“UN POSTO AL SOLE E DINTORNI”: QUANDO IL TURISMO E’ “TELEVISIVO”

Agli appassionati della soap-opera “Un posto al sole” – tra cui si annovera modestamente il sottoscritto -, in onda da 23 anni su Rai3 e con un bel malloppo di milioni di telespettatori ogni giorno, non è certo sfuggita una trasferta, almeno virtuale, di una parte del cast. Ambientato nelle zone più belle di Napoli, solo raramente qualche protagonista di “Un posto al sole” si è spostato più in là di Posillipo: qualche puntata girata a New York, qualcuna in una clinica svizzera, e poco altro.
Da prima di Natale, uno dei personaggi, il giovane Patrizio Giordano, promettentissimo chef già vincitore di un talent televisivo di cucina, ha deciso di mollare tutto (Napoli e pure la fidanzata Rossella) per trasferirsi ad Alba, per un prestigioso stage nel ristorante stellato di tale chef Niki Panero, altrettanto stellato.
Sfruculiando su Google, non esiste nessun Niki Panero, bensì Enrico Panero, chef poco più che 30enne di Savigliano. Difficile pensare che i produttori della Rai non abbiano fatto caso all’omonimia, almeno nel cognome, a meno che dietro non ci sia una qualche operazione pubblicitaria. Tantè: la scelta di un cognome tipicamente piemontese e di un locale di Alba – con tutte le zone d’Italia che potevano essere scelte: certo, doveva essere parecchio lontano da Napoli, per creare più pathos nella storia d’amore tra Rossella e Patrizio, che finiscono per lasciarsi – è sicuramente una certificazione di qualità per Alba e la sua gastronomia. Non che ci fosse bisogno di “Un posto al sole” per saperlo, ma il messaggio arrivato ad un grande pubblico nazional-popolare è “Ad Alba si mangia bene”, spingendo magari qualcuno dei telespettatori a cliccare “Alba” e a scoprire che è terra di tartufi, nocciole, Nutella e buon vinto…ed è pure una bella città!
Aumenteranno i turisti grazie a queste puntate di “Un posto al sole?” Temo di no. Troppo “virtuale” la pubblicità di Alba, non ci sono riprese esterne nemmeno quando Rossella va a trovare Patrizio per le feste di Natale, troppo poco la guida del Monferrato e Roero che lui le manda prima di partire, per mostrarle in quali posti andranno (e poi non ci sono andati, si lamenta Rossella, visto che Patrizio era troppo preso dal lavoro).
Una pubblicità virtuale (e involontaria, forse) come quella fatta da Checco Zalone, nel suo ultimo film, a Roccaraso: in quella famosa scena, lui relegato al Polo Nord, dice alla mamma al telefono che là è molto più freddo che a Roccaraso, di fatto regalando una bella notorietà nazionale alla località montana abruzzese.
Per lanciare il fenomeno-Alba ci voleva una bella puntata interamente girata in città, allora si…ma siamo sulla strada buona. Non è cosi facile uscire dal dominio di Roma (e, in second’ordine, Milano e Palermo, in questo caso per gli ormai insopportabili e innumerevoli telefilm sulla mafia) nelle fiction italiane. E, infatti, chi lo ha fatto ha avuto grandi risultati, in termini di share e di turismo.
Patrizio & Rossella…

I casi più famosi di turismo “televisivo”
Il caso più eclatante è quello di “Montalbano“, inimmaginabile fuori da quel suo pezzetto di Sicilia che è l’immaginaria Vigata. Girato in diverse zone della Sicilia (il commissariato, in realtà è il comune di Scicli, casa sua è a in riva al mare a Punta Secca, poi ancora a Modica e Ragusa e altrove), ha creato un aumento vertiginoso del turismo in quella zone della provincia ragusana: tutti a voler vedere i luoghi di Montalbano.
Un caso simile è quello di “Don Matteo“, la lunga serie tv che vede Terence Hill nei panni del parroco di Gubbio. Una pubblicità straordinaria per la cittadina umbra, che anche in questo caso ha avuto un’impennata considerevole di arrivi turistici e, per lo meno, non è più conosciuta solo per la storia di San Francesco e il lupo. Quando, per una stagione della serie, Don Matteo viene trasferito in un’altra chiesa, a Spoleto, il pubblico non ha particolarmente apprezzato. Che almeno il prete sia fedele alla sua comunità!
Meno storiche, ma di uguale successo, altre fiction ambientate fuori dai soliti luoghi comuni televisivi: “Provaci ancora Prof” con Veronica Pivetti a Torino, “Vento di Ponente” a Genova, “L’ispettore Coliandro” a Bologna, “Il commissario Manara” a Orbetello, in Maremma, “Il Giudice Mastrangelo” con Abatantuono in Salento, “I Bastardi di Pizzofalcone” con Alessandro Gassman a Napoli, “Il Restauratore“con Lando Buzzanca a Trieste e il recentissimo “Rocco Schiavone” del romano Marco Giallini in Val d’Aosta. Tutte fiction di successo, di pubblico e di “ambiente”. Ed ecco, allora, che potrebbe essere un’idea – anche delle istituzioni – promuovere, commercialmente, una serie tv dalle nostre parti. Provate ad immaginare un “Commissario Roagna“, un “Ispettore Sciaccaluga” o un “Giudice Mondino“, con panorami locali incorporati: meglio di uno spot pubblicitario, sicuro.