Politica, Chiesa e società. Tutte coinvolte appassionatamente nel tema caldo (anzi, rovente) di questi giorni: il matrimonio fra persone dello stesso sesso. La politica si è già espressa: il ministro Alfano (con il suo diktat ai prefetti per cancellare le nozze gay celebrate all’estero) e buona parte del centro-destra contrario, il sindaco-ribelle di Roma, Marino, e buona parte del centro-sinistra favorevole. Se la politica è spaccata in due, la Chiesa e tutto il mondo ecclesiastico rimane tradizionalista: lo ha confermato il Sinodo, l’assemblea straordinaria dei vescovi, nonostante le piccole ma significative aperture di Papa Francesco, soprattutto nei riguardi della tutela dei minori, figli di uno dei due componenti della famiglia “omosessuale“. Già, la famiglia: in un sondaggio dell’Ipsos, il 53% degli intervistati (la cosiddetta società civile) considera “famiglia” una qualunque coppia legata da affetto e che voglia vivere insieme. In particolare: tre su quattro degli intervistati sono favorevoli al diritto del riconoscimento dei diritti per gli omosessuali: il 35% si dichiara favorevole al matrimonio e il 39%, pur essendo contrario alle nozze, è però favorevole alle unioni civili. Il 23%, invece, è contrario a qualsiasi riconoscimento delle unioni. Il vero problema, tuttavia, rimane legislativo: perchè i matrimoni omosessuali celebrati all’estero non hanno comunque valore in Italia e, soprattutto, sembrano essere completamente usciti di scena i disegni di legge (Pacs o Dico, ve li ricordate?) per regolamentare le unioni di fatto e le convivenze tra persone di sesso diverso: uomini e donne. Non sono forse famiglie anche queste?