DELITTO, CASTIGO, PERDONO E VENDETTA: E LA GIUSTIZIA?

DELITTO, CASTIGO, PERDONO E VENDETTA: E LA GIUSTIZIA?
di Cristiano Tassinari

La storia di cronaca nera che arriva da Vasto (Chieti) è terribile: Fabio Di Lello ha ucciso con tre colpi di pistola calibro 9 Italo D’Elisa, il ragazzo di quasi 22 anni che sei mesi prima, in un tragico incidente stradale – dopo essere passato, con la sua auto, con il rosso ad un semaforo- ha travolto e ucciso Roberta Smargiassi, 34 anni, la moglie di Fabio Di Lello. La donna si trovava a bordo del suo scooter. Dopo 180 giorni di mancata giustizia, Fabio ha deciso di farsela da sé. Un’esecuzione in piena regola, organizzata e premeditata. Poi, la pistola lasciata sulla tomba di Roberta, come fosse un macabro omaggio alla sua amata che non c’è più. Infine, l’omicida (bisogna chiamarlo cosi) ha chiamato i carabinieri si è costituito.
Una storia terribile. Un caso che scuote le coscienze. Tanti gli interrogativi, tante le opinioni, tre le parole chiave: vendetta, perdono, giustizia. Giornali, televisioni, radio e siti web hanno azzannato alla gola la profonda tristezza di questa vicenda, promuovendo assurdi sondaggi del tipo “Voi cosa avreste fatto: vi sareste vendicati, avreste perdonato, avreste aspettato che la giustizia facesse il suo corso?”. Se proprio vogliamo essere sinceri, statisticamente ne esce una altissima, aberrante percentuale di “ha fatto bene!”.
Io non me la sento né di dire “ha fatto bene!” né “ha fatto male!”: non me la sento, e basta. Ma nessuno – ripeto: nessuno – può nemmeno lontanamente immaginare quello che dev’essere passato per il cuore e per il cervello di Fabio Di Lello, quando ha deciso di impugnare la pistola e mettere in atto il tuo tremendo piano di vendetta. Una vendetta consumata fredda. Troppa fredda, forse persino gelida, sicuramente troppo lunga, è la giustizia. Italo D’Elisa avrebbe risposto del reato commesso, omicidio colposo. Ma sarebbe andato in carcere per omicidio colposo? Quasi certamente no. Quel maledetto 1° luglio era passato con il rosso, ma non era fuggito, non aveva omesso il soccorso alla povera Roberta appena travolta, non risultò sotto l’effetto né di alcolici né di sostanze stupefacenti. Omicidio colposo. Sarebbe andato in galera. Molto probabilmente no. Questa mancanza di giustizia – oltre a certi atteggiamenti provocatori del ragazzo, che mai aveva chiesto scusa, nei confronti di Fabio Di Lello, questo almeno racconta l’avvocato – ha scatenato la furia omicida, la sete di vendetta di Fabio. Chissà se adesso si sente più leggero con la coscienza, se sente finalmente di aver riparato il “torto” subito dalla sua Roberta. Può anche darsi. Ma poi? Quando gli anni da scontare in prigione saranno tanti, come reagirà il “povero” (lo merita anche lui) Fabio Di Lello? Chi porterà i fiori alla sua amata Roberta?
Nell’eterna sfida tra delitto, castigo, vendetta e perdono, stavolta avrebbe dovuto vincere la giustizia.
Ma è troppo facile dirlo, per noi che non abbiamo dovuto patire quello che sofferto Fabio Di Lello.
La terza vittima di questa terribile storia.
Roberta e Fabio vogliamo ricordarli felici, come sono in questa foto. 

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