TUTTO COMINCIO’ COSI’, PER IL COMMISSARIO WALLANDER

Con colpevole ritardo e in confuso ordine cronologico, ammetto di aver letto solo in questi giorni il primo romanzo della serie del commissario Kurt Wallander, rilanciato alla grande anche in Italia dagli omonimi telefilm (interpretati dalla maschera triste) di Krister Henriksson), ambientati in una cittadina della Svezia. Fu, fin dall’inizio, un grande successo per lo scrittore Henning Mankell, che poi avrebbe reso protagonista il commissario Wallander di altre otto inchieste romanzesche. Questo “Assassino senza volto” è un libro senz’altro moderno e attuale, seppur scritto, ambientato e pubblicato, tra il 1989, il 1990 e il 1991. Oltre alla sagace macchina investigativa, Mankell scrive – con oltre 25 anni di anticipo rispetto ai problemi di oggi – addirittura di “invasione di stranieri” in Svezia – soprattutto dall’Europa dell’Est, dopo la caduta del Muro di Berlino – e ne tratteggia le sempre crescenti angosce della popolazione svedese, fino a scoprire che i due assassini sono proprio due profughi cecoslovacchi.
Per certi versi, non eccessivi, un tantino xenofobo, si tratta comunque sia di un romanzo poliziesco molto intenso e che ha riscosso il meritato successo anche in Italia, grazie alla moda, tuttora imperante, del noir scandinavo.
Peccato che Mankell, scomparso due anni fa ad appena 67 anni, non possa più regalarci altri capolavori come questo.