Nonostante siano trascorsi oltre 25 anni dall’adozione dello storico Trattato (o Convenzione) per la messa al bando delle mine, firmato a Ottawa (Canada) il 3 dicembre 1997, le mine terrestri antiuomo sono ancora armi da guerra letali e causano danni catastrofici a persone e comunità.
È stato pubblicato un rapporto – “Landmine Monitor” – sul monitoraggio delle mine terrestri, commissionato dalla Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo (ICBL), che esamina la portata del loro uso e chi le sta ancora utilizzando.
Gli ordigni esplosivi uccidono e feriscono durante le guerre e, vigliaccamente, anche molto tempo dopo la fine delle guerre.
Le mine vengono posizionate sopra o sotto il terreno ed esplodono al contatto con chi le calpesta inavvertitamente, o anche solo in presenza di un minimo contatto.
I bambini, ad esempio, giocano in terreni che potrebbero essere minati: non c’è da meravigliarsi, quindi, che siano proprio loro i soggetti maggiormente a rischio.
Secondo il report 2023, il maggior numero di vittime delle mine è stato registrato in Siria, Ucraina, Yemen e Myanmar.
- Siria: 834
- Ucraina: 608
- Yemen: 500
- Myanmar: 500
Le mine antiuomo vengono generalmente posizionate a mano, ma possono anche essere disperse da aerei, razzi e artiglieria o da veicoli specializzati.
Le mine terrestri distruggono i mezzi di sussistenza, negano l’uso del territorio e ostacolano ulteriormente l’accesso ai servizi essenziali e agli aiuti umanitari in almeno 60 Paesi e territori nel mondo.
Secondo il “Landmine Monitor 2023” dell’ICBL (Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo), i paesi più “contaminati” dalle mine antiuomo sono:
- Afghanistan
- Bosnia-Erzegovina
- Cambogia
- Croazia
- Etiopia
- Iraq
- Turchia
- Ucraina
Il Trattato di Ottawa comprende 164 Paesi nel mondo.
USA, Russia e Cina non hanno mai firmato né ratificato il Trattato.
33 Stati membri dell’Onu non aderiscono al Trattato.