Adesso che è passata, possiamo raccontarlo.
La settimana scorsa abbiamo temuto che il Coronavirus fosse arrivato a casa nostra.
Io con una brutta tosse, eppure senza febbre.
Mio figlio Santiago, all’improvviso, ricoperto di bolle rosse – tipo morbillo, ma molto più grandi – su tutto il corpo.
La pediatra, allarmata, ci consiglia la visita in ospedale. In un ospedale? Il posto più pericoloso del mondo, in questo momento?
Potrebbe essere una forma di Covid-19 dei bambini, pare che altri pediatri abbiano registrato casi simili. E ad attaccarglielo potrei essere stato io, maledizione. Anche se sono veramente uscito pochissimo, durante questa quarantena.
La stessa pediatra mi segnala all’ASL come potenziale positivo: chiede che mi venga fatto il tampone.
Alla mattina, mia moglie e Santiago partono per l’Ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
Il bimbo è rosso come una fragola, ma non sembra stare male. La febbre è poco oltre 37. In ospedale, gli fanno gli esami del sangue. Tutto a posto. Allora non è il virus! Probabilmente è solo una malattia dei bimbi, forse quella che si chiama “la quinta malattia”. I medici fanno comunque il tampone a mia moglie e a mio figlio. “In serata vi telefoniamo per il responso”, dicono.
Alla sera, Santiago e mia moglie tornano a casa. Siamo un po’ più tranquilli. Poco dopo, arriva la telefonata dall’ospedale: “Tamponi entrambi negativi”.
Niente fottuto virus. Stavolta, almeno noi, ti abbiamo fregato.
L’indomani, il bimbo comincia a “scolorirsi”, io ho ancora tosse e niente febbre (addirittura 34,9: debolezza infinita!), ma l’ASL mi comunica che – con due negativi in casa – non c’è bisogno di fare il tampone. E’ solo una bronchite di stagione, diagnostica il mio medico di famiglia.
Meglio cosi. Un’esperienza di cui faccio volentieri a meno.
Adesso che è passata, la paura, ho potuto raccontarlo.
Altri, molti altri, sono stati meno fortunati.
Non molliamo la presa, per favore.