Tre tragedie, molto diverse tra di loro. E al tempo stesso, così simili. Stiamo parlando della morte del piccolo Lorys, forse assassinato dalla mamma Veronica Panarello. Il tremendo omicidio della professoressa Gloria Rosboch, vittima del suo ex allievo Gabriele Defilippi e di chissà chi ancora. E la sparizione di Isabella Noventa, rimasta stritolata dal trio aguzzino composto dal suo ex fidanzato, Freddy Sorgato, dalla sorella di lui e da una terribile rivale in amore. Storie ormai tristemente famose, che ci riempiono i programmi tv e le pagine dei giornali da mesi. Cosa hanno in comune queste storie tremende? Tutte le vittime, in un modo o nell’altro, si fidavano dei loro assassini. E tutte queste storie terribili affondano le radici in piccoli paesi di provincia, in ambienti familiari o comunque considerati amichevoli. Possibile che a Santa Croce Camerina (Catania), a Castellamonte (Torino) e ad Albignasego (Padova) nessuno sapesse niente? Possibile che nessuno conoscesse gli evidenti problemi di Veronica Panarello, le manie di Gabriele Defilippi e la doppia faccia di Freddy Sorgato? Il silenzio non era forse calato anche sulla piccola comunità di Motta di Costigliole (Asti), dove viveva la povera Elena Ceste, uccisa dal marito geloso? Omertà? Possibile che nessuno sapesse niente? Oppure, si: tutti lo sapevano, perchè nei paesi tutti sanno tutto di tutti, ma adesso – anche nei paesi – la gente si fa semplicemente gli affari propri, ha già troppi pensieri e problemi per impicciarsi anche di quelli degli altri, a malapena si conosce il nome dei vicini di casa. Al di là dell’orrore per l’epilogo tragico di questi “fatti di cronaca” (e la quasi assoluta impossibilità di prevederli), ne esce sconfitta anche l’Italia dei campanili e dei paesi, che una volta si riuniva e si rafforzava nel momento del bisogno e della necessità. Adesso, nemmeno più.