Wout van Aert: è nata una stella?

E’ nata una stella?
Sarà il tempo a confermarcelo, ma intanto questo inizio di stagione – in agosto! – del ciclismo mondiale è sotto il segno di Wout van Aert.
25 anni, belga fiammingo, tre volte campione del mondo di ciclocross (2016-2017-2018): adesso ha sfondato anche su strada. In una settimana: primo alle “Strade Bianche”, terzo alla Milano-Torino, primo alla Milano-Sanremo. Due vittorie, le stesse di Julian Alaphilippe, l’anno scorso: proprio il francese ha battuto, di una mezza ruota, forse meno, all’arrivo di via Roma…
Una rivelazione, van Aert, soprattutto per chi se lo ricorda l’anno scorso protagonista di una brutta caduta al Tour de France, che avrebbe potuto costargli caro dal punto di vista psicologico. E non solo. Una ferita alla gamba di quasi 30 centimetri, la paura di non avere più coraggio e poi il ricorso ad un mental coach che sembra aver rigenerato il talento innato del giovane belga, aggiungendogli una vena di “follia creativa” ciclistica in più.

Faccia da bravo ragazzo, a gennaio diventerà papà, appassionato di vini italiani (“alle Strade Bianche ho festeggiato con il Brunello, dopo la Sanremo con il Barbaresco”), Wout van Aert potrebbe essere il nuovo uomo copertina di un ciclismo che ha sempre bisogno di un nuovi eroi contemporanei.
“I miei limiti? Non li conosco neppure io. I miei obiettivi? La Roubaix e il Fiandre?”.
E anche se, strafelice della vittoria alla Sanremo, si è lasciato scappare pure un “Adesso potrei pure ritirarmi”, a testimonianza dell’importanza della Classica di Primavera, seppur vinta in agosto…

Wout van Aert sarà anche al Tour de France, come luogotenente di lusso dei suoi tre capitani della Jumbo-Visma,  Dumoulin, Roglic e Kruijswijk. “Possiamo farcela a vincere il Tour”, dice.
E se facesse come Alaphilippe? Se diventasse anche lui, come il francese l’anno scorso, la mina vagante della corsa gialla?

“Mi sa che devo ancora migliorare parecchio in salita”, confessa il giovane Wout, con un sorriso soddisfatto e che promette sorprese.

Belgium’s Wout Van Aert celebrates on the podium after winning the Milan to Sanremo cycling race, in San Remo, Italy, Saturday, Aug. 8, 2020. (Gian Mattia D’Alberto/LaPresse via AP)

Andrea Pirlo, “l’allenatore fatto in casa”

 Rivoluzione Juventus in poche ore.

Accade tutto in un sabato pomeriggio di agosto: Maurizio Sarri non è piu l’allenatore dei bianconeri. Paga a caro prezzo l’inaspettata e clamorosa eliminazione agli ottavi di finale di Champions League della Juventus, che pur battendo 2-1 il Lione non riesce a qualificarsi per la Final Eight di Lisbona.

A quel punto, il presidente Andrea Agnelli rompe gli indugi e strappa il contratto di Sarri.

D’obbligo e di facciata i ringraziamenti, anche per la conquista dello scudetto firmato Sarri, il nono consecutivo della Juventus, al culmine – come ricorda il comunicato ufficiale del club – di una grande ascesa professionale del tecnico toscano.

E in poche ore cambia tutto, segno che la Juventus ci stava gia pensando.
Il nuovo allenatore – forse con il consiglio di Cristiano Ronaldo – è **Andrea Pirlo, 41 anni, campione del mondo plurititolato con Milan e Juve, ma alla primissima esperienza da allenatore, nemmeno nell’Under 23, a cui era destinato,

Contratto biennale, da 1.8 milioni di euro a stagione.

Una scelta coraggiosa, “alla Guardiola”, l’allenatore fatto in casa, si direbbe: che qualche volta funziona e qualche volta no.

Ma per la Juve è davvero una clamorosa svolta.

 

Conto alla rovescia per la “Nuova Scuola”

C’è ancora molto da fare, in vista della riapertura delle scuole, prevista per il 14 settembre. 

Tra l’altro, appena una settimana dopo, sono previste le elezioni-referendum del 20-21 settembre e le scuole rischierebbero subito un primo stop. La ministra Azzolina spinge perchè invece non si perde nemmeno un giorno di scuola. E parecchi sindaci si stanno già impegnando per spostare i seggi fuori dalle scuole, in altri spazi.

E a proposito di spazi…

Sono circa 20.000 le aule che dovranno essere allestite in spazi alternativi rispetto ai tradizionali edifici scolastici.
Per oltre il 50% non sono ancora stati trovati gli spazi idonei.

Le difficoltà a reperire spazi sono diverse da regione a regione, ma si registrano maggiormente nelle grandi città, come Roma.
E’ quanto riferisce l’Associazione Nazionale Presidi, secondo l’ultima stima effettuata.

In considerazione dei dati, il numero degli studenti che dovranno fare lezioni in luoghi diversi rispetto alla propria scuola è di circa 400.000 alunni.

E si va a caccia di pubblici spazi scuola un po’ ovunque.
Anche in abitazioni private e persino in hotel e in Bed and Breakfast, appositamente attrezzati.

“Compatibilmente con le risorse disponibili, prevediamo presto la pubblicazione di Avvisi Pubblici in diversi comuni, per il reperimento di spazi alternativi dove poter allestire le aule per ospitare le classi che dovranno fare lezioni nei luoghi alternativi al proprio istituto”.
Lo riferisce Cristina Giachi, responsabile Scuola dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), intervenuta in merito alle apposite risorse per gli Enti locali sull’affitto degli spazi aggiuntivi, previste nel decreto legge di agosto.

“Gli avvisi pubblici, in quanto tali, saranno aperti a tutti – ha aggiunto Cristina Giachi -. Laddove sarà necessario, oltre a musei, cinema e centri congressi, potrebbero partecipare anche hotel, Bed & Breakfast e perfino appartamenti singoli, purché le strutture rispettino i requisiti di capienza e sicurezza”.

Altro che la DAD, la famigerata Didattica a Distanza che ci ha tenuto compagnia – volenti o nolenti – durante la quarantena.
Altro che scuola a casa: qui la scuola va in giro per la città, in posti che prima non c’entravano assolutamente nulla con la scuola. Ci manca solo la sala giochi…

Ma si fa di necessità virtù e, comunque vada, si tratta di una svolta clamorosa, una sorta di “rivoluzione culturale”, anche se legata più all’edificio che ospita la scuola che alla sostanza vera e propria del programma didattico.

La ricerca di nuovi spazi scolastici alternativi è un altro passettino in avanti verso la riapertura delle scuole.
Ma a che punto è il percorso che ci accompagna verso il prossimo anno scolastico? 

Naturalmente massima attenzione alla sicurezza.
E, infatti, qualche giorno fa la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha firmato – insieme alla organizzazioni sindacali di categoria – il protocollo sanitario per la ripresa della scuola.
Dall’help desk per le scuole, alle modalità di ingresso e uscita, all’igienizzazione degli spazi, il protocollo offre regole chiare alle istituzioni scolastiche e agli stessi studenti.

Secondo il protocollo, nel caso in cui una persona presente nella scuola sviluppi febbre e/o sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria, contenute nel Documento tecnico, aggiornato al 22 giugno 2020.

La disposizione in materia di controllo territoriale prevede: “In caso di comparsa a scuola in un operatore o in uno studente di sintomi suggestivi di una diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, il CTS sottolinea che la persona interessata dovrà essere immediatamente isolata e dotata di mascherina chirurgica, e si dovrà provvedere al ritorno, quanto prima possibile, al proprio domicilio, per poi seguire il percorso già previsto dalla norma vigente per la gestione di qualsiasi caso sospetto”. 

La storia dei banchi tiene ancora… banco.
Gli ormai famosi banchi a rotelle sembrano destinati a rimanere solo nei progetti della fantascuola, anche perchè secondo l’accusa di una professoressa, sindaco di Rossano Veneto, sarebbero pericolosi in caso di terremoto o incendio. Sulla non idoneità di questi banchi a rotelle, insiste anche l’assessore alla scuola della Regione Veneto, Elena Donazzan, che spiega: “Si tratta di banchi non omologati in Italia, la cui struttura è incompatibile con la didattica italiana in cui si usano penne e quaderni e libri e non tablet. E non avrebbero i freni in dotazione“.

Ii banchi con i freni: non ci avevamo mai pensato.
Il rischio, però, è che si passi da i banchi ultra-moderni a quelli che si trovano ancora nei vecchi magazzini delle scuole, forse non più con il buco per il calamaio, ma probabilmente con le scritte oscene lasciate dagli studenti dell’anno scolastico 1987-88. 

Speriamo di no, però.
Secondo il sito studenti.it, invece dei discussi banchi singoli con le rotelle ora entrano in ballo i tavolini trapezoidali singoli a spicchio, che possono essere usati singolarmente oppure accorpati. Soluzione che, in qualche modo, coniuga modernità, tradizione e praticità.

Un bel dilemma, non solo per la scuola italiana.
Anche in Germania, dove le lezioni sono appena ricominciate, ogni Land fa un po’ di testa propria, in base al numero di contagi e alla prudenza di ogni singolo governo regionale.
In alcune zone, ad esempio a Rostock e nel Meclemburgo-Pomerania, la mascherina non è necessaria in nessuna aree dell’edificio scolastico, in città come Berlino e Monaco di Baviera la mascherina è obbligatoria negli spostamenti e negli spazi chiusi, ma non in classe. A Potsdam, nel Brandeburgo, invece, la mascherina è obbligatoria anche per gli insegnanti durante la loro lezione (ma non per gli studenti).
E se il caos regna sovrano anche nella ben organizzata Germania…

Anche qui, teoricamente, dovrebbe decidere la Regione, che ha autorità in materia sanitaria. Mascherine solo negli spazi comuni, durante gli ingressi e le uscite, o anche in classe? Per tutta la durata della giornata? E durante la ricreazione? 
Per razionalizzare spazi e tempi di ingresso, ed evitare assembramenti di studenti, a fine giugno si era addirittura parlato di un’entrata anticipata alle 7 del mattino, ma è arrivata la precisazione del Comitato Tecnico Scientifico: si raccomandano ingressi scaglionati sì, ma nessuno ha parlato dell’orario delle 7.
Si era parlato anche di entrate scaglionate di 15 minuti per ogni classe, a partire dalle 8 di mattina, poi un rapido calcolo del preside di una grande scuola di Torino – con 52 classi – ha evidenziato l’impossibilità della cosa: la 52esima classe avrebbe iniziato le lezioni alle 9 di sera!
Una vera scuola serale…

Gli orari delle lezioni, semmai, secondo le indicazioni dei sindacati della scuola, potrebbero accorciarsi a 40-45 minuti ogni ora e gli studenti sarebbero chiamati ad andare a scuola anche il sabato mattina, dove questo già non accada normalmente. 

Infine, c’è il discorso legato ai dipendenti delle scuole, quelli che le fanno funzionare. I dirigenti. Le maestre, gli insegnanti, i professori. Ma anche il personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario).
I sindacati sono d’accordo: servono più assunzioni.
Sul sito del MIUR ci sono già le procedure per le immissioni a ruolo dei docenti.

Già il decreto “Rilancio” di maggio 2020 prevedeva il reclutamento di 16.000 insegnanti in più rispetto ai 62.000 inserimenti già programmati attraverso i concorsi 2020, per insegnare nelle scuole secondarie, primarie e dell’infanzia.

Entro l’anno scolastico 2020-2021 sono previste ben 32.000 immissioni in ruolo per il personale docente, sia nei posti comuni che in quelli di sostegno.

Qualcosa, insomma, si muove. Sembra quasi che si stia profilando una “Buona Scuola”, ma quella era di un altro governo…
Questa potremmo chiamarla “Nuova Scuola”, aspettando che dalle promesse e dalle ipotesi si passi ai fatti concreti.
Basta attendere, manca poco alla prima campanella.