“Tottenham Hotspur Stadium”, la nuova casa degli “Speroni”

 

LONDRA (REGNO UNITO) – Stadio bagnato, stadio fortunato. Si può dire così per il nuovissimo “Tottenham Hotspur Stadium” di Londra, la casa del XXI Secolo degli “Speroni”.

L’impianto – bellissimo, dicono chi l’ha visto dal vivo – è stato inaugurato mercoledì 3 aprile, sotto la pioggia, con la partita di Premier League tra il Tottenham e il Crystal Palace, un derby londinese minore, vinto dagli “Spurs” per 2-0-
Il calciatore sudcoreano Son Heung-min entra nella storia per essere stato l’autore del primo gol nel nuovo stadio.

In realtà, prima dell’inaugurazione ufficiale c’erano stati due test semi-ufficiali: una partita del campionato Under 18, vinta dal Tottenham sul Southampton (2-0, primo gol assoluto del giovane J’Neill Bennet) il 24 marzo e – la settimana dopo – una sfida di Vecchie Glorie tra Tottenham Legends e Inter Forever, alla presenza di molti giocatori che hanno fatto la storia di entrambi i club (uno per tutti: Jurgen Klinsmann).

Il terzo stadio più grande di Londra, il secondo della Premier League

Costato una cifra attorno al miliardo di euro (e inaugurato con quasi un anno di ritardo), con un capienza di 62.062 spettatori, il “Tottenham Hotspur Stadium” è il secondo stadio più grande della Premier League(dopo l’Old Trafford di Manchester) e il terzo più grande di Londra, dopo Wembley e Twickenham, il tempio del rugby.

Inserito in un progetto di riqualificazione urbana del quartiere di Tottenham, a nord di Londra, non esattamente una delle zone pi`ù ricche della capitale, il “Tottenham Hotspur Stadium” è una incredibile ventata di novità, anche architettonica, ma con un legame indissolubile con la tradizione e con il tessuto sociale: sorge, infatti, sulle cenere dell’ormai demolito White Hart Lane, lo stadio degli “Spurs” per 118 anni.

Non a caso – in attesa del nome ufficiale, da assegnare ad un munifico sponsor, il nuovo stadio viene spesso chiamato, da tifosi e media, New White Hart Lane…

Il “Tottenham Hotspur Stadium” dà i numeri

Alcune curiosità:
– L’abbonamento per il settore di tribuna centrale pu`ò arrivare a costare fino a 23.000 euro, ma a partire dalla prossima stagione. Si può cominciare a risparmiare….

– Non si paga assolutamente in contanti, ma solo con carte di credito, bancomat, abbonamenti elettronici e drink-card (succede anche all’Allianz Arena di Monaco di Baviera). I punti di pagamento elettronico sono 878, uno dovreste trovarlo…

– Se volete dormire in zona, no problem: l’hotel dello stadio ha 180 camere. Il prezzo? Ragionevole, pare.

– Un po’ hanno copiato gli architetti che hanno costruito questo stadio: una tribuna è esattamente la copia identica – ispirata, dicono loro – dal “Signal Iduna Park” di Dortmund.

– All’interno dello stadio esiste una brasserie, quasi una fabbrica delle birra, pronta a servire 10.000 birre alla spina ogni partita. Ecco perchè, forse, ci sono 773 toilets…

Il vero derby di Londra: Tottenham-Arsenal

Insieme ad una dirigenza ricca e ambiziosa, ora al Tottenham non manca nulla per rimpolpare una scarna e impolverata sala dei trofei (due soli titoli: 1951 e 1961, ultima FA Cup nel 1991)

E magari tornare a lottare per il titolo con l’Arsenal, la vera rivale – da sempre – degli “Spurs”.
Tottenham-Arsenal, il vero derby di Londra.
Le altre vincono forse di più, ma – nella storia – contano assai meno.

“Matematiche certezze” cercasi tra Torino e Genova

Due città che si somigliano più di quanto non immaginino loro stesse, anche se Genova con il mare davanti e Torino con le montagne alle spalle, ma con quell’aria decadente di nobildonne decadute e orgogliose sono protagoniste del giallo “Matematiche certezze” (Frilli Editori) appena uscito in tutte le librerie.

Due città, due scrittori, quattro mani: la caccia al killer dei dadi – un giocatore che si prende gioco di tutto e di tutti – non solo il commissario Crema e il commissario Mariani, ma anche e soprattutto i loro creatori, il torinese Rocco Ballacchino e la genovese Maria Masella, punte di diamante – ognuno nel proprio territorio di caccia – di un fertile movimento narrativo legato al mondo del giallo e dei noir.
Per due autori che scrivono insieme, ecco una necessaria “intervista doppia”.

Scrivere “a quattro mani”

“Due stili diversi, al pubblico piace, ma due storie incastrate perfettamente l’una nell’altra per un’unica trama”, spiega Rocco Ballacchino.

“C’era il problema degli stili diversi: lui in terza e al passato, io in prima e al presente…”, aggiunge Maria Masella. “Ho proposto che il pezzo con Crema diventasse come un lungo flashback. Rocco ha scritto Torino e io ho fatto il contorno, ma imponendomi di legare le due parti alla conclusione”.

Il mistero della trama 

“Le matematiche certezze del titolo di questo giallo stanno a dimostrare che, a volte, non esistono “matematiche certezze” per gli investigatori”, racconta Rocco Ballacchino. “Sono sempre alla ricerca di una verità definitiva che non sempre arriva. E il killer dei dadi è veramente un osso duro!”.

“Mai, mai e ancora mai rivelare la trama di un noir, sussurrare frammenti”, interviene Maria Masella. “Un commissario di Torino, Crema, deve indagare su alcuni omicidi, sono i giorni di Ferragosto. Anni dopo, sempre nei giorni di Ferragosto, un commissario di Genova, Mariani, inciampa in un omicidio molto simile a quelli torinesi. Somiglianza casuale? Vi ho detto pochissimo della trama ma posso raccontarvi altro”.

I due commissari

Ballacchino: “Che personaggio è il commissario Crema? Secondo me è un investigatore speciale proprio perchè è normale, con la sua quotidianità e la vita in famiglia. Non è un uomo d’azione ma di ragionamento, anche lento a volte. E spesso vittima delle diete!”

Masella: “Che personaggio è il commissario Mariani? Un uomo normale. Fisicamente è piuttosto alto, non magro e non grasso. Ormai si avvia ai cinquanta (all’inizio era molto più giovane), capelli e occhi scuri. Lunatico. Fumatore. Con moglie, che un tempo aveva tradito. Due figlie. Una madre. Dalla madre ha ereditato una scala di valori che lui chiama: liberté, egalité, fraternité”.

Le nostre città: Torino e Genova

Ballacchino: “Torino è sempre al centro delle mie storie perchè ci vivo”, continua Rocco Ballacchino, “la percorro con i miei passi e mi piace raccontarne usi e costumi, dal mio modesto punto di vista. Penso sia d’obbligo per una scrittore descrivere ciò che lo circonda”.

Masella: “C’è tanto di Genova nei miei libri. Luoghi e quindi odori, sapori, suoni. Una curiosità? Quando ho scritto il mio pezzo avevo muratori in casa e mal di schiena (accoppiata favolosa), avevo quindi poche possibilità di ricerche sul campo. Ho ambientato il mio pezzo a meno di un chilometro da dove abito”.I ragazzi e la lettura

Ballacchino: “Sono direttore della collana per ragazzi “I Frillini”, con cui cerchiamo di avvicinare alla lettura i ragazzi (9-13 anni) con storie semplici, ma piene di riferimenti alla loro quotidianità. La lettura non va imposta come una medicina, ma bisogna trovare il modo di incuriosire i ragazzi e fornirgli un’alternativa al mondo dei social network”.

Masella: “Io sono una professoressa, insegnavo matematica, fisica e informatica. Ma ho sempre collaborato con la gestione delle biblioteche delle scuole in cui insegnavo. Gli adolescenti leggono se vedono adulti leggere. Se non si forzano i loro gusti. Il libro perfetto per uno è sbagliato per un altro. Il libro sbagliato oggi può essere perfetto domani”.

Scrittori: si nasce o si diventa?

Masella: ” Maria Masella è una scrittrice? Non ne ho la certezza matematica! Ho sempre amato leggere, raccontare storie. Ho cominciato molto presto a scrivere storie. Quando mi chiedevano cosa volevo fare “da grande” rispondevo lo scrittore. Scrivevo per me e per pochi intimi. Nel 1986 (avevo già trentotto anni e il mio percorso lavorativo come insegnante era finalmente come lo volevo) ho inviato un racconto al Mystfest. Ho dimenticato i miei dati, ma mi hanno cercata perché il mio racconto era piaciuto. Non mi sono più fermata”.
Ballacchino: “Le mie uniche matematiche certezze sono che senza l’impegno e la voglia di migliorare come autori non si può crescere”.

La prossima fatica letteraria?

Ballacchino: “Sto scrivendo il settimo episodio della serie Crema-Bernardini e poi mi piacerebbe che qualche mio testo fosse nuovamente interpretato in teatro, come accaduto ormai qualche anno fa. Un sogno nel cassetto”.

Masella: “Ho finito la prima stesura del Maritano 3 (terzo romanzo della trilogia Teresa Maritano e Marco Ardini), sto finendo la prima stesura del Mariani natalizio (sarà il ventunesimo!). Ho promesso un romance storico a Mondadori (ho perso il conto, ma sarà il dodicesimo)”.

Dove sarà ambientato il prossimo omicidio? 

Ballacchino: “Forse in uno studio televisivo”.

Masella: “Mai anticipare! Altrimenti che giallista sarei?

“Casalinghi disperati” cercano (di nuovo) famiglia

Quattro uomini in scena, nemmeno una donna, eppure il fil rouge della commedia “Casalinghi Disperati” è il proprio rapporto di coppia. Che spesso, però scoppia, come è successo ad Alberto (Max Pisu), Giulio (Gianni Ferreri) e Luigi (Danilo Brugia), che dopo il naufragio dei loro matrimoni hanno deciso di andare a vivere insieme, per risparmiare, ovviamente. I tre amici condividono un appartamento a Roma, dove sono riusciti a stabilire un buon equilibrio, fatto di turni per le pulizie, per la spesa e per la cucina. Se il ménage quotidiano procede tranquillo, è più burrascoso il rapporto che i tre intrattengono con le rispettive ex famiglie. Alberto è un ipocondriaco, in perenne “bolletta”, Giulio deve trovare il coraggio di confessare al figlio diciottenne di essere felicemente omosessuale e Luigi non ha problemi di soldi, ma la ex moglie non gli fa più vedere la figlia. Tutto sembra procedere abbastanza bene, fino a quando non arriva Attilio (Nicola Pistoia), vicino di casa appena buttato fuori dalla moglie, che scompiglia l’equilibrio “domestico”. E qui la convivenza diventa drammaticamente difficile (e dal punto di vista del pubblico, invece, molto divertente).
Regista della commedia è Diego Ruiz, da anni beniamino del pubblico teatrale torinese: stavolta non sarà sul palco, ma dietro le quinte. “Gli attori sono talmente bravi che è un piacere lavorare con loro, si sono messi completamente a disposizione, si sono affidati a me con piena fiducia. E il risultato, sul palco, credo che si veda”, spiega Diego Ruiz.
“Questo di ‘Casalinghi Disperati’ è un testo leggero, scritto una decina di anni fa da Cinzia Berni e Guido Polito, ma che affronta un tema quantomai attuale, quello dei padri separati, in difficoltà economica e affettiva, perchè spesso hanno problemi ad avere relazioni con i figli, anche solo vederli diventa complicato”, continua il regista. “Noi proviamo a riderci sopra, per sdrammatizzare”.
Dopo tanti spettacoli in tutta Italia in questi due mesi e mezzo, la tappa torinese è l’ultima, per il momento, della tournèe di ‘Casalinghi Disperati’. “Poi riprenderemo in estate, con alcune date, e in novembre saremo a Milano”, aggiunge il regista-attore.

Tra i progetti di Diego Ruiz, la ripresa – nelle prossime settimane – del tour di “Cuori Scatenati”, con Sergio Muniz, Francesca Nunziu, Maria Lauria e lo stesso Ruiz, grande successo della passata stagione teatrale. Ma il Grande Evento arriverà nel 2020: “Sarà il ventennale della nostra commedia ‘Orgasmo e Pregiudizio“, sta per debuttare la versione inglese a Londra, e io e Fiona Bettanini torneremo a grande richiesta in tutta Italia, anche a Torino. Aspettateci! Però prima mi devo mettere a dieta, visto che per tutto lo spettacolo sono in déshabillé sul letto matrimoniale…”.