100 anni dalla morte di Pierre-Auguste Renoir: alle origini del mito

I raggi del sole passano attraverso le tende e le discussioni dei clienti abituali del ristorante si possono già sentire al piano terra. È una mattina dell’estate del 1880. Pierre Auguste Renoir, 39 anni, affitta una piccola stanza alla Maison Fournaise, una sala da ballo alla moda sull’isola di Chatou.

Dato che il tempo è stato buono, il pittore ha in mente un solo progetto. Vuole creare una grande tela che mostri i giovani che vengono in canoa sulla Senna.
“Impossibile andare a Parigi a causa della mia pittura”, ha scritto recentemente ad un mercante d’arte che voleva vederlo. Questo famoso Pranzo in barca diventerà in seguito una delle sue più emblematiche opere.

Renoir conosce la Senna come le sue tasche e ne sente la nostalgia, quando lascia Parigi per dieci anni. Attratto dalla natura, prende regolarmente il treno per Argenteuil o Chatou per godersi la campagna. Già nel 1869, dipinge le borghesi parigine che vengono in barca a La Grenouillère.
Amico di Claude Monet, accompagna spesso chiunque sia interessato all’acqua e ai suoi riflessi. Renoir dipinge il suo celebre ritratto ad Argenteuil nel 1873.

Pierre-Auguste Renoir, Autoritratto.
Questa parte del dipartimento della Senna e dell’Oise, ora Yvelines, è esattamente ciò che Renoir vuole dipingere. “Ha viaggiato molto”, spiega Anne Galloyer, curatrice del museo Fournaise di Chatou. “Più che di paesaggi, Renoir era interessato alle persone”, aggiunge.

La passione per la canoa e ai pranzi in campagna è tramontata all’inizio del XX secolo. L’albergo-ristorante della famiglia Fournaise ha chiuso ed è caduto in rovina. Solo negli anni ’80 il comune e un’associazione hanno gradualmente restaurato i locali.
“Questa è l’ultima traccia di un edificio legato agli impressionisti della Val-de-Seine”, ha detto Eric Dumoulin, sindaco di Chatou. È grazie a Renoir che la città è conosciuta in tutto il mondo.
Tornata ad essere un ristorante nel 1990, la Maison Fournaise sta per chiudere di nuovo, per un anno di lavori. Chissà che cosa ne penserebbe Renoir…

“Tutti i nostri clienti vogliono mangiare sul balcone di Renoir”, sospira Peter Ruiter, il direttore dell’hotel.
“Bisogna continuare a sorridere, quando in molti annullano quando piove o si preoccupano più di Renoir di quello che c’è sul piatto”, aggiunge il direttore. Ma va cosi…
Renoir è ovunque.

Dopo “Il pranzo in barca”, Renoir pian pianino si stancò della Maison Fournaise.
E partì per l’Italia. Influenzato dalla pittura rinascimentale, il pittore cambiò stile e si allontanò dall’impressionismo.
Pierre Auguste Renoir si stabilì, quindi, nella regione dello Champagne per un po’ di tempo e morì esattamente 100 anni fa, il 3 dicembre 1919, a Cagnes-sur-Mer.
Un secolo dopo, l’opera che tanto lo occupò durante l’estate del 1880 è un ricordo di una giornata di festa sulle rive della Senna.
Un ricordo ancora vivo.

Invidia francese: i politici criticano la Ferrero sugli Champs-Élysées

Polemica politica, sincera preoccupazione per l’ambiente o solo invidia francese?

Dall’inaugurazione delle luci di Natale sugli Champs-Élysées, lo scorso 24 novembre, diversi candidati alla poltrona di sindaco di Parigi hanno contestato la scelta dello sponsor delle luminarie natalizie: la società Ferrero.
“Cosi il Natale sarà sotto il segno della deforestazione e dell’obesità infantile“, ha twittato il candidato ambientalista David Belliard, in riferimento all’olio di palma utilizzato dalla Nutella per produrre la celeberrima Nutella.

Il comune di Parigi ha svenduto gli Champs-Élysées come mega vetrina di Natale per la Nutella! La Nutella non solo è dannosa per la salute, ma contribuisce anche alla deforestazione nell’Asia meridionale, perché viene prodotta con olio di palma. Parigi non è in vendita”, ha commentato l’ex calciatore Vikash Dhorasoo, candidato di “Decidiamo Parigi”.

Diversi funzionari eletti sono rimasti sorpresi che il comune di Parigi abbia approvato una sponsorizzazione da parte di un’azienda che considerano “non etica”.
“Siamo molto lontani dalla cooperativa agricola, dove i nostri figli potrebbero mangiare bene”, ha risposto Isabelle Saporta (candidata anche lei, guarda un po’) al sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, che aveva inviato un messaggio sui social network per annunciare le luminarie di fine anno, in programma fino al 2020.
Soprattutto perché nelle ultime settimane, la città di Parigi non si è astenuta dal criticare o respingere alcune sponsorizzazioni previste per i Giochi Olimpici del 2024 (Total e Airbnb, ad esempio).

Da parte del comitato degli Champs-Élysées, che ha negoziato il contratto con Ferrero, il cui nome appare su grandi stendardi rossi lungo uno dei viali più famosi del mondo, la controversia appare fastidiosa. “La città non interviene nel processo di selezione e Ferrero è un’azienda che ha prodotti venduti in tutti i negozi in Francia. Per quanto ne so, non sono proibiti“, dice Jean-Noël Reinhardt, il presidente del comitato degli Champs-Élysées.

A cui non si può nemmeno rinfacciare, visto il nome, una lontana origine italiana…

Ha aggiunto Reinhardt: “La Ferrero ha implementato molti processi e nel 2020 avranno la tracciabilità su tutti i loro prodotti. Il loro olio di palma proviene al 100% da un’agricoltura sostenibile, dal 2015. Tutta questa è solo una polemica puramente opportunistica, quattro mesi prima delle elezioni del sindaco di Parigi”.