MATRIMONI OMOSESSUALI: ANCORA TROPPI NO NEL MONDO

In principio fu l’Olanda. Il primo paese del mondo, il 1° aprile del 2001, a legalizzare i matrimoni tra omosessuali. E non fu un pesce d’aprile: fu il primo passo verso il trionfo della libertà, almeno nell’Amore. Anche se non tutti i paesi del mondo – o, per meglio dire, non tutti i governi del mondo – la pensano così. Tanta strada è stata fatta, in questi 14 anni, eppure ci sono ancora stati in cui l’omosessualità è punita con la pena di morte: in Arabia Saudita, Pakistan, Iran e Siria. Non esattamente le democrazie più virtuose al mondo. E altri paesi dove essere gay è talmente considerata una colpa che è punita con il carcere a vita: in Mauritania, Burkina Faso, Sudan, Uganda, Tanzania e Thailandia. Sembra incredibile, eppure è tristemente vero.
Meno male che gli apripista olandesi hanno contagiato l’Europa (Italia esclusa), portando alla legalizzazione del matrimonio omosessuale anche in Belgio (secondo paese al mondo, nel 2003, a dire “Si”), in Spagna (nel 2005, anche per le coppie di fatto), in Svezia, in Norvegia, in Islanda, in Portogallo (nel 2010, ma senza la possibilità delle adozioni), in Danimarca (nel 2012, in Municipio o secondo le regole della Chiesa di Stato Danese), in Finlandia e poi, via via, anche in paesi che sembravano meno sensibili su questo argomento, come la Francia (2013), l’Inghilterra (2014) e addirittura l’Irlanda (il 22 maggio 2015). A proposito del Regno Unito, nonostante la minaccia di scisma della Chiesa Anglicana, è stata la stessa Regina Elisabetta a dare il definitivo assenso ai matrimoni tra coppie dello stesso sesso, dichiarando: “Chi l’avrebbe mai detto, 62 anni fa, quando sono diventata regina!”.
I tempi, in effetti, sono cambiati. Anche per un paese contrastato come il Sudafrica, che fino a vent’anni fa subiva ancora il pesante fardello dell’apartheid e che, dal 2006, ha addirittura una legge molto moderna che consente le unioni civili tra omosessuali. E’ l’unico caso in tutto il continente africano.
Persino in Israele, la Terra Santa, le cose sono cambiate: la legge non riconosce i matrimoni civili, nemmeno per le coppie eterosessuali, ma registra e legalizza i matrimoni omosessuali tra israeliani se contratti all’estero, ove sia legale farlo (addirittura con possibilità da parte di uno dei due coniugi di adottare gli eventuali figli dell’altro). Tanto per intenderci: in Italia non è possibile. Non solo i matrimoni tra italiani all’estero non hanno valore legale, ma dal punto di vista legislativo anche i famosi Pacs e Dico sono finiti in qualche polveroso cassetto parlamentare.
Peggio dell’Italia fa solo l’Australia: il “No” ai matrimoni gay è netto e deciso, e laddove qualche comune (come la municipalità di Canberra) ha tentato un qualche spiraglio di apertura, è intervenuto lo stesso governo a mettere il bavaglio ad ogni tentativo di modernità. Mentre i vicini di casa neozelandesi hanno da tempo ratificato il loro “Si” senza problemi.
Va un po’ meglio negli Stati Uniti, dove in 37 stati (e nel dipartimento di Washington) i matrimoni omosessuali sono legalizzati. In altri stati sono comunque regolarizzate le coppie di fatto, ma in North Dakota, Georgia, Tennessee, Kentucky, Ohio, Louisiana e Michigan proprio non ne vogliono sapere di gay e lesbiche sull’altare.
Tutto molto più semplice in Canada, con una burocrazia tra le più “light” del mondo: basta fare normale di richiesta di matrimonio in parrocchia – con la presentazione dei soliti documenti – per ottenere l’ok.
Va benino anche in Messico, anche se per il momento le unioni civili sono possibili solo nei comuni del distretto della capitale, Città del Messico, e di altri due stati, Quintana Roo (attorno a Cancun e Playa del Carmen) e Coahuila.
Persino in Sudamerica i matrimoni tra omosessuali sono legali, anche in paesi di tradizione cattolica come l’Argentina e il Brasile. Soltanto Bolivia, Paraguay, Perù e Venezuela non hanno ancora una legislazione in merito e, quindi, al momento, le nozze tra persone dello stesso sesso non sono possibili.
Assolutamente illegali i matrimoni gay anche in diversi paesi dell’Europa dell’Est: Bulgaria, Ucraina, Polonia, Lituana, Lettonia, Ungheria, Serbia e Montenegro. La Russia di Putin, che certo non ama le “diversità”, non ha una legislazione in merito e quindi il caso-matrimoni omosessuali non è nemmeno all’ordine del giorno.
E poi c’è la Germania, con il suo modello-tedesco di unioni civili senza matrimonio (dette amichevolmente “Partnership”) che ora, a quanto pare, sta per lasciare il passo ai matrimoni veri e propri: almeno è quanto la Camera dei Laender ha chiesto al governo di Angela Merkel, invitandolo a modificare il codice civile per permettere agli sposi dello stesso sesso di contrarre il matrimonio con gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. Quindi, adozioni comprese.
E in Italia? Il matrimonio omosessuale non è riconosciuto dalla legge italiana. Il Belpaese è uno dei pochi in Europa che non ha ancora “aggiornato” il proprio diritto sulla questione di unioni legali tra persone dello stesso sesso. Molte sono le pressioni da parte della Comunità europea a prendere provvedimenti al riguardo. La Convenzione europea sui diritti dell’uomo, infatti, vieta qualunque discriminazione in base all’orientamento sessuale. L’Italia, ancora restia a legalizzare questo tipo di unioni, sta da anni dibattendo sulla questione. Qualche piccolo exploit mediatico (come Anna Paola Concia, parlamentare Pd, molto battagliera per il diritto al matrimonio) non è stato sufficiente a far finalmente approvare una legge. Ma forse sono gli stessi italiani a non essere troppo interessati all’argomento, presi come sono dalla necessità di sbarcare il lunario. Anche la Chiesa, con la sua influenza, fa la sua parte, nonostante le aperture di Papa Francesco. Legalmente la nostra Costituzione non vieta esplicitamente matrimoni tra persone dello stesso sesso. Anzi, l’articolo 3 recita cosi: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“. Ma a quanto pare non basta. Almeno per ora.
matrimonio-gay