Le purghe di Erdogan nel dopo-golpe fallito in Turchia sono sempre più preoccupanti e inquietanti, e avvengono nel più completo silenzio di presunti avversari e presunti amici. Oltre a militari, politici, professori universitari, semplici dipendenti pubblici, le epurazioni e, peggio, gli arresti riguardano anche i giornalisti: sono ben 47 quelli arrestati (le foto qui sotto sono terribili: altro che giornalisti, sembrano trattati da terroristi!) e portati nelle patrie galera della Mezzaluna. Con quale imputazione? La stessa di sempre: scrivere male, e pensare peggio, del Sultano Erdogan. Lesa Maestà. E nessuno interviene, nemmeno la corte europea dei diritti dell’uomo (peraltro molto ridotti, in un paese che ha sospeso, a proprio piacimento, la convenzione sui diritti umani). Ma ce la siamo dimenticati la libertà di stampa? E, soprattutto, cosa provoca il soffocamento della libertà di stampa? Meglio intervenire, prima che la situazione diventi irrecuperabile e l’aria di Istanbul irrespirabile.
Mese: Luglio 2016
Quando i privilegiati danno ancora più fastidio….
La pubblicazione degli stipendi dei direttori Rai, pur nel segno di una apprezzabile trasparenza, non fa che aumentare il fastidio di certi privilegiati, pagati con i soldi pubblici, con i nostri soldi. Tenuto conto che uno stipendio da 300mila euro all’anno equivale a 25mila euro al mese, fate un po’ voi i conti, con i necessari paragoni con le nostre buste paga (se abbiamo la fortuna di avercela…). Io non faccio altro che ripubblicare questi dati sconcertanti, ben conscio che non dev’essere il professionista ad auto-abbassarsi il compenso, ma dev’essere il sistema stesso a prevedere un tetto per i salari dei manager pubblici. Cosa che, peraltro, dovrebbe già esistere. Ma, come spesso capita, fatta la legge…fatto l’inganno.
“Avete il dovere di difenderci…”.
di Luca Colantoni
“Tutti preoccupati dalla matrice dell’attentato di Monaco. Molti anche sollevati dal fatto che non siano islamici quelli che hanno sparato, ma un killer tedesco. Ma quando lo capirete che la matrice non c’entra assolutamente nulla? L’Is adesso sta facendo del terrorismo psicologico, fa leva sull’emulazione delle loro gesta e lo dimostrano i messaggi in Rete dei supporters dell’Isis che “applaudono” a queste stragi. La matrice non importa più. Anzi, così è anche peggio perché in qualche maniera lo Stato Islamico ha smosso i neuroni di tutti i depressi, repressi, arrabbiati con il mondo intero, gente in cura, psicopatici vari ed eventuali e spera che questi, ovunque essi siano nel mondo, prendano una pistola, un coltello, un camion, e uccidano qualcuno. E’ ora di difenderci seriamente spendendo dei soldi, e tanti, per alzare il livello di guardia, ma bisogna farlo senza ricorrere a inutili battaglie politiche, inutili discussioni dei partiti del “sì, però”, senza pensare all’integrazione, alla religione, a fare un torto a qualcuno, non è quello il problema vero, ma quello già descritto poco fa. Basta parlare, serve agire e a chiederlo sono quelle donne, quegli uomini e quei bambini innocenti che, ormai con maledetta regolarità, restano morti sull’asfalto… siamo in guerra, volete capirlo? Avete il dovere di difenderci…!!!!”
Vogliamo una Turchia democratica
Comunque la pensiate, dopo il fallito colpo di stato a Istanbul e Ankara, noi vogliamo una Turchia democratica. Con o senza Erdogan. Anche se, probabilmente, sarebbe meglio senza Erdogan. Ma il popolo turco – lo stesso che lo ha contestato pesantemente in piazza Taksim – è sceso in strada per appoggiare il suo presidente, democraticamente eletto. La parole “golpe militare” non piace a nessuno di questi tempi e la paura di stare peggio di prima ha avuto il sopravvento. E ora aspettiamoci la dura repressione, già cominciata, da parte di Erdogan. Riprendendo il concetto iniziale, comunque la pensiate, noi voglia una Turchia democratica. Solo allora potrà entrare in Europa.
E adesso cosa facciamo?
Non ho avuto nemmeno il tempo di scrivere qualcosa sulla terribile disgrazia dei due treni che si sono scontrati su quel maledetto binario unico in provincia di Bari (Dio, dove sei?), che incombe subito una notizia anche più terribile: l’ennesima strage di matrice terroristica islamica, la sera del 14 luglio, sul lungomare di Nizza. Un camion guidato dall’autista-assassino, l’ennesimo Mohamed dei nostri giorni malati, lanciato a folle velocità contro la folle di turisti, poi raffiche di mitra, un attentato mirato, organizzato con struttura militare, pianificato nei minimi dettagli, in una data simbolica – Festa Nazionale in Francia -, distruggendo 84 vite incolpevoli e innocenti (tanti bambini), senza badare a nazionalità e religione. Una follia omicida che ci portando verso il baratro della rassegnazione. E l’immobilismo dei Grandi della Terra è altrettanto terribile. Ma poi ci domandiamo: come facciamo, in concreto, a fermare questi bastardi? Più li bombardi (poco, a dire il vero, e pure con un certo inspiegabile ritegno) e poi loro fanno attentati. Fino a quando? Fino a quando reggeremo questa sfida che, se non cambia tutto, ci vedrà sicuramente soccombere? E adesso cosa facciamo? Ci chiudiamo in casa e non andiamo più da nessuna parte per paura dei terroristi? E’ così che la vediamo la nostra vita? O, peggio, arriveranno anche nelle nostre città, anche nei nostri paesi, i tagliagole con le loro camionette della morte? Se non vogliamo ridurci cosi, è ora di darci una mossa. Una volta per tutte.
Tanti saluti a Pellè….
Finora non mi ero ancora espresso sugli Europei di calcio 2016, vinti a sorpresa dal Portogallo. Ha meritato? Per molti no, anzi: l’Italia di Conte avrebbe fatto sicuramente meglio, avrebbe potuto addirittura vincere. Però, sul campo, vincono solo quello che vincono davvero. E a noi, dopo un buon Europeo (con tanta farina di Conte…), sono stati ancora una volta fatali i calci di rigori, contro la Germania. Uno, molto brutto, l’ha tirato e sbagliato Graziano Pellè, modesto centravanti baciato in fronte più dalla bellezza che dal talento…e dopo il rigore sbagliato, se ne va in Cina a guadagnare una marea di soldi. Buon per lui. Ma che non si faccia più rivedere in nazionale, per favore. E, non dimentichiamolo: l’unico campione, stavolta, è il Portogallo.
LA NOSTRA NUOVA COMMEDIA….COMING SOON!!!!
PROSSIMAMENTE NEL VOSTRO TEATRO PREFERITO!
DI GUALTIERO PAPURELLO, CRISTIANO TASSINARI, LUCA BERTALOTTI E ERICA MARIA DEL ZOTTO.
REGIA DI ERICA MARIA DEL ZOTTO
TECNICO AUDIO-LUCI: VALTER VARESCO
CON:
CATERINA FERA
Terrorismo e paura al tempo dei social network
Mi dispiace doverlo fare, ma credo che stavolta abbia ragione Vittorio Feltri: non abbiamo ancora abbastanza paura! La notizia del terribile attentato di Dacca, 9 italiani assassinati brutalmente in un ristorante della capitale del Bangladesh solo “perchè non sapevano il Corano”, è stata trattata dalla stragrande maggioranza dei “social-opinionisti” come un quasi naturale incidente di percorso: ho visto post terrificanti con scritto “Che cavolo ci vanno a fare in Bangladesh?”, oppure “Cosi imparano a sfruttare i lavoratori locali”, fino all’ironia più fuoriluogo del mondo: “Oggi vado a comprarmi il Corano, può sempre venire utile”. Incredibile. A me è capitato addirittura di aver messo sul mio profilo personale di Facebook la bandiera italiana listata a lutto e un genio mi ha cosi apostrofato: “Che fai? Gufi per la partita?”, inconsapevole di quello che stava accadendo nel mondo, a parte il suo mondo calcistico proiettato verso un Italia-Germania capitata in contemporanea con la strage di Dacca. Ecco, il problema: non abbiamo abbastanza paura, perchè anche questo attentato è accaduto troppo lontano, con connazionali che un po’ se la sono cercata – questa la terribile sensazione che ho avuto – vivendo in un paese così pericoloso. O sbaglio? Per fortuna, ci sono anche le testimonianze sincere di cordoglio e di sgomento di fronte ad un fatto del genere.
Ammettiamolo: se non ci fossero state vittime italiane, sarebbe stato l’ennesimo massacro in una zona disperata del mondo, e lontana anni luce da noi e dalla nostra tranquilla e mediocre quotidianità. Un po’ come la strage di Orlando, in un locale gay, in un paese, l’America, che fa circolare liberamente pistole e ogni genere di armi. Un po’ se la sono cercata, vero?
Maledetti pregiudizi. Chissà in quale fossa comune ci porteranno. E intanto c’è chi, come “Libero”, scrive che siamo noi che paghiamo chi ci ammazza (noi compriamo le rose dai bengalesi, i quali mandano i nostri soldi a casa e con quelli finanziano il terrorismo: percorso un po’ cervellotico, ma non così improbabile…) e chi ribadisce che non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani. Abbiamo paura? Certo. Ma non abbastanza paura. Le cose che ci fanno paura sono quelle che accadono a noi vicine: Parigi, Bruxelles. Dove ognuno di noi potrebbe capitare, per caso, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Già Istanbul fa meno paura, vero? Basta non andarci. Figuriamoci Dacca. E che cavolo ci vanno a fare in Bangladesh? Magari a lavorare, visto che è sempre più difficile farlo nella nostra bella Italia. Ma non abbiamo abbastanza paura. E’ per questo che ci sono ancora ampi fiumi di pietismo e di buonismo, un po’ dappertutto, anche a livello politico. Non abbiamo ancora abbastanza paura, almeno non sotto casa nostra.
Speriamo di non averne mai più di così. Potrebbe essere troppo tardi. Persino per scrivere l’ultimo post.
P.s. Ho scritto quello che penso di questa vicenda, e francamente non ho una soluzione, ma certo non è il buonismo.
A meno che….a meno che non siamo tutti solo “cavie umane”, come scrive Gabriele Sannino nel precedente, inquietante articolo, qui su Pensiero Libero.
E se fossero cavie umane?
di Gabriele Sannino
www.pensieroliberomgo.it
Il 12 giugno 2016 uno squilibrato di nome Omar Mateen entra in locale gay della Florida – il Pulse, ad Orlando – uccidendo 49 persone e ferendone 53.
Mateen verrà ucciso nel blitz dalla polizia.
La strage di Orlando è la più grave strage commessa con armi fa fuoco negli Stati Uniti, e sconvolge il paese in un momento di campagna elettorale in cui uno dei candidati – la democratica Hillary Clinton – è da sempre contraria alla distribuzione popolare delle armi (cosa sancita dal secondo emendamento della Costituzione degli USA).
Omar Mateen è un cittadino americano incensurato, che si convertirà all’ISIS qualche ora prima dell’attentato, cosa che farà esultare l’organizzazione terroristica per un qualcosa che le è capitato semplicemente… “dall’alto”.
Stavolta il pretesto ideologico sarà l’omofobia provata da un ragazzo confuso sessualmente: altre volte invece sarà il razzismo, l’odio antiabortista, l’antisemitismo e via discorrendo.
Il giorno prima, nella stessa città, un uomo entra armato in un teatro e uccide con una pistola a sangue freddo e davanti a tutti Christina Grimmie, vincitrice nel 2014 del concorso canoro “The voice”.
Il 14 giugno del 2016, ancora, il 25 enne Larossi Abballa uccide con nove coltellate a Parigi al grido di “Allah è grande” un vice comandante di polizia giudiziaria e sua moglie, anch’essa poliziotta. L’uomo prenderà in ostaggio il loro figlio di appena tre anni, Mathieu, fino all’arrivo di squadre speciali che puntualmente lo uccideranno.
Dulcis in fundo – si fa per dire – un altro psicopatico – il 52 enne Tommy Mair – pochi giorni prima del 23 giugno, ovvero prima dell’importantissimo referendum per la Gran Bretagna per rimanere o meno all’interno dell’UE – uccide la deputata europeista e laburista Jo Cox al grido “Britain first” – ovvero “prima la Bretagna” – suscitando sgomento e orrore in tutto il paese e influenzandone emotivamente il risultato.
Tutti questi episodi sono solo gli ultimi di una lunghissima sequela dove uno psicopatico uccide all’improvviso destando orrore. E ciò ormai accade non solo nell’armatissima America, ma anche in Europa e nel caldo Medio Oriente, nei paesi cioè dove sono sorte delle guerriglie.
Sotto i colpi di psicopatici – se ci pensate bene – sono morti e moriranno ancora Presidenti, cantanti, attori, diplomatici, leader di ogni genere e finanche persone comuni.
Il filo rosso, in sostanza, è il seguente: abbiamo un uomo disturbato – spesso addirittura già attenzionato, se non rinchiuso da qualche parte – che improvvisamente diventa libero e uccide in modo spettacolare personaggi di medio ma anche di gran rilievo, spesso influenzando emotivamente un gran numero di persone.
La domanda a un certo punto sorge spontanea: e se queste persone fossero armate, in qualche modo?
O meglio: e se fossero rese “disturbate” per compiere determinate attenzioni dimostrative… utili ai veri poteri?
Il progetto MKULTRA era il nome in codice dato a un programma illegale e clandestino di esperimenti sugli esseri umani portato avanti dalla CIA (il servizio di intelligence degli Stati Uniti d’America) durante gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo, che aveva come scopo quello di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone (il cosiddetto controllo mentale).
Il progetto MKULTRA o Mk-Ultra fu ordinato dal direttore della CIA Allen Dulles il 13 aprile 1953, al fine di contrastare gli studi russi e cinesi sul cosiddetto controllo mentale (mind control).
Questa tecnica avrebbe dovuto portare numerosi vantaggi, come ad esempio la creazione di assassiniinconsapevoli o il controllo mentale di leader stranieri scomodi.
Il progetto – e questa è storia, non complottismo! – sarebbe stato sovvenzionato per un totale di 25 milioni di dollari coinvolgendo istituzioni, università e addirittura ospedali.
Gli esperimenti consistevano in torture psicologiche atte a sviluppare sdoppiamenti della personalità, disturbi che potevano essere attivati con una parola o gesto “codice” che creavano immediatamente obbedienza o spietatezza, a seconda del risultato che si voleva ottenere.
Molto spesso si prendevano delle persone che erano già problematiche, in quanto con loro si poteva lavorare ancora meglio e in modo più veloce.
Il progetto MKULTRA venne portato all’attenzione del pubblico nel 1975, anche se gli esperimenti – almeno secondo la versione ufficiale – terminarono nel 1973.
Il film “Va e uccidi” del 1962 e “The Manchurian Candidate” del 2004 spiegano egregiamente queste realtà: entrambi tratti dal libro omonimo “The Manchurian Candidate”, il primo affronta gli esperimenti avvenuti durante la Guerra Fredda, il secondo ai tempi dell’operazione Desert Storm in Iraq nel 1991.
Insomma, i due film rappresentano un vero e proprio continuum cinematografico, al di là della fine ufficiale degli esperimenti – ripeto – avvenuta negli anni ‘70.
L’ultimo film, in particolare, vede protagonista una squadra di marines americani che, nel mentre di un attacco notturno da chissà dove, in realtà viene sottoposta a un vero e proprio lavaggio del cervello, cosa che renderà eroe un elemento della stessa – il sergente Raymond Shaw – il quale, senza ricordarsi, avrà salvato tutti i commilitoni, e per questo suo atto di eroismo sarà successivamente candidato a Vice Presidente degli Stati Uniti d’America.
Il capitano della squadra sopravvissuto a quella notte, Bennet Marco – gli altri si suicideranno o moriranno in circostanze misteriose – scoprirà un microchip dietro la schiena, e avvertirà immediatamente il sergente.
Una volta scoperta la manipolazione mentale che fa compiere al Vice Presidente ben due omicidi “scomodi”, Bennet sarà usato dalla madre dello stesso Vice per uccidere il rivale politico del figlio durante un comizio, ma la parziale liberazione dell’uomo da questi “incantesimi” farà sì che alla fine colpirà – su input di quest’ultimo, che soffriva troppo – proprio l’ex sergente Raymond Shaw e sua madre, determinandone la morte.
Alla fine la Manchurian Global – la società collegata a una parte del governo e ai servizi che effettuava questi esperimenti per creare cavie umane – verrà smascherata e il capitano salvato.
Ritornando alla nostra attualità, ci si può e deve chiedere: perché tutti questi disturbati – anche oggi – non possono essere prodotto di questi esperimenti, magari diffusi ormai tanto in Europa quanto negli Stati Uniti?
Chi ci può assicurare il contrario? Ripeto, parliamo di omicidi spesso eccellenti, che devono produrre un determinato risultato politico, economico o sociale.
Perfino guerriglie come l’ISIS potrebbero – anzi sicuramente lo sono! – essere composte da uomini che hanno subito questo tipo di trattamenti tanto da arrivare… a farsi esplodere!
Certo, c’è sicuramente l’effetto gregge, ma i disturbi psichiatrici tra i terroristi dell’ISIS sono palesi a tutti, perfino ai musulmani, alias le loro prime vittime.
Insomma, al di là della guerriglia o del singolo terrorista, forse il terrore ha davvero una matrice diversa da ciò che pensiamo, origine che è molto lontana dalla “follia spontanea” che tutti noi comunemente immaginiamo.