Il “sogno olimpico” di Milano-Cortina si è realizzato

L’annuncio è arrivato a Losanna, nella sede del Comitato Olimpico, intorno alle 18 del pomeriggio. La candiatura italiana per i Giochi Olimpici invernali del 2026 è piu’ solida di quella svedese. Milano e Cortina hanno vinto la sfida. E hanno convinto gli 82 giudici nonostante Torino 2006 sia dietro l’angolo e nonostante Stoccolma sia un paese leader negli sport invernali (ma vorrà pur dire qualcosa se la Svezia non ha mai ospitato un’edizione delle Olimpiadi invernali).

La vittoria del tandem italiano è stata salutata con un’ondata di entusiasmo: a Cortina le campane hanno suonato a festa mentre dal campanile si srotolava un tricolore di 30 metri. A milano, in Piazza Gae Aulenti, un silenzio inquietante ha lasciato il posto a un urlo liberatorio di una folla di milanesi, assessori in lacrime inclusi.

LE REAZIONI DEL MONDO POLITICO: UNA VITTORIA BIPARTISAN

Una vittoria salutata anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è unito all’applauso delle persone presenti al Piccolo teatro Paolo Grassi, a Milano, subito dopo l’annuncio.

Per il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, impegnato in prima fila nella partita istituzionale legata all’assegnazione dei Giochi Olimpici, ha spiegato che in certi momenti sembrava stesse “saltando tutto”. “Con Conte – aggiunge – abbiamo parlato tante volte insieme, ci siamo incontrati, anche nei momenti difficili, perchè questa candidatura ha avuto anche momenti complicati, ma noi abbiamo tenuto il punto e il risultato è arrivato”. Anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha espresso sui social la sua soddisfazione.

Sofia Goggia, Giuseppe Sala, Luca Zaia. Dietro, Luca di Montezemolo.

UN PO’ DI OSSIGENO PER L’ECONOMIA: QUALCHE DATO SU MILANO-CORTINA 2026

  • L’edizione 2026 dei Giochi invernali sarà, in linea con i dettami della Carta olimpica, all’insegna del rispetto della politica ambientale e dello sviluppo sostenibile. E su quest’ultimo fronte ci sarà un saldo economico chiaramente positivo per lo Stato. Secondo uno Studio sull’analisi di impatto economico-finanziario commissionato lo scorso inverno dal governo all’Università ‘La Sapienza’“i Giochi invernali contribuiranno positivamente alla crescita dell’economia: gli incrementi del Pil tra il 2020 e il 2028 vanno da 93 a 81 mln di euro annui. La crescita cumulata del prodotto raggiunge un massimo di circa 2,3 mld nel 2028”. Secondo l’analisi, “le uscite dell’Amministrazione Centrale per finanziare i Giochi 2026 sarebbero compensate dagli introiti diretti e indiretti connessi alle attività sviluppate attorno ai Giochi nel periodo 2020/2028”.
  • Gli investimenti previsti sono pari a circa 346 milioni: serviranno a realizzare i villaggi olimpici, i media center, interventi speicfici sugli impianti già esistenti nonchè la realizzazione di impianti nuovi.
  • I costi di gestione previsti per la realizzazione dell’evento sono pari a 1.170 milioni. Il costo contabilizzato per le Olimpiadi invernali organizzate a Torino nel 2006 era stato di 1.229 milioni.
  • Ma l’effetto positivo si misurerà anche su Pil e Occupazione: già a partire dal 2020 si registrano aumenti significativi del prodotto e dell’occupazione. Il picco in termini di Pil si registra nel biennio 2025-2026, con un aumento medio pari a 350 milioni annuali. Inoltre l’organizzazione delle Olimpiadi produce un aumento medio di circa 5.500 unita’ di lavoro equivalenti a tempo pieno, con un picco nel 2026 pari ad oltre 8.500 unita’.

 

il favoloso mondo dei “senza”

All’inizio, fu la margarina. Il primo prodotto ad essere “demonizzato” sulle cucine italiane, e anche dall’opinione pubblica, in quanto considerata troppo grassa e, quindi, ben presto sparita dalla ricette, benchè – viceversa – sia tutt’altro che sparita dagli scaffali dei supermercati. Ma ora, da diversi anni ormai, all’indice alimentare è arrivato il “maledetto” olio di palma. Praticamente tutti biscotti e le merendine pubblicizzate in tv puntano sul potere etico – e commerciale, certo – della frase magica “senza olio di palma”. Resiste solo la Nutella, visto che l’azienda produttrice, la Ferrero, ha più volte ribadito di non voler eliminare l’olio di palma dalla ricetta segreta della spalmabile più famosa del mondo, proprio per non diminuire la qualità della Nutella, che – “senza l’olio di palma non sarebbe più la stessa”, come ha dichiarato recentemente un dirigente dell’azienda di Alba. Del resto la Ferrero se lo puô permettere, resistendo pure ad un eventuale calo “etico” delle vendite…
Difficile, se non impossibile, esprimere un giudizio sul gusto dell’olio di palma, ma se rende cosi buona la Nutella, tanto male non dev’essere! Ma, piuttosto: fa veramente cosi male l’olio di palma?

“Senza olio di palma” 
Come spiega bene il sito sicurezzalimentare.it, da anni l’uso alimentare dell’olio di palma è al centro di accese polemiche, sia perchè la sua produzione comporta un forte impatto ambientale sia a causa del suo elevato contenuto di acido palmitico. Paradossalmente, è soprattutto l’impatto ambientale a colpire maggiormente i consumatori, sempre più sensibili alle tematiche legate al nostro pianeta. E ciò nonostante il problema ambientale sia stato affrontato e, almeno in parte, risolto, mettendo sotto controllo le deforestazioni selvagge e introducendo misure maggiormente rispettose degli eco-sistemi.
Eppure, soprattutto sul web, circolano ancora veementi campagne denigratorie nei confronti di quelle poche aziende, Ferrero compresa, che ancora utilizzano l’olio di palma. utilizzando slogan di sicuro effetto come “Per l’olio di palma intere foreste vengono rase al suolo e gli oranghi vengono sterminati” oppure “L’olio di palma ha ucciso 100mila oranghi“.
Il dato si riferirebbe agli ultimi 16 anni, nella zona del Borneo, in Malesia, paese che offre al mercato mondiale il 39% della produzione complessiva di olio di palma.
La demonizzazione completa dell’olio di palma è stata certificata nel 2016, quando l’EFSA (Autorità Europea della Sicurezza degli Alimenti) ha prodotto un documento secondo il quale nell’olio di palma sarebbero presenti, in quanti maggiore rispetto ad altri olii vegetali, dei cosiddetti “contaminanti”, che si formano quando i grassi sono esposti a temperature molto elevate e potenzialmente cancerogeni.

Da allora, apriti cielo e tutti “senza olio di palma”.
Ma questa è soltanto la storia più recente e più famosa del favoloso mondo alimentare del “senza”.

 
“Senza glutine”
Un’altra storia interessante è quella del “senza glutine”, peraltro legata ad una effettiva necessità alimentare da parte dei consumatori celiaci. Un prodotto “senza glutine”, per essere definito tale, deve contenere una quantità di glutine inferiore ai 20 ppm, che significa “20 parti per milione” e corrisponde ad una concentrazione di 20 mg di glutine su un kg di alimento. L’indicazione “senza glutine, specificamente formulato per celiaci” o “senza glutine, specificamente formulato per persone intolleranti al glutine” diventa obbligatoria per i prodotti inseriri nel Registro nazionale degli alimenti senza glutine, erogabili al celiaco attraverso il Servizio Sanitario Nazionale italiano. Purtroppo, dopo un’iniziale impennata dei ristoranti – ma anche dei panifici, ad esempio – “gluten free”, visto il numero comunque ridotto di celiaci, molti locali hanno tolto dal menu i piatti specifici senza glutine, sostituendoli con altri più alla moda, a cominciare da quelli vegetariani e, soprattutto, vegani.

“Senza zuccheri aggiunti”
La battaglia dell’associazione “Altro Consumo” sembra aver funzionato contro gli zuccheri aggiunti: la scritta “senza zuccheri aggiunti”, fino a qualche anno applicata in maniera ingannevole, ora sembra finalmente rispettare la realtà. Anche il fruttosio – che godeva di una immeritata fama salutistica – e il saccarosio sono ormai finiti sul libro nero.

E gli alimenti “con”?
I prodotti figli del “senza” sono sicuramente prodotti più sani e salubri, frutto di una maggiore consapevolezza di quella che è, ogni giorno la nostra alimentazione. Ma sarebbe bello avere la stessa attenzione anche per gli alimenti “con” qualcosa in più: facciamo un esempio? “Con” più potassio, e non soltanto nelle banane, già famose per il loro contenuto di potasso. Ma anche, scientificamente provato, nei fagioli borlotti, nelle patate, negli spinaci (Braccio di Ferro ha sempre ragione!), nell’avocado e nel salmone affumicato. E potremmo continuare “con” più magnesio, ferro, fosforo…
Che dite? Magari ne parliamo la prossima volta.

Albertone, romano di nascita, italiano di professione

di Luca Colantoni

È il 15 giugno. Accendo il computer e dopo aver controllato la mail e altre due cose, conoscendo a memoria questa data, mi soffermo a leggere sui social i vari commenti e auguri che in tantissimi stanno facendo ad Alberto Sordi nel giorno del suo compleanno.

Tanti anni ormai senza il mitico Albertone il cui ricordo resta sempre vivo nel cuore di tutti. A metà anni ’90, agli inizi del mio lavoro di giornalista, lo avevo addirittura conosciuto e intervistato ed è vero, lo incontri una volta e ti resta dentro, come se avessi preso parte a un suo film, ricordo come fosse ieri l’emozione di entrare nel suo ufficio al centro storico di Roma, quella di quando è arrivato ed è inciampato nella porta dell’ascensore esclamando con quel vocione: “Ahooo…e che cazzo, tutte e vorte!!!”… la colazione offerta: “volete du tramezzini, aho, nun fate complimenti”, le foto che abbiamo fatto insieme (che appena ritrovo pubblico) e ricordo la citofonata della collega che doveva intervistarlo dopo di me e lui che disse: “Ah, dev’esse quella culona di…”… ahimè ricordo anche quando arrivò la notizia della sua morte, ricordo i pianti, la radio dove lavoravo che interruppe le trasmissioni e io che per tutto il giorno lascio i miei report, allora calcistici, e divento il cronista della giornata più triste, e non solo per i romani. Subito davanti casa, poi al seguito del carro funebre fino al Campidoglio, l’allestimento della camera ardente e avere il privilegio visto che ero lì con il “tesserino” e lo ammetto, mi sono mischiato tra i parenti (gli altri, in seguito, lo avrebbero visto solo a distanza) di potergli toccare l’ultima volta la mano.
Ricordo gli occhi lucidi dei miei amici Andrea e Andrea la sera quando siamo tornati al Campidoglio e ricordo il giorno dei funerali… una sarabanda di emozioni che oltre a raccontare in radio, provai a mettere nero su bianco proprio per il giornale per il quale lo avevo intervistato anni prima (La Gazzetta della Capitale). Questo è proprio quel mio articolo: lo ripropongo oggi copiandolo e incollandolo così come è stato scritto, magari in maniera banale e impulsiva, da “ragazzetto alle prime armi”, ma (credo) con il cuore… Ciao Alberto e ancora Buon Compleanno, ovunque tu sia…

“Albertone, romano di nascita, italiano di professione”
(di Luca Colantoni)

“Aho, e sto a scherzà …”!! Chissà quanti avrebbero voluto sentire questa frase dopo che la notizia è cominciata a circolare. Magari accompagnata da quella risata e quel modo di fare tutto romano che avrebbe avuto il significato di un … ce siete cascati è? E invece no. Alberto Sordi era andato via veramente, di notte, senza troppi clamori, un po’ come è stato il suo stile di vita: sempre alla ribalta, ma schivo nelle sue cose più personali.
Roma ha capito a metà mattinata, una anonima metà mattinata di fine febbraio e subito dopo il tam tam di radio e televisioni si è creata una folla spontanea sotto la residenza di colui che per i romani aveva fatto molto, rappresentandoli nel mondo in tutte le sfaccettature. Poi, in 500mila alla camera ardente al Campidoglio, in fila, silenziosi, commossi. Quindi i funerali, gli stessi 500mila, forse di più… e quella folla è stata un atto dovuto, un ringraziamento, insomma, un vero e proprio atto d’amore verso chi aveva riversato fiumi d’amore verso la città eterna.
“Albè, sto film proprio nun ce lo dovevi fa vedè …”, è stato uno dei tanti commenti della gente, commossa, in quella Piazza Numa Pompilio gremita poco dopo la triste notizia. In tantissimi hanno portato dei fiori, altri piangevano, molti attaccavano al muro dei biglietti, altri ancora erano pronti a ricordare le battute più famose dei suoi film.
Già, le battute, entrate di diritto in quella zona che per convenzione definiamo il mito, ma che prima di tutto sono entrate a far parte della quotidianità. Alzi la mano chi di fronte ad un piatto di spaghetti non ha mai esclamato almeno una volta: “M’hai provocato e io ti distruggo, me te magno…”. E ancora, guardando l’orologio, a quanti di noi viene spontaneo dire: “Sor Marchese, è l’ora…”… la stessa frase-epitaffio che ha voluto sulla sua tomba…
Sordi ha lasciato una eredità pesante da raccogliere: 190 film nei quali ha rappresentato tutto ed il contrario di tutto, i suoi personaggi erano per la maggior parte romani, ma lui era romano di nascita e italiano di professione e quindi la sua forza è stata quella di far vedere al mondo intero chi è l’Italiano, come la pensa, come agisce nelle varie situazioni della vita, come lavora, come sogna e come è fiero di esserlo.
Quest’ultima affermazione riporta alla mente uno dei capolavori del cinema, “La Grande Guerra”: insolente, imboscato, poca voglia di partecipare all’evento bellico, ma alla fine vedendolo di fronte al plotone d’esecuzione, morire pur di difendere un amico, milanese, un ideale e una bandiera, ha fatto tirare fuori i fazzoletti a molti. E la tirchieria? Non scherziamo, è la classica leggenda popolare.
Lui era nato a Piazza San Cosimato, in mezzo alla gente, e da qui è nato il suo saper gestire il denaro guadagnato all’inizio con grande fatica. Ultimamente aveva donato un terreno per la costruzione di un ospedale, manteneva dei bambini con una adozione a distanza, ma forse i più non lo sapevano, ma lui voleva così. Aveva creato una fondazione per i giovani attori affinché venissero scoperti e non abbandonati. Avrebbe voluto vedere Roma, la sua città, libera dal traffico con la rivalutazione dei suoi monumenti, è stato Sindaco per un giorno e se fosse stato possibile, avrebbe firmato tutti i documenti necessari per farlo. Era tifoso della Roma, ma amato anche dai tifosi della Lazio … da tutti, nessuno escluso … !!!
In una famosa battuta tratta dal Marchese del Grillo, lui nobile si rivolge al popolo dicendo “…Io so io e voi nun siete un c…”!! Non lo pensava di certo, era solo un modo per far ridere l’ennesima volta.
Il ricordo personale è quello della prima intervista “seria e vera” fatta agli inizi della mia carriera giornalistica e quindi, avendolo incontrato, l’emozione non può che salire alle stelle, e sarà così sempre, anche in futuro, a distanza di anni: quaranta minuti di chiacchiere, splendide, importanti, divertenti e … una stretta di mano difficile da dimenticare con una foto che porto nell’album dei ricordi più cari.
Leggendo la strofa di una sua canzone scritta mentre doppiava il mitico Ollio, starà guardando quei famosi“asini che volano nel cielo”… ma questi asini, di colpo, si saranno trasformati in angeli. Angeli pronti ad accoglierlo ed accompagnarlo nel paradiso dei grandi.