Il lusso dell’artista? Avere un “Robot Scultore”

A Carrara, nelle cave di marmo di Michelangelo Buonarroti, c’è il “Robot Scultore”.
Un gigantesco braccio meccanico si muove lentamente verso un blocco di marmo bianco: la punta iper-tecnologica gira rapida e implacabile. Getti d’acqua spruzzano costantemente per raffreddare la pietra, che viene delicatamente, ma inesorabilmente, consumata dalla lima di precisione.
Ora le sculture si fanno cosi: il robot, chiamato BOT1, è stato creato da Robotor e dalla sua consociata Tor Art, aziende fondate da due imprenditori carrarini appassionati di marmo e arte, Giacomo Massari e Filippo Tincolini, per realizzare sculture di marmo, ma anche in plastica e legno.
Partendo da una fotografia o da un file tridimensionale inviato dall’artista, il software di Intelligenza Artificiale permette all’azienda di realizzare le statue commissionate da alcuni dei principali artisti del mondo: qui, insomma, nascono i nuovi capolavori. Citiamo alcuni nomi degli artisti che si servono di Robotor? Maurizio Cattelan, Giuseppe Penone, Jeff Koons, Zaha Hadid, Tony Cregg, Marc Queen, Vanessa Beecroft e molti altri…
Il “Robot Scultore” produce pezzi che, normalmente, ad uno scultore richiederebbero anni di certosino lavoro per essere completati e che ora possono essere realizzati in pochi giorni, risparmiando non solo tempo, ma anche permettendo di creare opere d’arte in un ambiente sicuro.
A Carrara fanno anche repliche perfette di reperti archeologici e statue danneggiate o distrutte, come una riproduzione in scala ridotta dell’Arco Monumentale di Palmira, in Siria, distrutto dall’Isis. In molti, però, pensano che il “Robot Scultore” sia un’eresia artistica, perchè credono che una scultura debba essere rigorosamente fatta a mano, con metodi tradizionali. Carrara ha una lunga storia come centro di artigiani e scultori.

In un grande laboratorio nel centro della città, Diego Zampolini, presidente della Cooperativa Scultori di Carrara , non è convinto dell’uso dei robot per creare opere d’arte.
“Una scultura rifinita da un robot è una scultura morta, quella rifinita da un artigiano, per quanto mi riguarda, è una scultura viva, una scultura fresca, una vera scultura. Per me, una scultura non può essere fatta da un robot, perché deve essere fatta a mano, è qualcosa che deve essere fatto insieme dall’artigiano e dall’artista, ci deve essere assolutamente questa speciale simbiosi”, dice Zampolini.
Ribatte Filippo Tincolini, co-fondatore di Robotor.
“Gli artigiani che non hanno ancora provato questa tecnologia sono diffidenti, con la paura che il loro lavoro o la loro opera vengano rubati. Ma dopo il primo approccio capiscono il potenziale, iniziano ad usarla e la loro vita cambia: perché possono lavorare di più e possono lavorare meglio”.
Chi ha ragione?
Chissà cosa ne avrebbe pensato Michelangelo del “Robot Scultore”…

“Luxury Submarine”: 200 metri di profondità… in prima fila!

Gli olandesi hanno rapporto viscerale – di amore, rispetto, timore – con l’acqua e non è un caso che venga proprio dai Paesi Bassi il “Luxury Submarine” Nexus Series, progettato dall’azienda U-Boat Worx, con sede a Breda (Olanda).
Lusso estremo in uno spazio ridotto, con funzionalità straordinaria e “cuore” totalmente elettrico.
Questo sottomarino – il sogno, fin dagli anni ’80, del fondatore dell’azienda, Bert Houtman – è un autentico salotto subacqueo, con immense vetrate panoramiche e sedie piccole e girevoli in tutte le direzioni. Ci possono stare, comodamente (considerato lo spazio), fino a 9 persone, con la possibilità di far spostare il pilota dal suo “posto fisso”, che si trasforma poi in una visione indimenticabile, davvero in prima fila, per due bambini a bordo. Forse lo scopo non è esattamente didattico, ma sicuramente il divertimento e l’esperienza sono speciali: il sottomarino è stato concepito per una discesa in tutta libertà e sicurezza fino a 200 metri sott’acqua! Con la capacità “anfibia” di muoversi nell’acqua in ogni direzione, anche controcorrente.
E con tanto spazio a disposizione per il movivimento: il 25% in più rispetto ad un sottomarino della concorrenza…

L’ideale “commerciale” è l’acquisto (prezzo non ancora comunicato) per il noleggio del sottomarino, magari in note località turistiche di mare.
Alimentato dalle più moderne batterie agli ioni di litio esistenti, il Nexus ha un’autonomia di 18 ore e 10 immersioni, con conseguenti risalite in superficie. Potenziale di trasporto: 80 passeggeri al giorno!!!! Vale a dire otto passeggeri ogni immersione, visto che il nono passeggero – ovviamente – è il pilota…
La forma ellittica anziché sferica, l’assenza di galleggianti laterali, che permette una visione completa a 360 gradi, e i seggiolini snodabili a “forma di uovo” garantiscono un’esperienza che qualcuno ha già definito, addirittura, “ultraterrena”….