IL CALIFFO? CE L’ABBIAMO IN CASA

Ormai siamo assuefatti, ormai rischiamo di abituarci alla paura del terrorismo, l’abitudine di doverci convivere, da qui all’eternità. O almeno fino a quando i Grandi della Terra non troveranno una soluzione a questa nostra notte di terrore che sembra non finire più. Ieri, sui social network sempre pronti a sputare sentenze, ho letto persino commenti del genere: “Attentato a Londra: niente di che”. Come se quattro vittime, oltre all’attentatore islamico, tale Khalid Masood, insegnante di 52 anni, fossero “niente di che”. Certo, forse è persino vero, se paragonato al tragico bilancio di altri attentati in giro per l’Europa: Bruxelles (proprio il 22 marzo dell’anno scorso), Parigi, Istanbul, Nizza, Berlino…
Londra ha reagito, subito, con fermezza. Ha resistito alle bombe della Seconda Guerra Mondiale. Alle bombe dell’Ira. Alle bombe di Al Qaeda. Resisterà e si riprenderà anche da questo attentato. Ma fino a quando riusciremo a rialzare la testa?
Ma che cosa si può fare per fermare questo terrorismo di matrice indiscutibilmente islamica? Sicuramente fermare il Califfo del sedicente Stato Islamico, Al-Baghdadi, a suo tempo transitato per le carceri americane e lì molto “radicalizzato” e incazzato nero verso noi occidentali. La coalizione anti-Isis sembra ad un passo dalle due roccaforti militari di Mosul, in Iraq, e di Raqqa, in Siria. Gli ultimi jihadisti resistono, ma la loro fine – almeno dal punto di vista militare – sembra ormai prossima. Basterà per fermare il terrorismo? Molto improbabile. Perchè il Califfo, ormai, ce l’abbiamo in casa, dietro l’uscio di casa. I tanti, troppi stranieri che stanno “invadendo” la nostra vecchia Europa (anche con l’aiuto della discussa accoglienza-profughi, bisogno dirlo) con ben poca voglia di integrarsi e con molto odio in corpo. Titolano bene alcuni giornali: l’Europa dorme. E se è vero che è difficile prevedere il raptus omicida di un “lupo solitario” che prende un Suv e si lancia a folle velocità sul ponte di Westminster puntando verso il Parlamento, è altrettanto vero che bisogna fermare chi istiga a questa folle corsa al terrore. Il Califfo, certo. Ma anche personaggi che andrebbero finalmente eliminati, come il dittatore turco Erdogan. Ma in questo, la risposta europea, è fiacca, modesta, quasi impercettibile, come per non voler dare fastidio e nascondere la polvere sotto il tappeto. Quasi quasi, figuratevi, ci tocca dire “Meno male che c’è Trump”. Anche perchè l’Europa perde tempo nel festeggiare (festeggiare? Cosa diavolo c’è da festeggiare?) i 60 anni dei trattati di Roma, che portarono alla nascita della Comunità Europea. Altri tempi, ben diversi da questi. Sarebbe giusto annullare questo inutile e dannoso incontro a Roma tra i capi di Stati: intanto per evitare casini nella Capitale – i famigerati black block sono già in arrivo – e soprattutto per rispetto verso le vittime di tutti gli attentati terroristici di questi ultimi anni. Non si vive solo di commemorazione delle vittime di mafia. Ci sono anche le vittime del terrorismo. E, se continuiamo cosi, rischiamo di essere molte di più.