“Razzismo: si è affievolito il confine tra accettabile e inaccettabile”

Sul tema dei crescenti casi di discriminazione abbiamo sentito Enzo Risso, direttore di SWG, autore di una indagine sulla percezione del razzismo.

– Cristiano Tassinari, Euronews:
“Questa ricerca riguarda il razzismo in generale o segnala qualcosa di particolare, semmai un rigurgito di antisemitismo? Oggi ci sono notizie di un cimitero profanato in Danimarca…”.

Enzo Risso, SWG:
Noi abbiamo un’indagine stabile su tutti quelli che sono gli indicatori dell’andamento della società italiana, tra cui c’è un indicatore con una domanda che chiede alle persone se gli atteggiamenti razzisti, cioè di discriminazione di sesso, religione, etnia, eccetera…sono giustificabili oppure no. E ha una modalità di risposta che dice: “Non sono mai giustificabili” oppure “sono sempre giustificabili” o “talvolta, nella maggior parte dei casi, sono giustificabili”, “sono giustificabili solo in casi eccezionali” o “sono giustificabili solo per alcuni particolari eventi”. A questa domanda, abbiamo il 45% di persone che dice “No, non sono mai giustificabili”, un 10% che risponde “si, sono più o meno giustificabili” e un altro 45% che trova in qualche modo che possa esserci “qualche occasione in cui sono giustificabili”.
Non si tratta di pigiare l’acceleratore sul fatto che ci sia una recrudescenza razzista, si tratta solamente di prendere atto e segnalare con una certa preoccupazione che gli anticorpi nei confronti degli atteggiamenti discriminatori non sono cosi dinamici, non sono cosi presenti, cioè sono presenti nel 45% dei casi, ma c’è una maggioranza di persone che, in qualche modo, qualche volta, potrebbe anche giustificare gli atti di discriminazione”
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– Cristiano Tassinari, Euronews:
“Cosa intende per anticorpi?”

Enzo Risso, SWG:
Anticorpi, cioè il ripudio assoluto. E far scattare nelle persone il fatto che si deve rifiutare qualsiasi tipo di atteggiamento discriminatorio. È chiaro che sei vado a chiedere a qualcuno se è giusto sprangare una persona, mi dice di no, sia ben chiaro, però può essere che le persone comincino aper esempio d essere più superficiali rispetto a certi atti, come l’uso di termini razzisti o discriminatori sui social, oppure non dà tutto questo fastidio che durante una partita allo stadio ci siano cori nei confronti di un giocatore di olore… Ecco, questi sono gli anticorpi. Gli anticorpi in cui un atteggiamento discriminatorio viene in qualche modo sottostimato, mettiamola così”.

– Cristiano Tassinari, Euronews:
“Ma perchè così tanta gente, secondo lei, arriva a giustificare non dico il razzismo, ma…”.

Enzo Risso, SWG:
“Intanto abbiamo un 45% che non lo giustifica…“.

– Cristiano Tassinari, Euronews:
“…però c’è una bella fetta che, con i dovuti distinguo, li giustifica… È colpa dell’influenza mediatica, dei social? O è il mondo che è cambiato? Visto che parliamo di percezioni, lei che percezione ha?”

Enzo Risso, SWG:
Sicuramente il dato principale è il fatto che in questi anni si è affievolita la capacità di trovare il confine dell’accettabile o dell’inaccettabile. La Rete ci ha abituato che si può dire qualsiasi cosa, tanto non è nulla di grave… Si è affievolito questo confine, è come se le aree di libero insulto stessero prendendo sempre più piede e ci si abituasse alla tendenza ad estremizzare e usare un linguaggio che non è adeguato ad una società civile. E poi si viene in qualche modo ad affievolire quella coscienza di cosa è successo nella storia, cosa ha portato, gli eccessi di razzismo… Come se sempre di più si allontanassero quei fatti e non se ne riuscisse a tenere conto e a tenere a memoria i danni che hanno provocato“.

– Cristiano Tassinari, Euronews:
“Poichè la vostra è una ricerca sulle percezioni, all’allerta-razzismo corrisponde un aumento reale degli episodi di razzismo e discriminazione? Quanto conta il rilancio mediatico di episodi che di volta in volta vengono a galla, come il caso, ad esempio, di Liliana Segre? Esiste un aumento reale degli episodi di intollerenza?

Enzo Risso, SWG:
È abbastanza evidente, e credo che voi giornalistI lo testimoniate ogni giorno. È chiaro che ci sono minoranze che in questo momento si sentono più giustificate a far emergere il loro pensiero, perchè avvertono che quegli anticorpi, cosi forti in passato nella nostra società europea, oggi sono più deboli. E qui c’è un insieme di concause: non da ultimo il fatto che, in tutti i paesi europei, rispetto al tema immigrazione, c’è un aumento della recrudescenza e della spinta della dimensione di respingimento. Anche la dimensione di essere “prima noi”, “prima gli italiani, prima i tedeschi, prima gli spagnoli, prima i francesi….” è forte nel cuore del continente. E questo deve far riflettere“.