Non ci sono parole per esprimere la disperazione della famiglia di Fabrizia Di Lorenzo, alla notizia dell’attentato del camion assassino al mercatino di Natale di Berlino. La ragazza, originaria di Sulmona (L’Aquila), aveva studiato e lavorava in Germania, uno dei tanti “cervelli in fuga” dall’Italia per bisogno di lavorare, di sopravvivere, di vivere. Ma quella sua voglia di vivere, quel suo sorriso, è stato spento per sempre dalla follia umana. Non è l’ultima e non sarà la prima vittima del fanatismo. Cerchiamo di non dimenticarla troppo in fretta. Cerchiamo di fare qualcosa per fermare questa ondata di odio disumano.
Mese: Dicembre 2016
LUDOPATIA: LA VITA DI TUTTI I GIORNI E’ UNA TENTAZIONE
Il direttore commerciale del Saint Vincent Resort & Casinò, Marco Fiore, da 35 anni è testimone dei cambiamenti epocali del gioco d’azzardo e ci spiega. “Noi casinò siamo controllatissimi. L’ingresso è gratuito, ma siamo costretti per legge a registrare tutti i clienti che entrano al casinò. E succede spesso di doverne respingere qualcuno, se la famiglia ci ha contattati per evitare che il loro parente continui a rovinarsi con il gioco. In quel caso la segnalazione è estesa a tutti i casinò e il giocatore non può più entrare da nessuna parte. Crediamo di fare un favore e lui stesso e alla famiglia. Ma a volte accadono situazioni spiacevoli…è chiaro che se il giocatore in questione non può più entrare in nessun casinò d’Italia, o va all’estero oppure si accontenta dei surrogati: le sale da gioco, i bar con i videopoker, internet. E lì non ci sono esattamente gli stessi controlli….”.
E’ evidente, quindi, che il baricentro del rischio si è spostato dai casinò alle strutture periferiche, dove minori sono i controlli e maggiore è il “mucchio selvaggio” dei potenziali giocatori: per andare al casinò, infatti, bisogna prendere l’auto, fare centinaia di chilometri, prenotare un albergo, troppo complicato per i giocatori che si credono “occasionali”. Per divertirsi – e magari vincere qualcosa, pensano – può andare benissimo anche un sito internet, comodamente da casa, oppure la sala giochi nella piazza del paese o persino il bar Sport dietro l’angolo, con due belle slot machine di quelle che per vincere devi tirare la manovella e sperare in un tris di ciliegie. Si assottiglia il pacchetto dei giocatori da casinò, si ingrossano le fila dei giocatori “occasionali”: operai alla fine del turno, pensionati che ammazzano il tempo, casalinghe che uccidono la noia. Il vizio del gioco è trasversale, senza limiti di età e barriere sociali, al Nord come al Sud. E tutti corrono il rischio di rovinarsi, se stessi e le loro famiglie. Per lavoro ho intervistato diversi ex giocatori che hanno iniziato proprio cosi, giocando ogni tanto, con piccole perdite, un po’ di moneta, poi dieci, venti, cinquanta euro. Tutti convinti, come i fumatori, di riuscire a smettere quando vogliono. E invece…. E invece poi finiscono nei gruppi di “giocatori anonimi”, sedute psicologiche per curarsi, per uscire dal tunnel, proprio come chi è alcolizzato o tossicodipendente. Mandando in frantumi non solo i propri conti correnti, ma anche i propri affetti: matrimoni spezzati, famiglie devastate, amicizie dimenticate. E tutto per un qualcosa, il gioco d’azzardo “casalingo”, assolutamente legale, dove addirittura lo Stato ci guadagna, eccome. Per non parlare poi delle scommesse, ma quello è un altro mondo.
Lungi da noi l’idea di voler demonizzare tutto il mondo del gioco d’azzardo a 360 gradi, ma è evidente che i controlli di garanzia (e di tutela dei giocatori) che spettano ai casinò debbono essere estesi anche agli altri luoghi a rischio: le sale giochi, i bar con i videopoker, internet, le stesse sale scommesse. E non basta che lo Stato cerchi di tamponare con le ordinanze di un sindaco qua e uno di là sul fatto che la sala giochi deve essere a più di cento metri di distanza dalla scuola. Magari, poi, è troppo vicina ad un centro anziani, e il rischio è ancora maggiore….
Servono maggiori controlli, tanto per cominciare. Tanto per non crescere una generazione di “malati di gioco”. E nel frattempo, non possiamo che sperare – difficile, ma non impossibile – che i giocatori occasionali diventati incalliti scoprano un qualche divertimento più sano e più consapevole.
TUTTI ALLO SKYWAY MONTE BIANCO!
di Cristiano TassinariLa grande bellezza di Saint Vincent permette alla città del casinò di non essere affatto gelosa delle altre splendide località della Valle d’Aosta, anzi: dalla vicinanza con le piste di sci più belle e con le montagne piu spettacolari, St.Vincent trae ispirazione per nuove opportunità turistiche. Lo fa sicuramente il St.Vincent Resort & Casinò: agli ospiti del Grand Hotel Billia viene offerta la grande occasione su un piatto d’argento: una visita mozzafiato e irrinunciabile allo Skyway Montebianco, giustamente definita l’ottava meraviglia del mondo. Che ci porterà – perchè ci stiamo andando anche noi! – sempre più in alto, fino ai 3462 metri (o 3466 metri, a seconda dei cartelli) di Punta Helbronner, dedicata all’ingegnere e alpinista francese Paul Helbronner, proprio nel cuore delle Alpi, le Alpi Graie, incastonata all’ombra del Monte Bianco. Anche se poi, di ombra, in realtà, ne abbiamo trovata poca: abbiamo avuto la fortuna di incontrare una bellissima giornata di sole, che ha baciato in fronte la nostra spedizione turistica.
Tragitto St.Vincent-Courmayeur in mezzoretta di autostrada e, nemmeno il tempo di rendercene conto, ci troviamo già alla base di partenza dello Skyway Montebianco.
Operativa da fine maggio 2015, la nuova funivia sul Monte Bianco è un capolavoro architettonico e ingegneristico pari soltanto al capolavoro della natura che ci sta attorno: dalla stazione di partenza di Pontal d’Entreves (quota 1300 metri) – con questa cabina panoramica – si sale subito alla stazione intermedia, Pavillon du Mont Frety, e poi all’ultima, quella più in alto, di Punta Helbronner. Da qui siamo praticamente i nuovi vicini di casa del Dente del Gigante (vista la forma, si capisce bene il perche del nome) e i coinquilini – noi e molti altri turisti – del Cervino, del Monte Rosa e del Gran Paradiso, tanto per citare le cime piu famose, tutte ben visibili e identificabili con il loro inconfondibile DNA bianco.
Il nostro stupore, in mezzo a cotanta natura, è genuino: non fa nemmeno freddo, il sole batte forte, siamo oltre gli zero gradi, pensate: a 3466 metri! E allora, da questa fantastica terrazza d’Europa, ispirata alla forma di un cristallo, potremmo mai perdere l’occasione per una bella intervista.
Lo Skyway Montebianco è una meraviglia anche in fatto di numeri: un dislivello di oltre 2000 metri, 4 anni di lavori, 100 e passa milioni di euro di costo,.centinaia di operai imbragati come alpinisti, al lavoro anche con 20 gradi sottozero! Tutto questo già spiega a sufficienza la maestosità dell’opera. Tutta made in Italy, dalla progettazione alla realizzazione. I vicini francese, dalla parte di Chamonix, rosicano. La grandeur è italiana.
Le linee architettoniche, tanto vetro e tanto acciaio e forme disegnate seguendo il vento che soffia, la neve che cade e le valanghe in agguato, rendono questa strepitosa infrastruttura un’opera d’arte quanto mai sicura e affidabile. E ci può far cullare durante la rotazione – dolcemente impercettibile – a 360° delle cabine panoramiche, in modo da poter abbracciare il paesaggio nella sua orgogliosa interezza. Della rotazione – nei 4 minuti e mezzo del primo tratto e nei sei minuti del secondo tratto – te ne accorgi soltanto perchè nella cabina cambia il vicino di posto, anche lui, anche noi, protagonisti consapevoli e fluttuanti in questo spazio temporale così naturale, attraverso lo schermo di questa cabina vetrata che sembra un portapillole e invece porta…i turisti, 80 alla volta, 800 all’ora, di punta.
E poi è già tempo di scendere, all’avveniristico Pavillion – che sembra una stazione spaziale -, ultima fermata prima dei piedi per terra, è già tempo di uno sprizz, di uno stuzzichino, di un po’ di relax, di una passeggiata nella neve, di tirarsi le palle di neve, persino di fare un’intervista seduti nel bianco che più bianco non si può.
lo facciamo a cuor leggero, non siamo affatto tristi, tanto siamo convinti di poterci tornare presto. E se lo chiedete agli amici del Saint Vincent Resort & Casinò, vi riportano su di nuovo anche domani. Promesso!
E, insieme agli auguri di Buone Feste, dalla vetta dello Skyway Montebianco non potevamo che gettare lo sguardo e allargare gli orizzonti verso i prossimi, futuri eventi del Saint Vincent Resort & Casino’
Il popolo sovrano ha detto NO!
Con un plebiscito attorno al 60%, il popolo sovrano italiano a respinto al mittente la riforma costituzionale proposta dal governo-Renzi. Credo che, in realtà – come hanno affermato autorevoli commentatori politici – agli italiani fregasse ben poco del cambiamento della Costituzione Italiana, che sta lì da 70 anni e per quanto ci riguarda può rimanerci altri cento. E’ evidente che si trattava di un voto PER Renzi o CONTRO Renzi. E poichè è stato un vero e proprio esame per il governo, per la prima volta chiamato al confronto elettorale diretto, è evidente che gli elettori hanno votato in base alla propria pancia e alle proprie tasche, ponendo in primo piano la loro situazione economica, ma anche la percezione di sicurezza (o insicurezza) che viviamo nelle nostre città, nei nostri paesi, nelle nostre case. Intendiamoci: hanno fatto bene a votare SI al referendum quelli che, al momento, continuano a star bene, con la pancia piena e soddisfatti. E hanno fatto bene a votare NO quelli che, invece, non stanno bene in questa Italia delle promesse, con la pancia vuota e il cassetto dei sogni pure. E, come immaginavamo – non c’è bisogno di essere sondaggisti per capirlo – quelli che stanno male sono decisamente la maggioranza. Quel ceto medio che, ormai, è diventato medio-basso. Se non peggio. Lo capisca Renzi, se rimarrà (l’età e l’ambizione glielo consentono) sulla scena politica; lo capiscono quelli che verranno dopo. Agli italiani interessa, anche egoisticamente, star bene. Punto. Anche se non c’è scritto in nessuno dei 139 articoli della nostra bellissima (dicono) Costituzione.