di Denis Luongo
“A 40 anni un uomo dovrebbe giocare con i propri figli, oppure progettarli.
A 40 anni dovresti progettare la casa dei tuoi sogni o un viaggio con la donna che ami.
Invece, la tua vita ha voluto che le cose procedessero in maniera diversa, e cosi – caro Fabiano – a 40 anni, dopo 3 di sofferenze, hai deciso di andare a chiudere il cerchio della tua esistenza in Svizzera.
Un viaggio senza ritorno, almeno sulla Terra.
Un viaggio costretto, per colpa di un paese ancora troppo bigotto, dove conta di più pensare allo “ius soli” o alle “coppie di fatto” anziché aiutare chi soffre a lenire definitivamente le proprie sofferenze.
Tutto ciò perché il Belpaese è succube di un organismo che difende la sacralità della Vita. Già, perché ci hanno insegnato che la Vita è un Dono, ma spesso i doni si deteriorano e diventano insopportabili macigni; questo concetto, però, è poco chiaro per gli abitanti di uno staterello insinuato nel cuore di Roma.
Rinunciare alla propria (non) vita è un peccato per alcuni organi; ok, ne prendo atto, ma credo che sia ancora peggio difendere e coprire alcuni atti di pedofilia, colpevolizzando chi ha il DIRITTO di poter porre dignitosamente fine alla propria esistenza, dopo anni di sofferenza e agonia.
Buon viaggio, Fabo, e un abbraccio alla tua famiglia e a quella GRAN DONNA della tua Valeria, la quale ti è stata vicino fino all’ultimo, nel nome di un AMORE di altri tempi.
Lei che, come si può vedere in tante vostre foto, ti è stata vicina nella gioia e nel dolore.
Mi ha colpito una tua frase, che difficilmente mi leverò dalla mente: “Io quantifico la mia vita in qualità, non in quantità”.
Peggio di un pugno nello stomaco, talmente questo tuo concetto è intriso di verità e saggezza.
Adesso non ci sei più, perché finalmente, da uomo libero, te ne sei andato”.