“Non è una buona ragione per morire”

Pierre Zakrzewski e Oleksandra Kuvshynova.
Lui, veterano di guerra, in prima linea con la sua telecamera da anni, irlandese cittadino del mondo. 
Lui, giovane cronista al fronte, inviata e producer ucraina per Fox News. 
Hanno trovato la morte facendo quello che amavano fare: il loro lavoro. 
Ma non, comunque, una buona ragione per morire. 

Un esempio di giornalismo neutrale, perchè no?

A proposito di giornalismo “neutrale” (difficile pure nel calcio, ci sono i giornalisti-tifosi: figuriamoci con la guerra!), vi segnalo un bell’esempio: oggi, dove lavoro io, a Euronews, i due capi-redattori sono stati Gleb Shatunovsky e Serguei Doubine, entrambi russi, giornalisti di lunga esperienza, che vivono da una vita in Francia. Persone perbene, si direbbe. Nella rotazione dei capi-redattori, oggi è toccato a loro. Sulla guerra, hanno preparato servizi “neutrali” ed equilibrati, ascoltando entrambe le campane, quella russa e quella ucraina. Io sono soltanto un esecutore e cerco di essere altrettanto neutrale e equilibrato. Nel lavoro. Quello vero. Quello per cui mi pagano.
Il resto, anche sulla “vetrina” (da me molto frequentata) di Facebook, sono semplicemente le mie idee personali, che non coinvolgono e non inficiano minimamente il mio lavoro. Si chiama deontologia professionale. Se poi qualcuno – come è successo – va a vedere chi è esattamente quel Cristiano Tassinari che scrive e fa i pezzi audio su Euronews e si domanda se è juventino, milanista o interista, se è di destra o di sinistra, no
vax o si vax, etero o gay, emiliano o piemontese, falso magro o finto grasso, pelato o rasato, è il benvenuto. Magari per una utile e costruttiva discussione.