Il perché della povertà ad Haiti

Dopo un anno di lavoro, il quotidiano americano New York Times ha pubblicato i risultati della sua inchiesta su Haiti, l’isola “gemella” di Santo Domingo, ma uno dei paesi più poveri e più corrotti del mondo e colpito più volte da terremoto ed epidemie.
❌ I giornalisti hanno tentato di rispondere a questa domanda: “Quanto starebbe meglio Haiti oggi, se le potenze straniere non avessero depredato le sue ricchezze per generazioni, dopo l’indipendenza del 1804?”
🔵 Cacciati dagli haitiani, i francesi chiesero nel 1825 un incredibile risarcimento-danni, che Haiti accettò. Il New York Times calcola che quel debito, pagato a rate e poi “spalmato” in continui pagamenti per 64 anni (la Banca Nazionale di Haiti era gestita da Parigi), corrisponda agli attuali 560 milioni di dollari. Secondo alcuni economisti, la cifra è costata ad Haiti tra i 21 e 115 miliardi di dollari di mancata crescita economica.
🔻 Poi, nel 1915, l’esercito americano invase Haiti e per i decenni successivi gli USA rimasero la potenza dominante ad Haiti, depredando ogni genere di ricchezza, naturale e non, influenzando la vita politica, “sponsorizzando” la salita al potere del dittatore François Duvalier e del figlio Jean-Claude.
⛔ Nel 2004, il presidente Jean-Bertrand Aristide chiese il rimborso di tutti i soldi “rubati” alla Francia, quelli del famoso risarcimento, ma fu destituito su pressione, guarda caso, di Parigi e Washington.

Fame (troppa) di alberi

Nonostante le certificazioni di garanzia e lo sbandierato uso “sostenibile” del legname, il colosso svedese del mobile Ikea è accusato di usare legno tagliato illegalmente, proveniente soprattutto dalla Romania, definita “l’Amazzonia d’Europa”. Un paese dell’Unione europea dove le regole europee vengono puntualmente ignorate: e mettersi contro i taglialegna può causare, come è successo, già sei morti negli ultimi anni e un numero impressionante di aggressioni ai danni di attivisti ambientali e giornalisti.
Ma Ikea ribatte: “Se i nostri fornitori hanno commesso irregolarità, li escluderemo”.
E, invece, i fornitori che disboscano illegalmente intere foreste di abeti e faggi in Romania sono ancora lì, nell’elenco delle aziende che procurano il legno a Ikea…