Mentre in America stanno per decidere quale sia il male minore (Trump o Hillary?) per il loro futuro e noi ci dibattiamo tentando di capire qualcosa sul referendum costituzionale del 4 dicembre (SI o NO?), dalle pieghe della cronaca (rosa o nera?) ritorna in copertina nientepopodimenoche Fabrizio Corona. L’ex galeotto più famoso d’Italia, ad un passo dalla redenzione, è finito ancora una volta nei guai, ancora una volta in galera. Ancora una volta per una questione di soldi: non estorsione, ma “semplici” guadagni (in bianco o in nero? che domanda!) frutti di ospitate in discoteca e locali vari, da quando ha ottenuto il permesso per farle. Un bel gruzzolo: un milione e 700 mila euro, pare. Nascosti nel controsoffitto della sua casa. E adesso gli inquirenti – la squadra Mobile della Questura di Milano – stanno cercando un altro “tesoretto” da circa un milione di euro, che sarebbe nascosto in qualche banca di uno sperduto villaggio dell’Austria. Per evitare fisco e Guardia di Finanza, s’intende.
E cosi, per colpa di questa ennesima marachella, il Tribunale di Milano gli ha revocato l’affidamento in prova ai servizi sociali. Un altro brutto colpo per Fabrizio Corona, che dopo due anni e mezzo di galera, un soggiorno nella comunità del mitico Don Mazzi e una autobiografia dal titolo “Mea Culpa”, sperava proprio di poter tornare alla vita di prima (certo meno mondana, per spegnere il “diavolo” che c’è in me: parole sue) e lanciarsi nel mondo dell’editoria. Tutto bloccato. Come nel Monopoli: vai in prigione senza passare dal via!
Lungi da noi l’idea di vittimizzare Corona – personaggio invero ben poco simpatico, soprattutto nella sua versione patinata dell’apoteosi dell’uomo (non) qualunque -, ma è vero che si nota un certo accanimento giudiziario e mediatico nei suoi confronti. Certo, non uno stinco di santo. Ma nemmeno il peggior criminale d’Italia, come altri – con ben altri reati sul groppone – che si godono ancora la libertà, impuniti. Deve aver dato fastidio a qualcuno, a qualche pezzo grosso, Corona: con la sua faccia tosta e le sue foto indiscrete.
Del resto, Al Capone finì in galera per evasione fiscale, non perchè era il capo della mafia americana. Corona ci finisce per un po’ di “nero”, quello che “fan tutti”, per abitudine e, di questi tempi, per necessità. Ben venga la severità e la certezza della pena sempre invocata. Ma con tutti. Non soltanto con il primo bullo televisivo che capita. Altrimenti è troppo facile. Altrimenti è sbagliato.