LA PICCOLA GRANDE BARZELLETTA DEI MUSEI GRATIS

Dal 1° luglio 2014, la legge-Franceschini, ministro dei Beni Culturali, ha introdotto finalmente una bella novità: la prima domenica di ogni mese tutti i musei e palazzi storici italiani saranno aperti gratuitamente al pubblico! Una grande notizia, che porta l’Italia allo stesso livello di altri paesi europei, come ad esempio la Francia, che da anni adotta questo sistema di promozione turistica. Ebbene: a distanza di diversi mesi, con un colpevole ritardo, ho potuto verificare sul “campo” il non completo successo di questa iniziativa. Un classico esempio di poca chiarezza all’italiana. E’ successo la prima domenica di aprile, quando alcuni amici e parenti sono venuti a trovarmi a Torino: quale migliore occasione per visitare alcuni dei musei e palazzi storici più noti? E allora cominciamo con la Reggia di Venaria, splendida residenza sabauda riaperta nel 2007 dopo quarant’anni di abbandono, degrado e oblio. Ebbene: l’ingresso alla Reggia di Venaria è tutt’altro che gratis. Il costo della visita completa (Reggia+giardini+mostra) costa addirittura 25 euro (ma solo un euro per i ragazzi fino ai 16 anni). 25 euro per la Reggia di Venaria? Un po’ tanti se pensiamo che il Louvre di Parigi – un tantino più famoso – costa appena 10 euro e che British Museum e National Gallery di Londra hanno ingresso sempre gratuito, con offerta libera consigliata di due sterline. Ma, al di là del costo, perchè la Reggia di Venaria non è gratis la prima domenica del mese? Giriamo la domanda ai solerti inservienti (talmente solerti che, alle 18, già non vedevano l’ora di chiudere baracca e burattini): “La Reggia di Venaria non è gratis perchè non è un museo o edificio statale, ma regionale”. Capito? E noi che pensavamo che un museo regionale fosse pubblico come quello statale: e invece no! Che fregatura…
Poco male: ci spostiamo di pochi km e da Venaria ci trasferiamo a Stupinigi, nella bellissima Palazzina di Caccia, anche questa spettacolare vestigia dei Savoia dei loro tempi migliori e più rigogliosi. Ma anche qui niente da fare: pure la Palazzina di Stupinigi è regionale e non statale e quindi, anche in questo caso, niente prima domenica del mese gratis nemmeno in questo caso! Si vede che va così: i musei italiani saranno anche aperti alla domenica, ma con le dovute eccezioni. E allora scrivete: “Aperti solo i musei statali”. Insomma: una piccola grande barzelletta, quella di tutti i musei aperti. Anche se, in questo caso, la responsabilità è delle istituzioni locali, lentissime nel recepire le direttive del ministero. E così, quella domenica, con gli amici e parenti, abbiamo dovuto ripiegare sul Museo Egizio, appena rinnovato: qui si che l’ingresso è gratuito. Ma con due ore di coda! Ergo: abbiamo lasciato perdere. E quando ho accennato a lamentarmi, qualcuno ha osato zittirmi dicendomi: “Si informi meglio, guardi il sito internet!”. Detto, fatto: almeno per la prossima volta. Il sito di riferimento è www.beniculturali.it: e così ho scoperto che la prossima prima domenica del mese potrò andare gratuitamente agli Scavi di Pompei, al Colosseo, al Castello Sforzesco di Milano, agli Uffizi di Firenze, alla Pinacoteca di Brera e in decine e decine di altri musei, grandi e piccoli, in tutta Italia. Ma, tra gli altri, non si potrà entrare gratuitamente all’Arena di Verona, alla Torre di Pisa, al Palazzo Ducale di Genova (in Liguria i siti statali visitabili gratis sono solo 5: possibile che gli altri siano tutti regionali?), al Palazzo dei Diamanti di Ferrara e nemmeno al Museo Archeologico di Reggio Calabria, dove sono custoditi i famosi Bronzi di Riace: la loro riapertura è prevista solo dal 1° maggio, dopo sei mesi di lavori per il nuovo allestimento e ancora non si sa se alla domenica il museo, peraltro periferico e poco visitato, sarà aperto al pubblico. Insomma: una bella iniziativa, rovinata dalla solita pessima organizzazione all’italiana. Però, volendo, per migliorarla basta poco. Così come le tessere-sconto: meglio gli sconti per gli over 65 o, come in altri paesi, pompei_colonne_scaviper gli under 25? Questione di scelte. Forse l’Italia non è un paese per giovani.