90 giorni senza il mitico Balbo…ma come facciamo??? Io provo a combattere la nostalgia con un po’ di foto che abbiamo fatto insieme: questa ci ritrae a Bologna, in Piazza Maggiore, davanti alla Basilica di San Petronio. Era il maggio del 2010. Ancora bei tempi. Ciao, indimenticabile Balbo!
Mese: Settembre 2015
E’ CHAMPIONS-JUVE: RISORGE IN COPPA CONTRO IL SIVIGLIA!
La Juve vince e convince in Europa, a differenza del campionato che dimostra tanta imperfezione. Stasera gara perfetta, gioco, determinazione e grande voglia di tutti i giocatori di dare qualcosa in più per la squadra. I senatori hanno dato il 100% e grazie a loro gli altri compagni si sono “adeguati” a lavorare in campo in una certa maniera con la voglia matta di far bene. Queste sono in sintesi le grandi doti bianconere di questa sera. La difesa quasi perfetta con un Barzagli e Chiellini in grande spolvero, un centrocampo in continuo dinamismo dove Hernanes lavorava la palla con dei tocchi davvero importanti, Cuadrado ed Evra guidavano le punte ad un gioco più offensivo. Dybala e Morata sono stati devastanti in avanti. Grande il lavoro dell’argentino, mentre lo spagnolo in Europa non perdona: cinque goal in cinque gare consecutive. Splendido l’esordio di Khedira. Vogliamo smettere di dire che con il 3-5-2 in Europa non si vince e che con questo modulo il gioco è obsoleto? Già ai tempi di Conte si diceva questo e credo che dobbiamo sfatare il mito del modulo. I moduli nascono e si costruiscono in base ai giocatori che possiedi e non sono i moduli a far vincere una squadra di calcio. Il 3-5-2 questa squadra lo possiede dentro. Questo non significa rinunciare al 4-3-1-2 o al 4-3-3 ma il modulo deve essere messo in campo in base alla disponibilità dei giocatori e soprattutto in base alla squadra avversaria che ci troviamo di fronte. Il 3-5-2 potrà essere adottato anche in Europa senza l’assillo delle critiche. Un plauso speciale va ad Allegri che, stupendo tutti, ha fatto giocare dall’inizio Khedira. Già tutti contro l’allenatore dicendo e affermando che era un azzardo farlo giocare dall’inizio. Credo che un allenatore non si alzi una mattina e perché impazzito fa giocare un giocatore da tanto tempo fermo. Evidentemente c’erano i presupposti per avere nelle gambe almeno il primo tempo. Calma con le critiche affrettate. Bisogna dare giudizi ponderati e non di facile distruzione!
CASO-VOLKSWAGEN: EPISODIO O PUNTA DELL’ICEBERG?
Dallo scandalo denominato “Dieselgate” che coinvolge la casa automobilistica tedesca Volkswagen, è emersa un’enorme carenza informativa da parte dell’azienda nei confronti di tutti i consumatori che negli ultimi 5 anni hanno acquistato autovetture appartenenti al gruppo tedesco. Dalle ultime stime, infatti, risultano essere coinvolte nello scandalo circa 11 milioni di autovetture sparse per il mondo, parte delle quali sono state acquistate anche in Italia. E se poi ci dovesse finire in mezzo anche la Bmw….come minimo, la fama di grande serietà della Germania verrebbe meno, molto meno.
Quello che + successo ha spinto una delle più importanti associazioni dei consumatori, l’Adoc, a chiedere maggiore chiarezza sia alle case produttrici di automobili che agli enti che hanno il compito di controllare che tali aziende possano davvero garantire ciò che affermano di offrire al potenziale acquirente, in modo da renderlo pienamente informato sul prodotto che sta andando ad acquistare. Possibile anche una Class Action europea contro la casa di Wolfsburg. Ciò anche perché la riduzione delle emissioni, strettamente collegata alla tutela dell’ambiente, risulta essere al giorno d’oggi uno dei punti focali su cui le case automobilistiche stanno lavorando e che, stando ai dati raccolti, stava avendo un netto miglioramento negli ultimi anni. Ma se i dati sono taroccati… Non vi è stato quindi un serio impegno (accompagnato da grandi investimenti in ricerca) da parte delle case automobilistiche per la riduzione delle emissioni di gas nocivi prodotti dagli scarichi delle proprie vetture, bensì un semplice piccolo investimento in un software che potesse funzionare come “specchietto per le allodole” nei confronti del consumatore. Infatti chi acquistava credeva di aver scelto un prodotto con determinate caratteristiche, ma si ritrovava inconsapevolmente tra le mani un prodotto con caratteristiche completamente diverse. E le altre case automobilistiche? Adesso ogni dubbio diventa pesante sospetto. Da notare, semmai, un assordante silenzio da parte di tutti gli altri produttori di auto, che hanno pensato bene – da Marchionne in poi – di tenere la bocca chiusa per non attirare troppo l’attenzione in questo frangente delicato per il settore. Perchè qui parliamo non di un errore tecnico o di un bullone svitato, ma di una vera e propria truffa. O almeno un inganno verso il suo fedele e fidato consumatore, da parte del gruppo Volkswagen. La carenza d’informazioni risulta essere amplificata se si considera che il mercato dell’auto è uno tra i più vasti e più versatili presenti al momento e che questo gruppo si è fatto forte negli ultimi anni anche dei risultati ottenuti in termini di riduzione delle emissioni e di “trasparenza” nei confronti di chi ha sempre creduto nel valore del marchio Volkswagen, comprando una Golf o una Polo. Ora, che fine farà la “macchina del popolo” (traduzione dal tedesco di Volkswagen)? Rischia il fallimento, anche per colpa della salatissima sanzione che gli arriverà dagli Usa, pare 18 miliardi di dollari? Difficile dire cosa accadrà: ma è anche su questo tavolo – verrebbe da dire: su questa officina – che si gioca il futuro dominio europeo della Germania di Frau Merkel. In questo caso, per spuntarla, dovrà quanto meno limitare i danni.
Chiudete quella porta, non fatelo entrare….
SE IL SINDACO DI ROMA IGNAZIO MARINO DICE DI ESSERE STATO INVITATO A CASA VOSTRA DA QUALCUNO, NON CREDETEGLI. E’ LI’ SOLO PER SCROCCARE IL PRANZO O PER FARSI BELLO DAVANTI ALLE AUTORITA’ (AMMESSO CHE CE NE SIANO, NELLA VOSTRA FAMIGLIA). INSOMMA: CHIUDETE QUELLA PORTA, NON FATELO ENTRARE. PER NESSUNA RAGIONE AL MONDO!!!
E SIAMO ARRIVATI ALLA “DECIMA”…
PINEROLO – E anche la decima replica di “Cani, Gatti, Parenti e Affini” e’ andata, qui al Teatro del Lavoro di Pinerolo. Nonostante qualche problema tecnico e organizzativo, dovuto soprattutto a impegni lavorativi, i Teatroci come sempre danno il meglio di se’ nelle condizioni piu’ estreme. E ne e’ uscito uno dei nostri migliori spettacoli. Grazie alla vecchia guardia: Erica Maria Del Zotto Gualtiero Papurello Giorgia Giardullo Dani Long Luca Bertalotti Vito Gioia. E grazie alle nuove leve: Marco Sarro (presentatore e telefonista pazzesco!), Marco Tancredi (indiano delle rose e delle…spine), Caterina Fera (godibilissima Grassa Cicciova) e Chiara Bombara (sciantosa venuta da Fossano) per il loro entusiasmo. E poi super pizzata a None! Grazie anche agli amici che sono venuti a vederci, dandoci fiducia. Siamo una compagnia “open” e ne siamo fieri. Il teatro e’ di tutti!!!!!! E pensare che qualcuno voleva debuttare con questa commedia il 20 ottobre, dopo un anno di prove! E invece abbiamo già fatto 10 repliche! Merda merda merda!
Prossimo appuntamento: 14 novembre alla “Pandurera” di Cento, con incasso a favore del restauro del Teatro Borgatti, colpito dal terremoto. Sara’ l’occasione per presentare alcune iniziative legate al mitico Andrea Balboni, un grande amante degli animali.
JUVE IMBAMBOLATA, SUPERFICIALE E IN CONFUSIONE
di Salvo Campana
Una Juve quasi irriconoscibile quella contro il Napoli. Togliendo i primi venti minuti del primo tempo quando la squadra sembrava aver voglia di contrastare gli avversari con tanta determinazione ma con poche idee, i bianconeri sono stati travolti dalla rabbia napoletana, decidendo anche stasera di non giocare da squadra grazie alla poca veemenza di quei giocatori troppo lontani nel saper condurre un gruppo, nella consapevolezza di essere ancora definiti una grande squadra. Pogba continuava a giocare “normalmente” non dando quel tocco di qualità alla squadra, Dybala sembrava “estraniato” nel gioco prevedibile e poco cattivo della squadra, (anche se è stato l’artefice del cross per il goal dei bianconeri ma da lui ci aspettiamo molto di più) Zaza si dava da fare con poca personalità, mentre Hernanes pensava di giocare con i pulcini facendosi ingannare prima sul primo goal del Napoli non seguendo l’azione, e poi su un passaggio in orizzontale completamente sbagliato per regalare l’azione del raddoppio ai napoletani. Purtroppo il brasiliano ha un grosso difetto: quello della discontinuità a lungo termine. Quando è in giornata può fare la differenza, ma quando non è in serata, non riesce a fare nemmeno le cose normali, sconquassando la linea centrale, dove Lemina (l’unico giocatore che salvo questa sera indipendentemente dal goal) si dava da fare ma con un Pogba e gli esterni senza voglia di “osare” più di tanto. La cosa veramente allarmante non sono tanto il gioco o la scarsa veemenza di molti bianconeri, ma la totale assenza di reazione dopo il primo goal nel primo tempo, ancora più evidente nella ripresa dove negli ultimi 15 minuti la squadra ha collezionato soltanto un calcio d’angolo senza mai osare in attacco fatta eccezione quel tiro di Morata sul fondo (dovevamo mettere il Napoli alle corde). E’ questo a mio avviso il vero campanello d’allarme che deve essere attenzionato. Non siamo mai riusciti ad essere pericolosi nel finale. Concludo con l’allenatore. Ho sempre difeso il suo operato, anche quando stasera aveva schierato una formazione senza Cuadrado e Morata. Mi sembrava un normale avvicendamento anche logico in vista della Champions. Ma quando vedi un giocatore come Hernanes che giocava senza idee e con grande difficoltà anche nei passaggi elementari, si doveva immediatamente togliere già ad inizio della ripresa e non dopo 20 minuti di gara. Ho visto tanta confusione anche dall’allenatore che invece di far giocare un logico 3-5-2 nella ripresa, con l’innesto di Cuadrado, lo sposta al centro in un 4-3-2-1 snaturando le proprie qualità tattiche. Tale scelta di posizione del colombiano l’ho trovata davvero infelice non portando nessun beneficio tattico. Adesso si fa dura, nessuna previsione è davvero possibile.
E’ TORNATA LA JUVE?
“Sulle sponde del mio divano mi sono seduto e ho pianto”. Parafrasare il titolo del celeberrimo libro di Paulo Coelho sintetizza al meglio quanto occorso al Vs. scriba quando la meravigliosa traiettoria disegnata da A. Morata è culminata alle spalle dell’ incolpevole Hart.
Tutta la frustrazione cumulata per l’ orrendo inizio di campionato si è sciolta in poche lacrime liberatorie, non soltanto addebitabili all’ importanza della rete nell’ economia della gara, ma anche e soprattutto alla gioia per l’impennata di una zebra che, anziché smacchiarsi del tutto, ha voluto e saputo riemergere dalle proprie secche proprio nell’ occasione che avrebbe potuto mortificarne vieppiù ogni velleità di recuperare un’ autostima in pericolosa picchiata.
Consumata la commozione, è sopraggiunta la soddisfazione di aver violato l’ Etihad Stadium, inflitto il primo dispiacere stagionale agli Sky Blues ed aver assistito ad una buonissima prestazione di Madama; meno grandiosa di quanto i sacerdoti del risultato descriveranno, ma decisamente incoraggiante, specie in rapporto al valore dell’ avversario ed alle aspettative della vigilia, che solo per pietoso eufemismo si sarebbero potute definire modeste.
Ignoriamo, ma poco importa, quale divino afflato abbia indotto il transeunte inquilino della panca alla scelta di una formazione finalmente logica e di un assetto, il 4-4-2 “elastico”, che nella sua semplicità è sempre straordinariamente affidabile, ma in punta di fatto entrambe le opzioni si sono svelate idonee alla bisogna.
Al di là della sterile formuletta, però, la Juventus, superato l’ iniziale spavento procuratole dal sciagurato tentennamento di Sturaro ( il peggiore dei suoi ), ha destato subito l’ impressione di aver ritrovato la compattezza smarrita a Shangai ed i requisiti caratteriali necessari per dispensare al meglio i sacramenti prestipedatori attesi, quando la Champions League chiama le astanti alla celebrazione del proprio rito, ossia: attenzione, consapevolezza, velocità di pensiero e nella circolazione della palla, coraggio.
A volte basta poco per indirizzare le sorti di una partita o addirittura di una stagione. Quel poco è governato da imperscrutabili disegni che l’ umana ragionevolezza identifica come iattura o fortuna, secondo la convenienza del loro tratto; se al pronti-via la Signora fosse andata subito sotto nel punteggio, l’ eleganza dell’ abito nero indossato per la serata di gala avrebbe assunto la mesta tonalità di un lutto forse impossibile da rielaborare.
È successo invece quel che normalmente accade a rischio catastrofe smaltito. La vita appare più bella e meritevole di apprezzamento e rispetto, così, da quell’ attimo è nata una prestazione finalmente degna, nell’ ambito della quale i Citizens si sono arrovellati inutilmente per trovare il bandolo di una matassa costretti a dipanare lentamente attraverso uno stucchevole fraseggio per linee orizzontali.
Obbligato all’ unica soluzione praticabile, cioè la ricerca di sofisticate combinazioni nei paraggi dell’ area zebrata, il City ha talvolta fatto trillare un allarme che il monumentale Buffon, migliore in campo, ha sempre provveduto a spegnere con eccezionale prontezza.
L’ ottimo controllo della situazione, purtroppo, si è specchiato in una timidezza eccessiva in fase di contrattacco, contrassegnata da una carenza di idee apparsa inveterata sino a quando la seconda squadra di Manchester è riuscita ad animare il proprio pubblico con un goal che grava pesantemente, ed in tutti i sensi, sulle spalle di “Magilla” Chiellini, per il resto autore di una prestazione eccellente.
Anziché abbattersi, la Juve si è accesa immediatamente e la sua reazione, peraltro lucida, nella mezz’ ora che mancava al calcar del sipario ha prodotto tutto quello che per eccesso di prudenza era stato elargito con parsimonia in precedenza.
Mentre la difesa albionica, forse attonita, vedeva le streghe, l’ animo di un popolo si riscaldava alla luce di una fiamma forse ancora troppo flebile per diventare incendio, ma bastevolmente tenace per instillare in chi ha riso delle recenti cadute un’ inquietante preoccupazione.
Se la trasferta si è conclusa in gloria, gran merito deve essere ascritto ad un Cuadrado magnifico anche per l’ abnegazione profusa nei contesti di gioco a lui meno consoni. In talune circostanze ha addirittura richiamato alla memoria dei calciofili “diversamente”giovani le movenze di quel grandissimo padrone della fascia che fu Franco Causio, altrimenti detto il “barone”. Ricalcarne almeno parzialmente le orme dipenderà solo da lui, il talento non gli manca.
Ai fini della crescita collettiva è stato altresì importante che gli stoccatori designati abbiano riallacciato il feeling con la rete. Segnare dà morale e sicurezza, che per le punte sono puro ossigeno; così come il tracimante entusiasmo collettivo di fine giochi corroborerà la coesione di un gruppo alla ricerca di nuovi equilibri.
È andata. Ovviamente auspichiamo che la rondine inglese preannunci una nuova primavera domestica, perché non siamo pronti, ne mai lo saremo, ad un’ annata di piccolo cabotaggio.
Lo verificheremo prestissimo e, forse non casualmente, proprio nell’ impianto più britannico del contesto peninsulare. Per il momento: alleluia!
SALVINI: “NON RIEMPIAMO L’ITALIA DI AFRICANI”
di Cristiano Tassinari
(tratto da “Saluzzo Oggi”, 15.9.2015)
Immaginiamo Matteo Salvini alla mattina davanti allo specchio, tutto preso dalla scelta della felpa giusta al posto giusto. Per venire a Saluzzo e fare una capatina sul Monviso, in questa sua “due giorni” cuneese tra venerdì sera e sabato, ha scelto quella più adatta, proprio con la scritta: “Monviso”. E la sua immagine se la saranno ritrovata in tanti, vista la quantità spropositata di fotografie e di selfie che Salvini ha dovuto scattare, per tutti, con grande disponibilità. “Se prendessi un euro per ogni foto, le casse della Lega sarebbero piene”, dice sorridendo. “Io sono una persona normale, un Salvini qualunque, non un genio come, invece, crede di essere qualcun altro”, dice lo stesso segretario della Lega, molto disponibile anche nei confronti dei giornalisti. E giù applausi. Salvini va sul palco della “cena leghista” di Saluzzo, venerdi sera, parla a braccio per 45 minuti (e dire che era circolata voce che non avrebbe fatto nessun discorso…) e oscura tutti: nessuno si fila nemmeno di striscio alcune vecchie glorie padane, come Borghezio o tantomeno Cota, e loro hanno la faccia lunga così, da gregari che non vinceranno più nemmeno una corsa. Un po’ di luce propria, almeno non del tutto riflessa, la guadagna Gianna Gancia, sempre molto elegante, a cui tutti danno baci e abbracci soprattutto per il suo recente matrimonio con Calderoli, assente alla serata di Saluzzo. 18 euro per la cena agli affamati simpatizzanti e militanti leghisti (quasi 600): antipasto con battuta di fassone, toma e noci, risotto mantecato, capocollo di maiale, chantilly di yogurt con geleè di fragole, gelato, caffè, ammazzacaffè, vini piemontesi e…il discorso di Salvini. Che attacca così: “Voglio un’Italia con meno burocrazia, meno tasse e meno immigrati. L’ho detto e lo ripeto: prendiamo solo i profughi che provengono dalle zone di guerra e, attualmente, ci sono solo tre zone di guerra: Libia, Siria e Eritrea. Sapete quanti libici, siriani e eritrei ci sono tra i 3042 immigrati del centro d’accoglienza di Catania? Due: un libico e un eritreo. Nessun siriano, quelli li prende tutti la Merkel! In compenso ci sono 96 immigrati del Bangladesh: è forse scoppiata la guerra in Bangladesh? Non mi risulta. Ci sono pure quattro indiani: ho proposto di scambiarli con i nostri due marò”. Apoteosi. Zenith di applausi. Salvini è un fiume in piena. “Tutta l’Africa non ci sta in Italia. Non possiamo svuotare l’Africa e riempire Cuneo di africani. Pensate a quando gli immigrati eravamo noi e gli italiani emigravano in Sudamerica: trovavano forse qualcuno che li ospitava in albergo, con colazione, pranzo, cena e parabola satellitare? Non credo proprio. Qualcuno si lamentava forse che non c’erano le lasagne? Non credo proprio. Pensateci: chi scappa dalla guerra è già felice di non essere più a rischio della vita, chi scappa dalla guerra non si lamenta delle lasagne”. Poi il leader della Lega si butta a capofitto sulla crisi e i problemi economici. “Occuperemo la sede del Ministero dell’Economia”, dice Salvini, “perchè dobbiamo far cancellare una schifezza come la Legge Fornero. Mi dispiace che sia piemontese, ma la sua riforma delle pensioni, che Renzi non ha cancellato, sta rovinando la vita a milioni di persone. E se il Parlamento dice che quest’anno si occuperà dei matrimoni gay e solo l’anno prossimo della Legge Fornero, io dico che c’è qualcosa che non va. I matrimoni gay non sono un’emergenza. Le pensioni si. Soprattutto per le donne, perchè così come stanno le cose adesso saranno le più penalizzate e potranno andare in pensione solo a 65 anni e 7 mesi. Ma vi sembra una cosa da paese civile?”. Salvini annuncia per l’8 novembre una grande manifestazione della Lega a Bologna, nel “cuore rosso” dell’Italia. Proprio dall’Emilia arriva la storia dell’azienda Faac, cancelli automatici, un’azienda che funziona, ereditata dalla Curia di Bologna, che ha subito licenziato 50 dipendenti della sede di Bergamo per aprire in Bulgaria. “Una vergogna!”, tuona Salvini. E snocciola la sua ricetta per migliorare l’Italia: “Abbassiamo le tasse, cancelliamo i terribili studi di settore che rovinano artigiani, commercianti e professionisti, chiudiamo tutte le inutili Prefetture, tassiamo e regolamentiamo la prostituzione, via lo stupido limite dei 999 euro per i pagamenti in contanti, via l’obbligo di pagare con il bancomat, togliamo i vincoli alle aziende, soprattutto a quelle agricole, così importanti qui in provincia di Cuneo, smettiamola con questa accoglienza buonista, controlliamo le false cooperative sociali che sfruttano i lavoratori stranieri, perchè le prime vittime sono proprio i lavoratori italiani in concorrenza con loro. La vicenda dei braccianti agricoli di Saluzzo? O del Meridione o della provincia di Milano? Un’immigrazione fuori controllo porta allo sfruttamento, allo schiavismo, al caporalato: non è possibile essere pagati 3 euro all’ora!”. Salvini si intenerisce soltanto un attimo, quando parla di figli e di famiglia. “Voglio un’Italia piena di culle, vorrei che gli italiani riprendessero a fare figli. Ma lo sapete perchè non li fanno più? Non perchè abbiamo disimparato come si fa, ma solo perchè avere un figlio costa caro. Perchè l’asilo costa, perchè il papà è un artigiano strangolato dalle tasse, perchè la mamma ha un lavoro precario e non sa se le rinnovano il contratto, perchè se vanno in banca a chiedere il mutuo per la casa, ridono loro in faccia. Ecco perchè gli italiani non fanno più figli. E allora cosa si può fare? Abbiamo guardato cosa succede in Francia, qui vicino a noi. I francesi hanno un tasso di natalità quasi il doppio degli italiani, e non è certo merito dei vini francesi: il merito è del fatto che tutti gli asili nido pubblici sono gratuiti per tutti i bambini fino ai due anni. Ecco perchè loro possono permettersi di fare più figli. Prendiamo esempio da loro! Ditelo a Renzi!”. E a proposito delle famiglie: “Io ho una bambina che sta per compiere tre anni e vorrei lasciarle un paese come mio padre l’ha lasciato a me. Ho amici della mia età che hanno figlie di 14-15 anni e quando, verso sera, sono in giro per Milano, vivono con l’angoscia, con il cellulare sempre acceso e, quando finalmente le ragazze tornano a casa, tirano un enorme sospiro di sollievo e ringraziano il Cielo: ‘Anche per oggi è andata bene’. Non va bene così, non possiamo vivere nel terrore che là fuori possa succedere qualcosa alle nostre figlie”. E giù applausi, sempre più scroscianti. Poi le note di Va’ Pensiero, l’orchestrina che suona brani vagamenti celtici e, il sabato mattina, il “pellegrinaggio politico” alla foce del Po e alle pendici del Monviso. E Salvini sembra sempre più in alto.