SIAMO TUTTI GORINO. NON PROPRIO TUTTI, DAI. CI SONO ANCHE AGLI ABITANTI DI BUONISTOPOLI

Innanzitutto, qui gli unici che potrebbero raccontarci come sono andare veramente le cose sono gli abitanti di Gorino, frazione del comune di Goro, in provincia di Ferrara e lo stesso piccolo gruppo – pare solo una ventina di donne e bambini – di profughi che, una volta arrivati in paese, avrebbero dovuto alloggiare nell’ostello. Una normale forma di accoglienza, dove il “normale” lo è diventato da quando ogni angolo del nostro paese, dei nostri paesi, è diventato un campo “di concentramento” e transito – perdonatemi l’espressione, ma temo calzante – per i tanti disperati che scappano o dalla guerra, o dall’Isis, o da dittature o da bombe (anche americano-russe) o, semplicemente, da una situazione economica disastrosa, senza futuro. Io sto dalla parte della popolazione di Gorino. Qualcuno, prima o poi, l’avrebbe fatto, l’avrebbe dovuto fare. La tensione sociale è ormai alle stelle, serviva un segnale forte, arrivato in maniera casuale, spontanea, non organizzata, quindi si tratta di un segnale più autentico, più vero. Come un urlo nella campagna ferrarese: “Non ne possiamo più!”. Come potrebbero urlarlo dappertutto, in tutta Italia. Dove li mettiamo questi poveri Cristi? Non lo siamo già anche noi, poveri Cristi (fatte le dovute proporzioni)? Se lo domandano in tanti, in questo complicato periodo storico.
Se lo domandano tutti, tranne gli abitanti sempre numerosi e rumorosi di Buonistopoli, ai quali piace garantire l’accoglienza (privati e cooperative) non esattamente gratuita (perché lo Stato paga per far accogliere gli immigrati!) e garantirsi il loro futuro Paradiso personale. E io, personalmente, non ce l’ho con questi disperati che cercano solo migliori condizioni di vita e un futuro migliore, anche a costo di crearselo in un paese lontano dal loro. Al loro posto farei la stessa cosa, come migliaia di italiani – ce lo ricordiamo, si – hanno fatto in un passato nemmeno troppo lontano e, per certi versi, stanno riprendendo a fare, visto che questo paese offre ben poco a chi resta. O no?
Io ce l’ho con chi, politici in testa e buonisti subito dietro, permettono che tutto questo “gioco al massacro”, tutta questa “bontà ad orologeria”, sia a favore – quasi come un piccolo grande privilegio – solo di chi viene da fuori, da chi ha lo statuto di “richiedente asilo politico”. Loro in hotel, noi a dormire in macchina, senza un soldo. Capita. Ma non è colpa dei profughi. E’ colpa di chi permette tutto ciò. A che pro? Umana accoglienza? Magari fosse così, ma non credo. La situazione è esplosiva. Uno Stato come l’Italia dovrebbe innanzitutto tutelare gli italiani. Altrimenti è inutile andare a votare per cambiare la Costituzione che, per chi non riesce ad arrivare a fine mese, è davvero un concetto astratto, astrattissimo. Purtroppo, già da un po’, è iniziata la Terza Guerra Mondiale. La guerra tra poveri. gorino-675-2

Una foto, una storia. Anzi, due.

Guardando questa fotografia di due giovani e forse scapestrati studenti, viene da pensare una cosa ai limite dell’impossibile: “Possibile che uno di questi due ragazzi, un giorno, possa diventare Presidente degli Stati Uniti d’America?”. Per chi non li avesse riconosciuti, i due studentelli sono Bill Clinton e Hillary Diane Rodham, nei loro anni di Università, alle fine degli anni ’60, quando si conobbero, si innamorarono l’uno dell’altra e delle loro reciproche battaglie, politiche e sociali, lui in politica, lei come avvocato.
Tutto bene, una grande storia (anzi, due) testimoniata da una foto che, con il tempo, ha acquisito un grande valore. Eh già, perchè non solo uno dei due studenti qui ritratti + diventato Presidente degli Stati Uniti d’America (Bill Clinton), ma anche perchè la legittima consorte (che qualche pubblica umiliazione l’ha pure dovuta subire) può diventare anch’ella Presidente, la prima donna della Storia. Quella con la S maiuscola. Chissà se quei due ragazzi, immortali in questa storia, l’avrebbero mai anche solo lontanamente immaginato. 2 bill-e-hillary-university