La Serie A “fantasma”.
Nessuna partita ufficialmente rinviata dalla Lega Calcio, ma quattro squadre hanno dovuto dare forfait a causa dei numerosi casi di Covid all’interno del loro gruppo di calciatori.
Altre partite (Milan-Roma e Juventus-Napoli), viceversa, si giocano, pur con molte assenze di giocatori positivi.
Il caso più surreale è quello dell’Inter: ritiro il giorno prima e rifinitura al mattino, poi i nerazzurri sono arrivati regolarmente allo stadio “Renato Dall’Ara” di Bologna, l’allenatore Simone Inzaghi ha preparato la distinta con la formazione, i giocatori si sono riscaldati in campo, partitella…
Ma la partita non si è giocata per…mancanza di avversari.
Il Bologna, infatti, è stato colpito da otto casi di Covid-19, e le autorità sanitarie locali hanno vietato ai suoi giocatori di “partecipare a eventi sportivi ufficiali per almeno cinque giorni”.
Dopo aver atteso i canonici 45 minuti, l’arbitro Ayroldi di Molfetta ha comunicato il rinvio della partita.
Per i giocatori dell’Inter, doccia, e poi tutti sul treno di ritorno per Milano.
Sono mancate solo le interviste, ovviamente…
Surreale e grottesco.
Anche altri tre club – Torino, Udinese e Salernitana – sono stati bloccati dalle ASL e i loro avversari (Atalanta, Fiorentina e Venezia) li hanno aspettati invano allo stadio.
Tanto valeva rinviare direttamente le partite, no?
O addirittura l’intera giornata, perché no?
La Lega Calcio, invece, in linea con la sua politica della scorsa stagione, ha rifiutato di ufficializzare qualsiasi rinvio e ha mantenuto il normale (sic!) programma della 20esima giornata di Serie A.
Secondo la Lega Calcio, che ha varato il nuovo protocollo, “con almeno 13 giocatori disponibili si può giocare”.
Spetterà alla giustizia sportiva decidere se assegnare la sconfitta a tavolino alle squadre che non si sono presentate alle stadio o riprogrammare in seguito le partite non disputate oggi.
Questa bizzarra situazione di “partite fantasma”, peraltro, potrebbe verificarsi di nuovo domenica prossima, poiché le misure applicate a Bologna, Torino e Udinese saranno ancora in vigore.
Questo è il motivo per cui le parti interessate del calcio italiano debbono assolutamente chiarire le regole.
Piuttosto esauriente, in materia, la dichiarazione di Beppe Marotta, Amministratore Delegato dell’Inter:
“Stiamo assistendo a una situazione confusa. Le ASL decidono autonomamente e in maniera spesso diversa e contraddittoria: vediamo, ad esempio, che il Verona va a La Spezia con undici giocatori positivi e altre squadre sono bloccate con meno casi positivi. Serve una linea comune! La competenza delle ASL va limitata!”
Alle dure parole di Marotta ha replicato Carlo Picco, Direttore dell’ASL Città di Torino:
“Le nostre competenze riguardano tutti i cittadini, e i calciatori, di fatto, sono cittadini come tutti gli altri. Se poi le regole dovessero cambiare, allora ne riparleremo, ma al momento le norme valgono per tutti allo stesso modo”.