“Non c’è pace per il bradipo”: ma voi tiferete per i buoni o per i cattivi?

In contemporanea con il Salone del Libro 2023 di Torino, esce il nuovo libro di Cristiano Tassinari, un giallo scritto a quattro mani con il veterinario-chansonnier Gualtiero Papurello. Il romanzo, dalla copertina in stile “Giallo Mondadori”, si intitola “Non c’è pace per il bradipo“, edito dalla casa editrice “Atene del Canavese“, con la preziosa supervisione dell’agente letteraria Loredana Cella.
Il romanzo dei due novelli “Fruttero e Lucentini” – loro definizione immodesta ma scherzosa – è il naturale seguito di “Pesci Grossi“, pubblicato durante la pandemia in formato cartaceo e e-book (anche su Amazon), e definito “il primo giallo sulla Torino-Lione“, evocando la famosa (e famigerata) linea ferroviaria senza fine, ma anche le due città assai care a Tassinari, ferrarese d’origine, ma torinese di residenza e giornalista free-lance pendolare proprio a Lione.

Se “Pesci Grossi” aveva raccontato la storia di una “eliminazione di massa” dei Grandi della Terra, appunto i “Pesci Grossi” – intesi come leader spietati e disumani, come il presidente del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e di altre istituzioni “sanguisuga”, che hanno ispirato tra i lettori una netta divisione tra i buoni e i cattivi – stavolta ci sono “nuovi cattivi” a dare la caccia ai buoni. E chi c’è dietro i cattivi?
Papurello&Tassinari, coppia di…fatto anche a teatro, con il gusto per il colpo di scena, immaginano che il grande “burattinaio” sia il Cattivo per eccellenza di questo periodo. Infatti, il libro – senza voler spoilerare oltre – finisce così: “Vladimir, ti vengo a prendere“…
Un finale thriller, che lascia aperta la storia ad un eventuale terzo capitolo…

 

L’Eurovision, Mengoni e la nuova bandiera arcobaleno

Non solo per la sua bellissima canzone “Due Vite“, ma anche per la sua umanissima emozione e per l’entrata sul palco di Liverpool durante la “flag ceremony” portando con sè la bandiera dell’Italia e la nuova bandiera Lgbtqi.
Marco Mengoni non è passato inosservato alla finalissima dell’Eurovision Song Contest 2023. Non ha vinto, si è classificato quarto (ma avrebbe meritato molto di più, senz’altro di più della canzone vincitrice, “Tattoo”, scopiazzata qua e là dalla svedese di origine marocchina Loreen), ma ha vinto idealmente e colto nel segno grazie alla sua voce, al suo look e alla sua sensibilità. Che, in questa occasione, lo ha portato ad essere un vero “portabandiera” dei diritti Lgbtqi.
Peccato davvero che Marco non abbia vinto: se lo sarebbe meritato.
L’Italia rimane così ferma a quota tre successi nell’Eurovision: Gigliola Cinquetti (1964), Toto Cotugno (1990) e i Måneskin (2021).
Sui social, in molti si sono poi scatenati nel commentare il gesto del 34enne cantante nato in provincia di Viterbo, scambiando persino questa nuova bandiera per quella della Pace (e qualcuno ha scritto “Quelle dell’Ucraina sono finite?”). Ma tutto fa brodo, è tutta pubblicità…si dice così, no?
The show must go on.
E, allora, scopriamola questa nuova bandiera: cinque colori in più, il bianco, il rosa, l’azzurro, il marrone e il nero, posizionati a lato, quasi come un distintivo o, forse, come un promemoria.
È stata disegnata dal graphic designer Daniel Quasar, per rendere la celebre Rainbow Flag ancora più inclusiva.
Le nuove strisce colorate sono dedicate alla comunità di colore, a quella transgender, ai malati di Hiv e a chi è morto per portare avanti la battaglia dei diritti.
Speriamo di vederla sempre più spesso.

Quando andavo al cinema con mio papà…

Tra il 1980 e il 1982, tra i 10 e 12 anni, sono andato al cinema 🎦 🎬 a vedere questi quattro film (1980: “Il bisbetico domato”, 1981: “Innamorato pazzo”, 1982: “Bingo Bongo”, 1982: “Grand Hotel Excelsior”), sempre con Adriano Celentano come protagonista, insieme ad altri attori ed attrici (Ornella Muti, soprattutto).❤️
Erano film carini e simpatici, almeno agli occhi di un bambino di poco più di 10 anni. E, soprattutto, ci sono andato con mio padre, il signor Guido. Solo con lui. Mia mamma, la Teresa, alla domenica pomeriggio preferiva stare in casa e riposare, guardando la tv sul divano.
In quel periodo, io e mio padre siamo andati a vedere anche qualche film di Bud Spencer e Terence Hill, mi ricordo in particolare ”Non c’è due senza quattro” (1984). Sempre un bel po’ di sganassoni…
Poi, l’epoca dei film al cinema con mio padre finì. E, da neo adolescente, cominciai a prendere la corriera con gli amici per andare al cinema con loro, la domenica pomeriggio d’inverno: cominciammo con uno 007 con Roger Moore e Grace Jones, “Bersaglio mobile” (1985); mi ricordo ancora gli amici che erano con me quel giorno…
Poi, tanti anni dopo, sono tornato un’altra volta al cinema con mio padre, a vedere un film di Rambo, ma uno di quelli con Stallone già un po’ vecchio (“John Rambo”, del 2008). Poi, niente più cinema, insieme. E un po’ di manca.
Ci penso sempre quando rivedo in tv uno di quei film, di quei tempi (stasera c’era “Grand Hotel Excelsior”, con Abatantuono che voleva fare la “lievitazione”)…🎈🎈🎈