E se l’antidoping lo facessimo al Cio?

di Oliviero Beha
Il Fatto Quotidiano, 27.6.2016schw

Se sul giornale di oggi parlo della “partita”, l’attenzione dei lettori va ovviamente all’ottavo di finale Italia-Spagna, alle 18. Come già fatto alla vigilia degli Europei, qui dichiarandomi ottimista tra i gufi, rischio uno sputtanamento previsionale: se la partita resta in bilico, in qualche maniera vincono i patriottici “azzurri” di “bellicapelli” (non è Renzi…), altrimenti si rischia una vera imbarcata. Come motivo tutto ciò? Con il fatto che si segna talmente poco in questi Europei della noia nonostante la grancassa degli imbonitori che o il match “si apre”, e la vedo brutta, oppure rimane confezionato in un cellophane tattico e allora mi prendo i connazionali… Eppure quando evoco la “partita” non intendo questa, bensì il gravissimo trappolone teso all’ex olimpionico superdopato e superdotato naturalmente, Alex Schwazer. Come saprete, è stato trovato misteriosamente positivo a un test sulle urine del gennaio scorso, allora negativo, diventato tempestivamente positivo presso il laboratorio di Colonia dell’Agenzia mondiale antidoping, in arte Wada.

Schwazer era appena rientrato alle gare dopo quasi quattro anni di squalifica e un allenamento durissimo sotto gli occhi del massimo esperto europeo di lotta al doping, il tecnico Sandro Donati, segnando subito un tempo eccezionale nella 50 km di marcia, in maggio, e candidandosi all’oro olimpico di Rio. Pensate che storia: l’inferno dell’imbroglio, con oro a Pechino, la dannazione come atleta e come persona, la rinascita al massimo livello come un’araba fenice che resta se stessa mutandosi dall’overdose di droga sportiva al classico “acqua e sapone”.

Adesso, tenuta a bada la depressione per questo clamoroso risvolto che colpisce l’uomo altoatesino fin nei precordi comunque diffamandolo a mezzo stampa (perché questo rimarrà nella memoria collettiva, ed è vergognosamente irreparabile) e sconvolge un esperto di chiara e integerrima fama come Donati, ci sarà la controprova (o provetta…). I due “comodi reprobi annunciati” (spiego subito perché) hanno già presentato in Procura una dettagliata denuncia contro ignoti per truffa sportiva. Solo che queste analisi le rifanno a giorni, ma sempre a Colonia. Dalle notizie che si hanno sul mancato “anonimato” del campione di urine e una serie di altre irregolarità “mirate” ce n’è già abbastanza per pensare a un raggiro. Vi chiederete perché, e forse se io sia uno stolido tifoso di Alex, o di Donati. Vi invito invece a una disciplina sportiva obbligatoria, la diffidenza originata dalla sproporzione delle forze in campo. La Wada è un sistema di potere che muove circa 50 milioni di euro, finanziato per lo più dal Cio in completa assenza di divisione e autonomia dei poteri, alla faccia di qualunque Montesquieu. Per dare l’idea della sua affidabilità, non si contano i laboratori Wada sospesi o chiusi per manifesta impostura, da Mosca a Rio passando per Madrid. In Italia è la camorra a gestire il grande business delle sostanze dopanti per una popolazione finto-sportiva, dai giovanissimi a veterani. Solo quello che riescono annualmente a sequestrare i carabinieri nelle loro indagini nel sottobosco dei palestrati ammonta a circa 600 milioni di euro, un terzo delle stime. Schwazer grazie a Donati e a se stesso stava diventando una specie di antidoto a questa gigantesca malattia, che avvicina la droga “sportiva” alle droghe tout court. Ma se “bastassero” un tecnico e il suo staff dalla parte giusta con l’apporto di un exsuperdopato adesso limpido che va forte come o più di quando si dopava, tutto l’edificio politico-sportivo rischierebbe di franare dalle fondamenta, Cio, Comitati Nazionali, Wada ecc.

Così invece sarebbe “solo” uno Schwazer che ci ricasca. Per questo la partita vera, che riguarda la salute dei nostri figli, si gioca su questo terreno, in cui il sistema ha tutto l’interesse a schiacciare i “comodi reprobi” di cui sopra per mantenere in vita il baraccone drogato, dal business dello sport-spettacolo a quello dei farmaci dopanti da strada. Insomma, l’hanno fatta sporchissima: ma non solo a Schwazer e Donati, bensì a tutti noi…