L’EUROPA SEMPRE PIU’ IN FIAMME. SERVE COESIONE E “REALISMO”

Dolore. Orrore. Sdegno. Il finimondo. Che brutto mondo. Tutti i giorni, tragedie. Dov’è il nostro Signore, così distratto, che permette che accada tutto ciò? Sono questi i pensieri che mi attraversano la mente e l’animo. Poi, bisogna ragionare lucidamente, almeno provarci. Io non sono uno stratega militare e nemmeno un esperto di politica internazionale, ma la mia opinione (come milioni di altre persone in tutto il mondo) ce l’ho, me la sono fatta. Purtroppo credo che gli attentati di Bruxelles, all’aeroporto e alla metropolitana, che al momento hanno causato almeno 28 vittime e un numero ancora imprecisato di feriti, non solo fossero largamente prevedibili, ma anche da mettere assolutamente nel conto (salatissimo) che i terroristi islamici di varie estrazioni ci stanno presentando da decenni. Dall’inizio del conflitto tra Israele e Palestina, dall’assalto palestinese alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972, dall’attentato all’aereo Pan Am a Lockerbie (1988), a mille altri attentati che forse persino la storia – e non soltanto noi – ha dimenticato. Questo per dire che l’Europa è già stata messa a fiamme e fuoco, non sono stati presi provvedimenti e già da un po’ si vedono gli effetti disastrosi di questo lassismo. Poi, certo, c’è stata l’escalation del Terrore: l’11 settembre 2001 a New York, il padre di tutti gli attentati terroristici, la madre di tutte le tragedie. E poi: Madrid, 11 marzo 2004. Londra, 7 luglio 2005 (una ragazza italiana morta nella metropolitana). Parigi, 13 novembre 2015 (una ragazza italiana uccisa al Bataclan). Bruxelles, 22 marzo 2016. E, in mezzo, tanti altri attentati, in Turchia soprattutto, tra Ankara e Istanbul. E altre tragedie in parti del mondo più lontane (dalla guerra in Siria alla Libia, dall’Egitto alla Tunisia, dal Mali alla Costa d’Avorio al Burkina Faso), talmente lontane da interessarci decisamente di meno. A meno che, come accadde al Museo del Bardo di Tunisi, non ci finiscano in mezzo i nostri connazionali. Attenzione, però: il terrorismo anche di “casa nostra” non è una novità: le autobombe e le valigette esplosive le mettevano anche gli irlandesi dell?Ira e i baschi dell’Eta, le Brigate Rosse e la Rote Armèe Fraktion preferiva le armi, ma i kamikaze li hanno inventati i giapponesi nella Seconda Guerra Mondiale, ma perfezionati proprio dagli arabi. In qualche modo, questo terrorismo “di cortile” è stato sconfitto, un po’ ovunque. In Italia abbiamo ridotto anche l’impatto criminale (non certo politico) delle Mafie. Non si può fare la stessa cosa con i tagliagola vestiti di nero? Solo perchè sono decisamente più pericolosi? Solo perchè fanno finta di essere ispirati dalla religione islamica? Ormai non abbiamo più niente da perdere. L’Europa è sempre più in fiamme, le sue istituzioni europee attaccate da vicinissimo e sempre più impotenti a trovare una soluzione: quella diplomatica è impossibile (ve li immaginati i colloqui di pace con il Califfo?), quella militare è molto pericolosa e per niente sicura di successo, anzi. E intanto le due superpotenze di un tempo che fu (e forse lo è ancora), Usa e Russia, un po’ se ne fregano, visto che la battaglia si gioca in Europa, lontano sia dalla Casa Bianca che dal Cremlino: Obama impegnato a fare il simpaticone sul lungomare di Cuba, Putin che fa il bello e il cattivo tempo in Siria e in Medioriente, appoggiando dittatori e tiranni, bombardando a destra, a manca e a vanvera, ottenendo pochi risultati concreti, se non utili per lui. In mezzo c’è pure l’ambiguissima Turchia, che flirta con l’Isis, odia i curdi (non degli stinchi di santo, a quanto pare) e ricatta l’intera Europa sul tema degli immigrati. Immigrati che, spesso, fanno rima con potenziali terroristi. E la Vecchia Europa (soprattutto la Francia, il Belgio, così piccolo e male organizzato, la Germania, ma ci siamo anche noi italiani coinvolti) si ritrova con il cerino che scotta in mano, incapace di reagire a quella che è una vera e propria invasione, nemmeno tanto silenziosa (basta ascoltare il sinistro suono dei kalashnikov dei terroristi). Come se ne esce da questa situazione? Non certo invocando la chiusura della frontiera (ormai è tardi, i buoi sono scappati da un pezzo…), ma con un atteggiamento finalmente duro e spietato da parte dei governi, costringendo Obama, Putin e lo stesso Cameron a smetterla di fare gli gnorri. Il terrore non giova a nessuno, nemmeno a loro. E pur non essendo un guerrafondaio, penso che dovremmo essere noi a doverci vendicare di questi attentati, non i terroristi a vendicarsi dell’arresto di un Salah Abdelsalah qualunque. Dobbiamo avere il coraggio “del fare” anziché l’inutilità “del parlare”. Sarà una guerra lunga e faticosa, verrà spazzato via anche il nostro inspiegabile buonismo (ce l’abbiamo tutti, credetemi), ma per tornare a vivere un po’ sereni e in pace, sicuri di poter andare almeno all’aeroporto e alla metropolitana senza rischiare di saltare in aria, dobbiamo fare (noi tutti, anche nella nostra vita di tutti i giorni) ricorso al “realismo” (per non dire “cattivismo”), essere brutti, sporchi e cattivi, anche noi, come loro, che sono i veri cattivi. Ma non per uccidere: solo per difenderci, per evitare di essere ammazzati, proprio qui, a casa nostra, sotto gli occhi dei nostri figli. E, intanto, in attesa  – chissà quando – di tempi più pacifici, rimane il dolore, lo sdegno, l’orrore. 12799403_10207617525987631_2017995786654996945_n