LA CHAMPIONS “DEI RICCHI” E LA SUPERLEGA EUROPEA

I grandi club e le grandi televisioni a pagamento pensano già a nuovi scenari per il calcio intCHAMPIONS-777x437ernazionale. Visto che ormai lo sport è soltanto un esercizio ginnico al servizio del business, sempre più spesso sentiamo parlare della Superlega Europea (se ne parla almeno dall’inizio degli anni Duemila) e, addirittura, della Champions “per soli ricchi”. Sono i grandi club a lamentarsi, a volere sempre maggiori introiti, introiti che arrivano dagli sponsor, ma soprattutto dalle tv a pagamento, un po’ deluse dagli ultimi risultati (in Italia Mediaset ha speso per i diritti di esclusiva Champions ben 717 milioni, ricavandone solo 300 mila abbonati in più. Sky, senza la Champions, ha perso solo 46 mila abbonati) . E i “padroni del vapore” televisivo, che vogliono ancora investire nel dio football, potrebbero alla fine essere davvero decisivi per una nuova rivoluzione del calcio: dopo oltre 20 anni di Champions riservata non solo alle squadre campioni d’Europa (anzi, molte squadre campioni nazionali di piccoli paesi non sono nemmeno ammesse), ecco che si avvicina la Champions “per soli ricchi”. Come funzionerebbe? Facciamo un esempio: oltre alle prime quattro classificate di ogni campionato più importante (Italia, Inghilterra, Spagna, Germania e Francia), anche le escluse eccellenti – purchè di questi paesi – otterrebbero una wild card per partecipare comunque alla competizione. E in questo modo, seppur dalla porta di servizio, vi rientrerebbero – prendendo spunto da questa stagione – Milan, Inter e Manchester United, rimaste inopinatamente, ma meritatamente, fuori dalla Champions (per demeriti sportivi). Ma i demeriti sportivi – e, naturalmente, mi meriti – finiranno sempre più in secondo piano. Dal punto di vista dello sport, un’idea aberrante. Dal punto di vista dello spettacolo, un’idea eccitante. Poi, dagli ottavi di finale, via all’eliminazione diretta, ma senza “squadrette” come il Gent, la Dynamo Kiev e il Psv Eindhoven…

L’altra idea, ancora più rivoluzionaria, è la Superlega Europea. un vero e proprio campionato europeo a 20 squadre, con gironi di andata e ritorno: vince lo “scudetto” chi fa più punti. Semplice, no? Solo che al posto di una domenica con Juve-Frosinone, Chievo-Inter e  Milan-Udinese, troveremo in cartellone Juve-Arsenal, Barcellona-Inter e Milan-Paris St.Germain, e la settimana dopo Bayern-Juve, Inter-Liverpool e Real Madrid-Milan. Eccitante, no? Certo, ma sempre aberrante dal punto di vista sportivo. Anche in questo caso, i paesi big avranno 4 partecipanti (per noi: Milan, Juve, Inter sicure, poi chi? Napoli o Roma? Con quali criteri di scelta), in una vera e propria Superlega, già sperimentata con scarso successo italico nel rugby, un mondo decisamente meno campanilistico del calcio. E poi, i campionati nazionali? Sarebbero sviliti ancor di più (pensate ad una serie A senza Milan, Juve, Inter, Roma e Napoli) oppure sarebbe pià combattuo ed emozionante, dove finalmente Torino, Fiorentina e Sampdoria potrebbero vincere lo scudetto? Non conosco la risposta, ma sarebbe provare, almeno con un anno.  E se non funziona, tornare all’antico. Ma indietro non si torna, mai, in questo mondo. Sinceramente la Superlega mi sembra pura fantascienza (peccato, è la soluzione che più mi stuzzica), mentre la Champions “dei ricchi” mi sembra molto più fattibile. Grandi club e grandi televisioni, ne parlano, ne discutono, presto decideranno. Meglio essere già preparati a questa nuova rivoluzione. E le nazionali? Conteranno sempre meno, confinate solo al “giardino biennale” di Europei e Mondiali.