Quando il gelato al pistacchio di Bronte diventa un lusso

Il pistacchio di Bronte non se lo possono più permettere neppure in Germania.
I tedeschi, che hanno scoperto solo poco tempo fa il piacere del gelato rigorosamente “made in Italy” (l’85% delle gelaterie di tutta la Germania appartiene ad italiani), rischiano di dover dire addio ad uno dei loro gusti preferiti.
Un cono con due palline di gelato (se una è al gusto pistacchio) diventa un lusso anche nella ricca “locomotiva d’Europa”.
I costi salgono e si teme che la prossima estate in Germania il prezzo di un cono con due palline di gelato superi la soglia dei 4 euro, che per una famiglia con due bambini è comunque una spesa difficile da affrontare, tutti i giorni, per tutta l’estate…
Come dicevamo, il gelato è stato una scoperta tardiva per i tedeschi, grazie ai gelatai italiani che giungevano per la stagione estiva, soprattutto dal Veneto. Ma oggi non ne possono più fare a meno e ne consumano più di noi: nel 2021, il bilancio ufficiale è stato di 988 milioni di euro, che riguarda anche il gelato industriale, ma è difficile calcolare gli introiti delle piccole gelaterie familiari.
In febbraio, in Germania, il prezzo del latte, l’ingrediente base, in confronto con l’anno scorso, prima della guerra in Ucraina, è salito del 90%, e anche il prezzo dello zucchero. Quello della panna, invece, è sceso del 5%. Rincarati in media del 30% i prezzi di cioccolata, noci, fragola. E il pistacchio è il più caro e diverse gelaterie non offrono più questo gusto, oppure è un pistacchio con sapore artificiale.
“Io, da palermitano, sono un esperto, e quando è verde lo evito. Il vero gelato con pistacchio di Bronte è grigio. Quando lodai un gelataio di Orbetello, lui quasi si commosse: qui in Germania, i clienti non capiscono, non lo vogliono perché non è verde”, racconta Roberto Giardina, storico giornalista e corrispondente da Berlino (vive da quasi 40 anni in Germania), in uno spassoso articolo sulle righe di “Italia Oggi”, che ci ha ispirato questa riflessioni sul gelato.
È diminuito anche il prezzo della vaniglia, un altro dei gusti preferiti dai tedeschi, ma non basta a pareggiare l’esplosione dei costi per l’energia.
La storica gelateria “Sarcletti”, aperta a Monaco nel 1879, pagava fino a dicembre 2022, 5 cent per kilowattora: adesso si è arrivati a 28. Quasi sei volte tanto!
Salgono anche l’affitto e il costo per il personale. L’ anno scorso la paga minima oraria è passata da 10,45 euro a 12 euro, ma è difficile trovare dipendenti, se non pagando di più. Da “Sarcletti”, nella borghese Monaco di Baviera, una pallina costa un euro e 80, appena 10 cent più rispetto all’estate scorsa. Due palline arrivano a 3,50. Prezzi ancora decisamente competitivi.
In Spagna, in Italia e Francia si arriva già a pagare tre euro per pallina e i tedeschi là non si lamentano perché si sentono in vacanza, ma diventano parsimoniosi (se non addirittura tirchi) appena tornano a casa loro.
Secondo l’ultima classifica di settore, la miglior gelateria di Germania si trova a Bonn, la vecchia capitale, ed è ovviamente gestita da un italiano.
La prima gelateria tedesca aprì nel 1799 a Amburgo, ben 244 anni fa. Ma il primo gelato da passeggio, il cono, risale al 1920.
I primi gelatai italiani giunsero verso il 1870, passando dall’Austria. Nel 1933, Hitler cercò di boicottarli, convinto che i gelatai fossero in gran parte ebrei, ma i coni piacevano anche ai nazisti, e dal 1933 al 1937 le gelaterie nel III Reich raddoppiarono, da 2mila a 4mila.
Nel 1935, Langnese (l’Algida tedesca) cominciò a produrre il gelato industriale. E i gelatai italiani? Si limitarono a esporre il ritratto del Führer accanto a quello di Mussolini, comunque convinti che il gelato migliore fosse sempre quello artigianale, fatto in casa e…tricolore (verde-bianco-rosso, mentre la bandiera tedesca è nera-rossa-gialla).