratta di entrare nelle baruffe da bar di bassa lega. Non me la sento. Rigore, non rigore, espulsione, non espulsione. Il regolamento del “giuoco del calcio” non l’ha letto nessuno, eppure tutti blaterano, soprattutto gli addetti ad indirizzare il “sentimento popolare”, a volte chiamati “addetti ai lavori”. E mentre la mia Torino osserva il lutto cittadino, dovrei alimentare la vacuità di ragionamenti a cui manca sempre il buon senso? Non me la sento, mi fermo un turno tra le spirali di quel gioco dell’oca che è la vita.
Stamane ho tirato un sospiro di sollievo perchè un caro amico di Gand, di passaggio a Bruxelles, ha mandato a dire che sta bene. Da Gand a Torino per la Juve, 3 o 4 volte all’anno, tanto è il suo amore per la Signora. Incomincio a chiedermi se davvero la mia generazione resterà vergine da guerre. I morti si moltiplicano e sono di un solo tipo: civili. Questa porca guerra non viene fatta da militari, ma in nome di credi religiosi che di religioso hanno la follia. Ed io dovrei dedicare il mio tempo ad una coppia di imbavagliati, dalle sembianze di razziatori di bestiame della “mutua”, per dirla alla torinese? Non ce la faccio, dopo avere udito le grida di terrore di pendolari nel metro a Meelbeck. Tanto l’Ordine dirà che esiste la libertà di espressione. D’accordo, ma io intanto mi domando dove passa il confine tra la libertà e la cialtoneria. Per fortuna che Togliatti era juventino, altrimenti nell’articolo 1, oltre al lavoro ed alla sovranità del popolo si parlerebbe della Juve che ruba. Per Costituzione.
Che cosa c’è da agitarsi tanto, di fronte alle notizie che ci invadono? Le notizie, signori direttori, non i fazzoletti. Di fronte a vite entusiaste tranciate da un salto di corsia, di fronte a voragini di odio che esplode oggi qui domani là, la canea dei luoghi comuni è un’offesa alle coscienze. Mi astengo, non so far altro, ma lo faccio.
Mi chiedo spesso se Dio, che è grande per tutti, si distragga ogni tanto dal suo compito di “misericordioso”. E con me se lo chiederanno di certo padri e madri senza più le loro ragioni di vita, persone ignare che camminavano verso il luogo di lavoro, passeggeri soffocati dal fumo acre di una galleria. Tra qualche giorno quel Dio che non diciamo “grande” solo per noi, verrà messo sulla croce un’altra volta, anche per questi poveretti. E’ dura spiegarglielo, ma è così. Non posso fare altro che stare muto e presente, attingendo alle parole di DOM HELDER CAMARA, arcivescovo di Recife: ” Se nonostante tutto siamo ottimisti, è perchè Cristo è risorto”.
Buona Pasqua a tutti, ma proprio a tutti, anche a quelli che non scendono in campo da 6 mesi e pretendono di vincere i derby. Lo sapevo, è più forte di me.
L’EUROPA SEMPRE PIU’ IN FIAMME. SERVE COESIONE E “REALISMO”
Dolore. Orrore. Sdegno. Il finimondo. Che brutto mondo. Tutti i giorni, tragedie. Dov’è il nostro Signore, così distratto, che permette che accada tutto ciò? Sono questi i pensieri che mi attraversano la mente e l’animo. Poi, bisogna ragionare lucidamente, almeno provarci. Io non sono uno stratega militare e nemmeno un esperto di politica internazionale, ma la mia opinione (come milioni di altre persone in tutto il mondo) ce l’ho, me la sono fatta. Purtroppo credo che gli attentati di Bruxelles, all’aeroporto e alla metropolitana, che al momento hanno causato almeno 28 vittime e un numero ancora imprecisato di feriti, non solo fossero largamente prevedibili, ma anche da mettere assolutamente nel conto (salatissimo) che i terroristi islamici di varie estrazioni ci stanno presentando da decenni. Dall’inizio del conflitto tra Israele e Palestina, dall’assalto palestinese alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972, dall’attentato all’aereo Pan Am a Lockerbie (1988), a mille altri attentati che forse persino la storia – e non soltanto noi – ha dimenticato. Questo per dire che l’Europa è già stata messa a fiamme e fuoco, non sono stati presi provvedimenti e già da un po’ si vedono gli effetti disastrosi di questo lassismo. Poi, certo, c’è stata l’escalation del Terrore: l’11 settembre 2001 a New York, il padre di tutti gli attentati terroristici, la madre di tutte le tragedie. E poi: Madrid, 11 marzo 2004. Londra, 7 luglio 2005 (una ragazza italiana morta nella metropolitana). Parigi, 13 novembre 2015 (una ragazza italiana uccisa al Bataclan). Bruxelles, 22 marzo 2016. E, in mezzo, tanti altri attentati, in Turchia soprattutto, tra Ankara e Istanbul. E altre tragedie in parti del mondo più lontane (dalla guerra in Siria alla Libia, dall’Egitto alla Tunisia, dal Mali alla Costa d’Avorio al Burkina Faso), talmente lontane da interessarci decisamente di meno. A meno che, come accadde al Museo del Bardo di Tunisi, non ci finiscano in mezzo i nostri connazionali. Attenzione, però: il terrorismo anche di “casa nostra” non è una novità: le autobombe e le valigette esplosive le mettevano anche gli irlandesi dell?Ira e i baschi dell’Eta, le Brigate Rosse e la Rote Armèe Fraktion preferiva le armi, ma i kamikaze li hanno inventati i giapponesi nella Seconda Guerra Mondiale, ma perfezionati proprio dagli arabi. In qualche modo, questo terrorismo “di cortile” è stato sconfitto, un po’ ovunque. In Italia abbiamo ridotto anche l’impatto criminale (non certo politico) delle Mafie. Non si può fare la stessa cosa con i tagliagola vestiti di nero? Solo perchè sono decisamente più pericolosi? Solo perchè fanno finta di essere ispirati dalla religione islamica? Ormai non abbiamo più niente da perdere. L’Europa è sempre più in fiamme, le sue istituzioni europee attaccate da vicinissimo e sempre più impotenti a trovare una soluzione: quella diplomatica è impossibile (ve li immaginati i colloqui di pace con il Califfo?), quella militare è molto pericolosa e per niente sicura di successo, anzi. E intanto le due superpotenze di un tempo che fu (e forse lo è ancora), Usa e Russia, un po’ se ne fregano, visto che la battaglia si gioca in Europa, lontano sia dalla Casa Bianca che dal Cremlino: Obama impegnato a fare il simpaticone sul lungomare di Cuba, Putin che fa il bello e il cattivo tempo in Siria e in Medioriente, appoggiando dittatori e tiranni, bombardando a destra, a manca e a vanvera, ottenendo pochi risultati concreti, se non utili per lui. In mezzo c’è pure l’ambiguissima Turchia, che flirta con l’Isis, odia i curdi (non degli stinchi di santo, a quanto pare) e ricatta l’intera Europa sul tema degli immigrati. Immigrati che, spesso, fanno rima con potenziali terroristi. E la Vecchia Europa (soprattutto la Francia, il Belgio, così piccolo e male organizzato, la Germania, ma ci siamo anche noi italiani coinvolti) si ritrova con il cerino che scotta in mano, incapace di reagire a quella che è una vera e propria invasione, nemmeno tanto silenziosa (basta ascoltare il sinistro suono dei kalashnikov dei terroristi). Come se ne esce da questa situazione? Non certo invocando la chiusura della frontiera (ormai è tardi, i buoi sono scappati da un pezzo…), ma con un atteggiamento finalmente duro e spietato da parte dei governi, costringendo Obama, Putin e lo stesso Cameron a smetterla di fare gli gnorri. Il terrore non giova a nessuno, nemmeno a loro. E pur non essendo un guerrafondaio, penso che dovremmo essere noi a doverci vendicare di questi attentati, non i terroristi a vendicarsi dell’arresto di un Salah Abdelsalah qualunque. Dobbiamo avere il coraggio “del fare” anziché l’inutilità “del parlare”. Sarà una guerra lunga e faticosa, verrà spazzato via anche il nostro inspiegabile buonismo (ce l’abbiamo tutti, credetemi), ma per tornare a vivere un po’ sereni e in pace, sicuri di poter andare almeno all’aeroporto e alla metropolitana senza rischiare di saltare in aria, dobbiamo fare (noi tutti, anche nella nostra vita di tutti i giorni) ricorso al “realismo” (per non dire “cattivismo”), essere brutti, sporchi e cattivi, anche noi, come loro, che sono i veri cattivi. Ma non per uccidere: solo per difenderci, per evitare di essere ammazzati, proprio qui, a casa nostra, sotto gli occhi dei nostri figli. E, intanto, in attesa – chissà quando – di tempi più pacifici, rimane il dolore, lo sdegno, l’orrore.
“DEUTSCHLAND UBER ALLES”. I TEATROCI ANCORA DI PIU’…
E’ stata proprio una bella gita, quella di noi Teatroci in Germania. Tutto è ruotato attorno al nostro spettacolo, programmato per sabato 12 marzo, sul palco della “EinWeltHaus” (La Casa di un Mondo) di Monaco di Baviera, dove gli amici dell’associazione italiana “Rinascita” (grazie alla presidente Sandra Cartacci, fiorentina doc!) ci hanno preparato una bella sorpresa: quasi un centinaio di nostri connazionali (ma anche tedeschi che amano l’Italia, la nostra cultura e la nostra lingua) sono venuti a vederci nella nostra versione “crucca” di “Cani, Gatti, Parenti e Affini” (in tedesco: “Von Hunden, Katzen…”, commedia che da oltre un anno (e con 14 repliche) stiamo portando in giro per l’Italia e, adesso, per l’Europa. Nonostante qualche assenza, come ad esempio la nostra “contessa” Giorgia Giardullo e il “telefonista” Marco Sarro, il nostro spettacolo è stato molto applaudito e molto…ridacchiato. Poi, tutti a mangiare Wiener Schnitzel e a bere boccali di birra, in una tipica birreria tedesca (con cameriere italiano: ed è subito scattata la solidarietà italica)!!
Attorno alla commedia, comunque, ci siamo costruiti un bel percorso turistico: noi Magnifici Diciassette siamo partiti nella notte di giovedì 10 marzo e siamo arrivati alla stazione di Monaco di Baviera all’alba di venerdi. Il tempo di un caffè (espresso) e subito via, alla scoperta delle bellezza del capoluogo bavarese: qualcuno ha visitato la bellissima Marienplatz, altri si sono dedicati allo shopping, altri ancora hanno preso la metropolitana in direzione del campo di concentramento di Dachau. I più “sportivi” si sono fatti una bella camminata fino all’Allianz Arena, lo stadio del Bayern Munchen, teatro della sfida europea con la Juventus. Poi, alla sera, una capatina in un locale molto chic, il “Regenbogen”, un risto-bar gay friendly in cui abbiamo mangiato davvero bene e ci siamo sentiti a nostro agio. Anche il sabato mattina ce lo siamo spesi in giro per la città, invasa dai colori rossi delle maglie e delle sciarpe del Bayern Munchen, che di lì a poche ore avrebbe giocato contro il Werder Brema. Ma noi, alle 3, siamo già alla “EinWeltHaus”, per sistemare la scenografia e per le ultimissime prove della commedia. Poi, “Merda, Merda, Merda”, ed è andata alla grande! Con un bel condimento di inni nazionali, di bandiere italiana e tedesca (e quella della pace, sullo sfondo), di canzoni tipiche come “Ein, Zwei, Polizei”, dell’Ispettore Derrick e “Der Kommissar”, più battutone al fulmicotone sulla Merkel, sulle Volkswagen taroccate e su Berlusconi (molto apprezzate le battute pungenti sul Cavaliere!). E lì davanti, seduta in prima fila in platea, la mitica Michela Gioia, figlia dell’insuperabile playboy Vito Gioia (idolo delle donne e maniaco di selfie), che ci ha scattato qualcosa come 3000 foto: roba da mostra fotografica!!!! Molti applausi per tutti: dalla regista Erica Maria Del Zotto, ai due capocomici, bravi ma sfiatati e senza voce, i dottori Tasso e Papus, alla nuova “Gatta Cikova” Chiara Bombara e all’irresistibile “Grassa Cicciova” Caterina Fera, ma anche alla neo-contessa Federica Fulco, allo sceicco Luca Bertalotti, all’esordiente assoluta Dora “Lola” Tota, al “telefonista indiano” Marco Tancredi, al nostro magistrale tecnico italo-croato Valter Varesco e alla nostra nuova direttrice di scena Anto Macrì. Ho dimenticato qualcuno? Spero di no: ah si, gli altri componenti della spedizione… Giglio e Claudia Macrì, Manuela Tancau e Paolo Silvestro. E, naturalmente, il nostro cane “tedesco” Nero, che ci è stato gentilmente prestato sul palco da Simone La Biunda. Eh già, il nostro “titolare” Lillo non ci ha potuto seguire in Germania, essendo sprovvisto di permesso di soggiorno…
Sperando davvero di aver fatto una bella figura, se gli amici italiani di Monaco ci invitano ancora, noi ci torniamo volentieri. Eccome!!!!! E, quindi, il nostro è stato soltanto un “Auf wiedersehen”. Arrivederci a presto!
FINALMENTE L’OMICIDIO STRADALE E’ LEGGE!
Nel caso di lesioni, aumentano le pene se chi guida è ubriaco o drogato: da 3 a 5 anni per lesioni gravi, da 4 a 7 per lesioni gravissime. Se invece il colpevole ha un tasso alcolemico fino a 0,8g/l o se l’incidente è causato da manovre pericolose, la reclusione sarà da un anno e 6 mesi a 3 anni per lesioni gravi e da 2 a 4 anni per lesioni gravissime. In caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali, viene automaticamente revocata la patente. Una nuova patente sarà conseguibile solo dopo 15 anni (in caso di omicidio) o 5 anni (in caso di lesioni). Però, nei casi più gravi, se ad esempio il conducente fugge dopo l’omicidio stradale, dovranno trascorrere almeno 30 anni dalla revoca della patente. L’inasprimento c’è, almeno sulla carta: ora, come sempre capita per una nuova legge, vedremo quale sarà la sua attuazione nella pratica e sulle strade di tutti i giorni. L’auspicio è che, così come è stato per l’introduzione della patente a punti, la nuova legge sull’omicidio e le lesioni stradali porti ad una maggiore consapevolezza e prudenza da parte degli automobilisti e, quindi, ad un netto calo degli incidenti stradali.
SCUSATE, MA SIAMO IN TOURNEE’ IN GERMANIA!
Buongiorno, amici…Guten Tag! Noi da giovedì sera, 10 marzo, fino a domenica sera, 13 marzo, siamo in Germania, per la nostra piccola-grande tournee’ in terra crucca! Se non ci trovate sempre on line, è perchè saremo sicuramente molto impegnati. Dobbiamo tenere alto l’onore nazionale, presentando la nostra commedia “Cani, Gatti, Parenti e Affini” (Von Hunden, Katzen…e qualcosa altro in tedesco) agli amici dell’associazione “Rinascita”, la folta comunità italiana di Monaco di Baviera, città dove vivono circa 20mila nostri connazionali, per la maggior parte con profili professionali di medio-alto livello sociale. Sono molti, ad esempio, gli insegnanti… Mica ci aspettiamo che vengano tutti e 20mila gli italiani di Monaco a vederci, ma un centinaio si, dai, speriamo! L’appuntamento è alla “EineWeltHaus” (l’indirizzo lo trovate nella locandina) per sabato 12 marzo, con inizio alle ore 17. Noi saremo sul posto già qualche ora prima, per un ultimo giro di prove: vogliamo pur sempre fare bella figura, no? Inoltre, per la nostra prima trasferta internazionale, abbiamo leggermente modificato il copione: il signor Toretto, tifoso del Toro, diventa Herr Krukketto, tifoso del Bayern (a pochi giorni da Bayern-Juve di Champions League) e abbiamo aggiunto alcuni pezzi musicali tipicamente teutonici: “Ein, Zwei, Polizei” e “Der Kommissar”. Poi, magari, ci infiliamo pure la sigla dell’Ispettore Derrick. Comunque, noi partiamo giovedi sera da Torino, con l’autobus Flixbus (se volete venire a salutarci, salpiamo alle 21.30!) e arriviamo sani e salvi il venerdi mattina. Per il resto, la prendiamo come una gita: siamo in 21 (tra gli attori ci sono anche alcuni debuttanti! e non mancano mogli, mariti, fidanzati, figli, un autentico bastimento…), una vera e propria comitiva, e ci stiamo organizzando per andare a visitare le bellezze di Monaco (Alte Pinakoteke, Allianz Arena, Marienplatz, il campo di concentramento di Dachau, il museo delle bambole, persino il Furstenhof di “Tempesta d’amore” e molto altro), il tutto condito da wiener schnitzel, wurstel e birra a fiumi. Chissà quanto ci divertiremo!!!! Vi raccontiamo tutto…seguiteci, soprattutto su Facebook. Poi, quanto torno, vi scrivo anche qui, per farvi il nostro resoconto…ok? ci siamo capiti! Auf wiedersehen!!!!
QUELLE TERRIBILI TRAGEDIE DI PROVINCIA…
Tre tragedie, molto diverse tra di loro. E al tempo stesso, così simili. Stiamo parlando della morte del piccolo Lorys, forse assassinato dalla mamma Veronica Panarello. Il tremendo omicidio della professoressa Gloria Rosboch, vittima del suo ex allievo Gabriele Defilippi e di chissà chi ancora. E la sparizione di Isabella Noventa, rimasta stritolata dal trio aguzzino composto dal suo ex fidanzato, Freddy Sorgato, dalla sorella di lui e da una terribile rivale in amore. Storie ormai tristemente famose, che ci riempiono i programmi tv e le pagine dei giornali da mesi. Cosa hanno in comune queste storie tremende? Tutte le vittime, in un modo o nell’altro, si fidavano dei loro assassini. E tutte queste storie terribili affondano le radici in piccoli paesi di provincia, in ambienti familiari o comunque considerati amichevoli. Possibile che a Santa Croce Camerina (Catania), a Castellamonte (Torino) e ad Albignasego (Padova) nessuno sapesse niente? Possibile che nessuno conoscesse gli evidenti problemi di Veronica Panarello, le manie di Gabriele Defilippi e la doppia faccia di Freddy Sorgato? Il silenzio non era forse calato anche sulla piccola comunità di Motta di Costigliole (Asti), dove viveva la povera Elena Ceste, uccisa dal marito geloso? Omertà? Possibile che nessuno sapesse niente? Oppure, si: tutti lo sapevano, perchè nei paesi tutti sanno tutto di tutti, ma adesso – anche nei paesi – la gente si fa semplicemente gli affari propri, ha già troppi pensieri e problemi per impicciarsi anche di quelli degli altri, a malapena si conosce il nome dei vicini di casa. Al di là dell’orrore per l’epilogo tragico di questi “fatti di cronaca” (e la quasi assoluta impossibilità di prevederli), ne esce sconfitta anche l’Italia dei campanili e dei paesi, che una volta si riuniva e si rafforzava nel momento del bisogno e della necessità. Adesso, nemmeno più.
“ONDA SU ONDA”, ARRIVA UN BEL FILM SULLA PATERNITA’
Certo è un film di Rocco Papaleo, quindi un film di viaggio, volutamente un po’ strano e astruso, un po’ terra terra (anche se molto ambientato su una nave merci che fa scalo a Montevideo, in Uruguay), ma Alessandro Gassman aggiunge quel tocco di poeticità che lo rende gradevole. Un bel film sulla paternità, senza pretese di insegnamenti e di moralismi, soprattutto quando il papà scopre tardi (e sorprendentemente) di esserlo. Rocco Papaleo è Gegè Cristofori, squattrinato e fallito cantante, che ebbe un breve momento di gloria 30 anni fa, quando fece addirittura una tournèe trionfale in Sudamerica. Trent’anni dopo, preso dalla nostalgia, torna a Montevideo, dove è in programma un suo concerto: a fargli compagnia anche Gassman, che interpreta il ruolo del raffinato cuoco di bordo, Ruggero, in realtà un insegnante di italiano in fuga da un passato (era stato accusato, ingiustamente, di molestie ad una sua studentessa) che nessuno gli ha restituito. Ma il vento gelido dell’Oceano rovina la voce a Gegè, il concerto è a rischio (e addio soldi!) e per impersonare il cantante – di cui tanto non si trova niente su Internet – ci pensa proprio il cuoco. Riuscirà lo scambio di persona? Riuscirà talmente bene che la figlia Gilda (Luz Cipriota) che Gegè-Papaleo scopre di avere pensa che, in realtà, il padre sia il cuoco-Gassmann: e lei che si aspettava un papà biologico rozzo e anaffettivo, scopre invece un padre delicato e intelligente. Solo che non è lui quello vero. Una girandola di equivoci, belle canzoni malinconiche dal sapore sudamericano, Montevideo sotto le nuvole e la pioggia, il bravissimo comandante della nave (Massimiliano Gallo) che ha paura di annegare e il destino che spesso ci mette lo zampino: si può parlare di paternità anche così, con un filo di nostalgia e senza lezioni da impartire a nessuno.