Le chiacchiere da bar, tra adipe incipiente e deretani vari….

di Beppe Rasolo
(beppe-rasolo.blogspot.com)

Come al solito la differenza la fanno i contenuti e per un Foglio (inteso come testata giornalistica) che ci allieta con Essere e diventare Jurgen Klopp una sorta di retrospettiva sulla filosofia che sta alla base dell’allenatore vincitore dell’ultima Champions League, il giornalismo nostrano è diventato sempre più una sorta di vetrina dedicata al body shaming, dal posteriore di un ministro della repubblica all’adipe incipiente di un allenatore di serie A, c’è di che esserne fieri ma è tutta colpa di chi scrive o di chi legge. Una suddivisione della colpa è forse più corretta c’è l’offerta, assolutamente discutibile e c’è la domanda e la richiesta altrettanto orripilante da parte di chi legge da chi ascolta ecc. Ormai farsi gli affari degli altri, pratica sdoganata dai social, è un vero e proprio must così come guardare a volte censurando a volte commentando i comportamenti delle persone che stanno intorno a noi. E’ un mondo in cui il commento da bar è diventato licenza poetica e supremo giudizio. L’arena in cui i gladiatori esperti in rutti avanzano a pontificare e dare giudizi di merito. Flaiano bollerebbe questa situazione come grave ma non seria, occorre una sterzata e di brutto per tornare a comportamenti più consoni, ci riusciremo ?? la speranza è l’ultima a morire o per meglio dire una volta arrivati sul fondo si riuscirà a invertire la tendenza?? 

Anche noi siamo stati paninari?

Siamo noi, la generazione più felice di sempre.
Siamo noi, gli ormai cinquantenni, i nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70. La generazione più felice di sempre.
Siamo quelli che erano troppo piccoli per capire la generazione appena prima della nostra, quelli del ’68, della politica e dei movimenti studenteschi. Ancora troppo piccoli per comprendere gli anni di piombo, l’epoca delle brigate rosse e delle stragi nere.
Siamo quelli cresciuti nella libertà assoluta delle estati di quattro mesi, delle lunghe vacanze al mare, del poter giocare ore e ore in strade e cortili, delle prime televisioni a colori e i primi cartoni animati. Delle Big Babol e delle cartoline attaccate alle bici con le mollette da bucato. Delle toppe sui jeans e delle merendine del Mulino Bianco. Dei gelati Eldorado e dei ghiaccioli a 50 lire. Dei Mondiali dell’82 e della formazione dell’Italia a memoria. Di Bearzot e Pertini che giocano a scopa.
Siamo quelli che andavano a scuola con il grembiule e la cartella sulle spalle, e non ci si aspettava da noi nulla che non fosse di fare i compiti e poi di giocare, sbucciarci le ginocchia senza lamentarci e non metterci nei guai. Nessuno voleva che parlassimo l’Inglese a 7 anni o facessimo yoga. Al massimo una volta a settimana in piscina, giusto per imparare a nuotare.
Poi siamo cresciuti, e la nostra adolescenza è arrivata proprio negli anni ’80, con la musica pop, i paninari e il Walkman. Burghy e le spalline imbottite. Madonna e il Live Aid. Delle telefonate alle prime fidanzate con i gettoni dalle cabine e delle discoteche la domenica pomeriggio. Di Top Gun e Springsteen. Degli Wham, dei Duran Duran e degli Spandau Ballet. Delle gite scolastiche in pullman e delle prime vacanze studio all’estero.
E poi c’era l’esame di maturità, e infine il servizio militare, 12 mesi lontano da casa, i capelli rasati e tante amicizie con giusto un po’ di nonnismo. Nel frattempo magari un Inter Rail e infine un lavoro. All’Università ci andavi solo se volevi fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Che il lavoro c’era per tutti.
Siamo cresciuti nella spensieratezza assoluta, nella ferma convinzione che tutto quello che ci si aspettava da noi era che diventassimo grandi, lavorassimo il giusto, trovassimo una fidanzata e vivessimo la nostra vita. Non abbiamo mai dubitato un istante che non saremmo stati nient’altro che felici.
E, dobbiamo ammetterlo, per quanto il futuro ci sembri difficile, e per quanto questa situazione ci appaia incomprensibile e dolorosa, siamo stati felici. Schifosamente felici. Molto più dei nostri genitori e parecchio più dei nostri figli.
Siamo la generazione più felice di sempre.

Non sappiamo chi l’ha scritto, ma era davvero bello…Bravo/a!