di Cristiano Tassinari
Scrivo questo articolo poche ore dopo l’attentato sventato all’aeroporto di Parigi-Orly: un musulmano radicalizzato (ma quanti radicalizzati ci sono in Francia?) ha saltato un posto di blocco, ha assalito una pattuglia di poliziotti, ha disarmato una agente, era pronto a fare una strage al McDonald’s ed è stato freddato da altri poliziotti francesi. Commento disarmante del governo-Hollande: “Potrebbe non essere terrorismo”. Per fortuna che il peggiore (e più sfortunato) presidente della storia di Francia sta per lasciare l’Eliseo: a giudicare dai fatti, sembra proprio che i cugini d’Oltrealpe abbiano un gran bisogno di Marine Le Pen e del suo Front Nazionale. Ma alla fine, vedrete, la paura prevarrà. La paura dell’ultradestra più che la paura del terrorismo. Incredibile, ma vero.
La paura della destra sembra unire i popoli molto di più di altre paure. Fateci caso: nel nostro piccolo, Matteo Salvini – politicamente agonizzante – esce rianimato dalle proteste feroci dei centri sociali che a Napoli non l’hanno voluto per un comizio e guadagna punti con una frase che fa sinceramente riflettere: “Perchè i centri sociali non manifestano contro la camorra?”. In Olanda, tutti a benedire la diga anti-populista del premier Rutte che, a sorpresa, ha battuto il leader della destra xenofoba (davvero xenofoba?) Wilders. E intanto, come titola il quotidiano Libero “La Turchia ci dichiara guerra e l’Europa fa la nanna”, riferito all’immobilismo europeo dopo le minacce nemmeno tanto velate di Erdogan, dittatore turco, contro i “nazisti” della Germania e i “fascisti” dell’Olanda, tirando in balle pure le responsabilità dei caschi blu olandesi (che, pare, si voltarono dall’altra parte) nel massacro di Srebrenica, più di venti anni fa. Senti da che pulpito, Erdogan. Ma l’Europa, in effetti, fa la nanna. Forse per non svegliare il cane che dormiva, ma ora non dorme più e si è trasformato in un lupo.
Un colpo di coda, almeno dal punto di vista giudiziario, l’Europa lo assesta con la sentenza della Corte Europea e il divieto di portare il velo alle donne che lavorano in aziende che non vogliono la presenza di simboli religiosi (quindi, immaginiamo, pure divieto di catenina con crocefisso al collo…) sul posto di lavoro. Una richiesta arrivata da aziende del Belgio e della Francia. Niente velo, altrimenti un giorno andranno al lavoro anche con il burka. Un piccolo successo, marginale e probabilmente inutile (e sono volati pure gli stracci, non tutti sono d’accordo), ma che dimostra che quando l’Europa, finalmente, si muove può dettare regole che debbono essere rispettate da tutti coloro che nel Vecchio Continente ci abitano. Altrimenti, da questa Europa dei banchieri, delle tasse, delle leggi imposte (“ce lo chiede l’Europa”) e della sicurezza-zero contro il terrorismo vorranno, presto o tardi, scappare tutti.