E’ TORNATA LA JUVE?

di Ezio Maletto
(SpazioJ)M.-City-Vs-Juve

“Sulle sponde del mio divano mi sono seduto e ho pianto”. Parafrasare il titolo del celeberrimo libro di Paulo Coelho sintetizza al meglio quanto occorso al Vs. scriba quando la meravigliosa traiettoria disegnata da A. Morata è culminata alle spalle dell’ incolpevole Hart.

Tutta la frustrazione cumulata per l’ orrendo inizio di campionato si è sciolta in poche lacrime liberatorie, non soltanto addebitabili all’ importanza della rete nell’ economia della gara, ma anche e soprattutto alla gioia per l’impennata di una zebra che, anziché smacchiarsi del tutto, ha voluto e saputo riemergere dalle proprie secche proprio nell’ occasione che avrebbe potuto mortificarne vieppiù ogni velleità di recuperare un’ autostima in pericolosa picchiata.

Consumata la commozione, è sopraggiunta la soddisfazione di aver violato l’ Etihad Stadium, inflitto il primo dispiacere stagionale agli Sky Blues ed aver assistito ad una buonissima prestazione di Madama; meno grandiosa di quanto i sacerdoti del risultato descriveranno, ma decisamente incoraggiante, specie in rapporto al valore dell’ avversario ed alle aspettative della vigilia, che solo per pietoso eufemismo si sarebbero potute definire modeste.

Ignoriamo, ma poco importa, quale divino afflato abbia indotto il transeunte inquilino della panca alla scelta di una formazione finalmente logica e di un assetto, il 4-4-2 “elastico”, che nella sua semplicità è sempre straordinariamente affidabile, ma in punta di fatto entrambe le opzioni si sono svelate idonee alla bisogna.

Al di là della sterile formuletta, però, la Juventus, superato l’ iniziale spavento procuratole dal sciagurato tentennamento di Sturaro ( il peggiore dei suoi ), ha destato subito l’ impressione di aver ritrovato la compattezza smarrita a Shangai ed i requisiti caratteriali necessari per dispensare al meglio i sacramenti prestipedatori attesi, quando la Champions League chiama le astanti alla celebrazione del proprio rito, ossia: attenzione, consapevolezza, velocità di pensiero e nella circolazione della palla, coraggio.

A volte basta poco per indirizzare le sorti di una partita o addirittura di una stagione. Quel poco è governato da imperscrutabili disegni che l’ umana ragionevolezza identifica come iattura o fortuna, secondo la convenienza del loro tratto; se al pronti-via la Signora fosse andata subito sotto nel punteggio, l’ eleganza dell’ abito nero indossato per la serata di gala avrebbe assunto la mesta tonalità di un lutto forse impossibile da rielaborare.

È successo invece quel che normalmente accade a rischio catastrofe smaltito. La vita appare più bella e meritevole di apprezzamento e rispetto, così, da quell’ attimo è nata una prestazione finalmente degna, nell’ ambito della quale i Citizens si sono arrovellati inutilmente per trovare il bandolo di una matassa costretti a dipanare lentamente attraverso uno stucchevole fraseggio per linee orizzontali.

Obbligato all’ unica soluzione praticabile, cioè la ricerca di sofisticate combinazioni nei paraggi dell’ area zebrata, il City ha talvolta fatto trillare un allarme che il monumentale Buffon, migliore in campo, ha sempre provveduto a spegnere con eccezionale prontezza.

L’ ottimo controllo della situazione, purtroppo, si è specchiato in una timidezza eccessiva in fase di contrattacco, contrassegnata da una carenza di idee apparsa inveterata sino a quando la seconda squadra di Manchester è riuscita ad animare il proprio pubblico con un goal che grava pesantemente, ed in tutti i sensi, sulle spalle di “Magilla” Chiellini, per il resto autore di una prestazione eccellente.

Anziché abbattersi, la Juve si è accesa immediatamente e la sua reazione, peraltro lucida, nella mezz’ ora che mancava al calcar del sipario ha prodotto tutto quello che per eccesso di prudenza era stato elargito con parsimonia in precedenza.

Mentre la difesa albionica, forse attonita, vedeva le streghe, l’ animo di un popolo si riscaldava alla luce di una fiamma forse ancora troppo flebile per diventare incendio, ma bastevolmente tenace per instillare in chi ha riso delle recenti cadute un’ inquietante preoccupazione.

Se la trasferta si è conclusa in gloria, gran merito deve essere ascritto ad un Cuadrado magnifico anche per l’ abnegazione profusa nei contesti di gioco a lui meno consoni. In talune circostanze ha addirittura richiamato alla memoria dei calciofili “diversamente”giovani le movenze di quel grandissimo padrone della fascia che fu Franco Causio, altrimenti detto il “barone”. Ricalcarne almeno parzialmente le orme dipenderà solo da lui, il talento non gli manca.

Ai fini della crescita collettiva è stato altresì importante che gli stoccatori designati abbiano riallacciato il feeling con la rete. Segnare dà morale e sicurezza, che per le punte sono puro ossigeno; così come il tracimante entusiasmo collettivo di fine giochi corroborerà la coesione di un gruppo alla ricerca di nuovi equilibri.

È andata. Ovviamente auspichiamo che la rondine inglese preannunci una nuova primavera domestica, perché non siamo pronti, ne mai lo saremo, ad un’ annata di piccolo cabotaggio.

Lo verificheremo prestissimo e, forse non casualmente, proprio nell’ impianto più britannico del contesto peninsulare. Per il momento: alleluia!

SALVINI: “NON RIEMPIAMO L’ITALIA DI AFRICANI”

di Cristiano Tassinari
salvini(tratto da “Saluzzo Oggi”, 15.9.2015)
Immaginiamo Matteo Salvini alla mattina davanti allo specchio, tutto preso dalla scelta della felpa giusta al posto giusto. Per venire a Saluzzo e fare una capatina sul Monviso, in questa sua “due giorni” cuneese tra venerdì sera e sabato, ha scelto quella più adatta, proprio con la scritta: “Monviso”. E la sua immagine se la saranno ritrovata in tanti, vista la quantità spropositata di fotografie e di selfie che Salvini ha dovuto scattare, per tutti, con grande disponibilità. “Se prendessi un euro per ogni foto, le casse della Lega sarebbero piene”, dice sorridendo. “Io sono una persona normale, un Salvini qualunque, non un genio come, invece, crede di essere qualcun altro”, dice lo stesso segretario della Lega, molto disponibile anche nei confronti dei giornalisti. E giù applausi. Salvini va sul palco della “cena leghista” di Saluzzo, venerdi sera, parla a braccio per 45 minuti (e dire che era circolata voce che non avrebbe fatto nessun discorso…) e oscura tutti: nessuno si fila nemmeno di striscio alcune vecchie glorie padane, come Borghezio o tantomeno Cota, e loro hanno la faccia lunga così, da gregari che non vinceranno più nemmeno una corsa. Un po’ di luce propria, almeno non del tutto riflessa, la guadagna Gianna Gancia, sempre molto elegante, a cui tutti danno baci e abbracci soprattutto per il suo recente matrimonio con Calderoli, assente alla serata di Saluzzo. 18 euro per la cena agli affamati simpatizzanti e militanti leghisti (quasi 600): antipasto con battuta di fassone, toma e noci, risotto mantecato, capocollo di maiale, chantilly di yogurt con geleè di fragole, gelato, caffè, ammazzacaffè, vini piemontesi e…il discorso di Salvini. Che attacca così: “Voglio un’Italia con meno burocrazia, meno tasse e meno immigrati. L’ho detto e lo ripeto: prendiamo solo i profughi che provengono dalle zone di guerra e, attualmente, ci sono solo tre zone di guerra: Libia, Siria e Eritrea. Sapete quanti libici, siriani e eritrei ci sono tra i 3042 immigrati del centro d’accoglienza di Catania? Due: un libico e un eritreo. Nessun siriano, quelli li prende tutti la Merkel! In compenso ci sono 96 immigrati del Bangladesh: è forse scoppiata la guerra in Bangladesh? Non mi risulta. Ci sono pure quattro indiani: ho proposto di scambiarli con i nostri due marò”. Apoteosi. Zenith di applausi. Salvini è un fiume in piena. “Tutta l’Africa non ci sta in Italia. Non possiamo svuotare l’Africa e riempire Cuneo di africani. Pensate a quando gli immigrati eravamo noi e gli italiani emigravano in Sudamerica: trovavano forse qualcuno che li ospitava in albergo, con colazione, pranzo, cena e parabola satellitare? Non credo proprio. Qualcuno si lamentava forse che non c’erano le lasagne? Non credo proprio. Pensateci: chi scappa dalla guerra è già felice di non essere più a rischio della vita, chi scappa dalla guerra non si lamenta delle lasagne”. Poi il leader della Lega si butta a capofitto sulla crisi e i problemi economici. “Occuperemo la sede del Ministero dell’Economia”, dice Salvini, “perchè dobbiamo far cancellare una schifezza come la Legge Fornero. Mi dispiace che sia piemontese, ma la sua riforma delle pensioni, che Renzi non ha cancellato, sta rovinando la vita a milioni di persone. E se il Parlamento dice che quest’anno si occuperà dei matrimoni gay e solo l’anno prossimo della Legge Fornero, io dico che c’è qualcosa che non va. I matrimoni gay non sono un’emergenza. Le pensioni si. Soprattutto per le donne, perchè così come stanno le cose adesso saranno le più penalizzate e potranno andare in pensione solo a 65 anni e 7 mesi. Ma vi sembra una cosa da paese civile?”. Salvini annuncia per l’8 novembre una grande manifestazione della Lega a Bologna, nel “cuore rosso” dell’Italia. Proprio dall’Emilia arriva la storia dell’azienda Faac, cancelli automatici, un’azienda che funziona, ereditata dalla Curia di Bologna, che ha subito licenziato 50 dipendenti della sede di Bergamo per aprire in Bulgaria. “Una vergogna!”, tuona Salvini. E snocciola la sua ricetta per migliorare l’Italia: “Abbassiamo le tasse, cancelliamo i terribili studi di settore che rovinano artigiani, commercianti e professionisti, chiudiamo tutte le inutili Prefetture, tassiamo e regolamentiamo la prostituzione, via lo stupido limite dei 999 euro per i pagamenti in contanti, via l’obbligo di pagare con il bancomat, togliamo i vincoli alle aziende, soprattutto a quelle agricole, così importanti qui in provincia di Cuneo, smettiamola con questa accoglienza buonista, controlliamo le false cooperative sociali che sfruttano i lavoratori stranieri, perchè le prime vittime sono proprio i lavoratori italiani in concorrenza con loro. La vicenda dei braccianti agricoli di Saluzzo?  O del Meridione o della provincia di Milano? Un’immigrazione fuori controllo porta allo sfruttamento, allo schiavismo, al caporalato: non è possibile essere pagati 3 euro all’ora!”. Salvini si intenerisce soltanto un attimo, quando parla di figli e di famiglia. “Voglio un’Italia piena di culle, vorrei che gli italiani riprendessero a fare figli. Ma lo sapete perchè non li fanno più? Non perchè abbiamo disimparato come si fa, ma solo perchè avere un figlio costa caro. Perchè l’asilo costa, perchè il papà è un artigiano strangolato dalle tasse, perchè la mamma ha un lavoro precario e non sa se le rinnovano il contratto, perchè se vanno in banca a chiedere il mutuo per la casa, ridono loro in faccia. Ecco perchè gli italiani non fanno più figli. E allora cosa si può fare? Abbiamo guardato cosa succede in Francia, qui vicino a noi. I francesi hanno un tasso di natalità quasi il doppio degli italiani, e non è certo merito dei vini francesi: il merito è del fatto che tutti gli asili nido pubblici sono gratuiti per tutti i bambini fino ai due anni. Ecco perchè loro possono permettersi di fare più figli. Prendiamo esempio da loro! Ditelo a Renzi!”. E a proposito delle famiglie: “Io ho una bambina che sta per compiere tre anni e vorrei lasciarle un paese come mio padre l’ha lasciato a me. Ho amici della mia età che hanno figlie di 14-15 anni e quando, verso sera, sono in giro per Milano, vivono con l’angoscia, con il cellulare sempre acceso e, quando finalmente le ragazze tornano a casa, tirano un enorme sospiro di sollievo e ringraziano il Cielo: ‘Anche per oggi è andata bene’. Non va bene così, non possiamo vivere nel terrore che là fuori possa succedere qualcosa alle nostre figlie”. E giù applausi, sempre più scroscianti. Poi le note di Va’ Pensiero, l’orchestrina che suona brani vagamenti celtici e, il sabato mattina, il “pellegrinaggio politico” alla foce del Po e alle pendici del Monviso. E Salvini sembra sempre più in alto.