Il tanto celebrato libro “Sottomissione”, dello scrittore Michel Houellebecq, uscito con grande clamore all’indomani della strage di Charlie Hebdo a Parigi, il 7 gennaio 2014, è un romanzo molto interessante e, al tempo stesso, molto deludente. Ho finito di leggerlo solo in questi giorni, con un colpevole ritardo di oltre un anno. Meglio tardi che mai. Ma non mi ero perso troppo. E’ la storia – ambientata nel futuro, nel 2022 – di un distinto professore di 45 anni, di nome François, docente di lettere moderne all’Università Sorbona di Parigi, scapolo incallito e collezionista di studentesse nel suo letto. Sullo sfondo, la campagna elettorale per le presidenziali in Francia, vinte a sorpresa – ma nemmeno troppo – da Mohammed Ben Abbes, il candidato del Partito Musulmano. E da lì in poi, inizia una lenta, impercettibile, silenziosa, implacabile “sottomissione” della civiltà occidentale nei confronti dell’Islam, moderato, politico, determinato e ricchissimo. Pochi i cambiamenti, ma significativi: il professore potrà tornare ad insegnare alla Sorbona solo dopo la sua opportunistica conversione alla religione musulmana, ma le studentesse non saranno più in minigonna, ma sempre più vestite, sempre più velate. E nel suo ristorante preferito, il professore troverà il menù hallal al fianco di quello tradizionale. Poche novità, ma significative. Troppo poche, però, per rendere così rivoluzionario il libro, come era sembrato all’uscito dell’opera. Per il resto, tante noiose citazioni di autori francesi a noi quasi sconosciuti e qualche lampo di vita sessuale (con studentesse ed escort) del professore che – sotto le mentite spoglie dell’autore – non risparmia parole e parolacce forti, un po’ gratuite, ma che almeno svegliano il lettore dal torpore della lettura. Ma forse era questo l’intento del romanzo: risvegliare le nostre coscienze dal torpore, prima che un qualunque Partito Musulmano – conclude Houellebecq – prenda davvero il potere in Europa.