E bravo Roberto, che si incarica di confermare la bontà della celebre sentenza di Nietzche, “Si diventa solo ciò che si è”. Che sarà successo negli ultimi giorni, da quando era diventata di dominio pubblico la notizia che Benigni, l’esperto dicitore della Costituzione che lui riteneva – e ritiene (!?!) – “la più bella del mondo”, l’avrebbe interpretata in una prima serata della Rai, ieri, per la festa della Repubblica? Forse si sarà materializzato Ermes, o qualche altra divinità greca particolare, anche solo faunistica o floreale,per suggerirgli che andava corretto in extremis il tiro? Così ieri il toscanaccio di “Berlinguer ti voglio bene” ha messo in scena una “sana” trasformazione del concetto, facendoci sapere che “sul voto di ottobre il cuore mi farebbe optare per il no ma con la mente sceglierò il sì”. Una specie di Gramsci rovesciato, l’ottimismo (la convenienza) della ragione e il pessimismo (la gratuità) della volontà. Caro Roberto, tu, quello che faceva il monologo del “Cioni Mario” quarant’anni fa senza occhiali per non emozionarsi davanti al pubblico, davvero ci stai prendendo per il sedere. Avrei rispettato molto di più un tuo serio cambiamento d’opinione, senza tante ciance, motivando il tutto, e non questa pantomima da “attore” sul cuore e sulla mente. Votare sì è legittimo, da qualcuno condivisibile da molti (mi auguro) no, ma canzonarci francamente è troppo. Anche perché dietro la tua presa di posizione si accoccoleranno tutti quelli che pensano che chi non vuole questa riforma della Costituzione sia passatista, retrogrado, conservatore, immobilista. Non è così, caro anagrafico figlio costituente: la Costituzione se non si deve certamente si può riformare dopo settant’anni, ma bisogna vedere da chi e come, ed è questo il punto centrale. Ma tornando a Nietzche, in realtà forse dobbiamo prendere questo tuo giro di vento come un’affermazione di libertà. Sei sempre stato così ed adesso hai finalmente il coraggio di dircelo.