La giornalista bulgara Viktoria Marinova è la settima giornalista uccisa in Europa dall’inizio del 2017 (a cui andrebbe aggiunto il giornalista saudita Khashoggi, di cui non si hanno più tracce da quando è entrato nel consolato del suo paese in Turchia).
Viktoria Marinova stava lavorando ad un’inchiesta su corruzione e abusi legati ai fondi dell’Unione europea. L’assassino, che ha confessato, è però un giovane bulgaro di 21 anni, di etnia rom, che l’avrebbe violentata al parco di Ruse, soffocata e uccisa, prima di fuggire in Germania, dove vive da anni la madre. La Bulgaria è rimasta sconvolta dalla morte di Viktoria Marinova.
A questo link è possibile trovare la lista dei professionisti della notizia uccisi nel 2017: spiccano i 12 morti in Messico, 11 in Afghanistan, 10 in Siria e 6 in India.
Slovacchia: Ján Kuciak
Ján Kuciak, 27 anni, stava indagando su presunte frodi fiscali che coinvolgevano uomini d’affari legati al partito al governo della Slovacchia. Come segnala Valigia Blu, il giornalista si era anche occupato di persone vicine alla ‘Ndrangheta in Slovacchia e delle loro passate relazioni con il principale consigliere statale del primo ministro Robert Fico, Mária Trošková. Su quest’ultimo tema, Tom Nicholson, che lavorò anche con Kuciak, scrive su POLITICO che il giovane giornalista slovacco “fece progressi importanti (…). Ján aveva stretto un’alleanza con giornalisti investigativi italiani in grado di confermare le identità e le associazioni criminali degli italiani che erano attivi in Slovacchia”.
Transparency sottolinea come esista una relazione tra libertà di stampa, corruzione percepita e violenza contro i professionisti dell’informazione. Dal 2012 a fine 2017, 368 giornalisti sono stati uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro: il 96% di questi omicidi è avvenuto in Paesi dalla corruzione elevata nel settore pubblico, ovvero con punteggio CPI (Corruption Perception Index) inferiore a 45. L’Italia ha 50.
Inoltre, un giornalista su cinque tra quelli uccisi nel mondo stava indagando su casi di corruzione. Il Messico dal 2014 è sceso di sei punti nell’indice, passando da un punteggio di 35 a 29.
Malta: Daphne Caruana Galizia
Il 16 ottobre è stata ammazzata Daphne Caruana Galizia, collega maltese fatta saltare in aria con una autobomba piazzata nella macchina presa a noleggio. A dicembre tre persone sono state formalmente accusate di omicidio ma la Federazione Europea dei Giornalisti ha lanciato un appello alle autorità maltesiper approfondire le indagini sui mandati reali dell’omicidio.
Danimarca: Kim Wall
La giornalista freelance svedese è stata uccisa e fatta a pezzi in Danimarca ad agosto dopo essere salita a bordo del sottomarino civile di Peter Madsen. Stava scrivendo un articolo su di lui e sul crowdfunding che ha permesso la realizzazione del mezzo. Madsen, che inizialmente aveva negato ogni coinvoglimento e aveva parlato di un incidente, è stato condannato all’ergastolo.
Russia: Nikolai Adrushchenko
Adrushchenko, 73 anni, è morto ad aprile in un ospedale di San Pietroburgo dopo essere stato picchiato selvaggiamente da degli assalitori sconosciuti sei settimane prima. Si occupava di crimine e violazioni dei diritti umani e aveva co-fondato il Novy Petersburg nel 1990. Nel 2007 era stato messo in carcere per diffamazione e ostruzione alla giustizia.
Russia: Dmitry Popkov
Co-fondatore e caporedattore del quotidiano locale russo Ton-M, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella città di Minusinsk il 24 maggio 2017. Il suo corpo è stato trovato nel suo cortile. C’è un’indagine in corso che punta a diverse piste, inclusa “l’attività professionale” della vittima”. Popkov era stato eletto nel parlamento regionale per il Partito Comunista e, durante la sua carriera, ha scritto di corruzione tra le forze dell’ordine.
Turchia: Saaed Karimian
Nell’aprile di quest’anno, il dirigente televisivo iraniano Saaed Karimian è stato ucciso a Istanbul, in Turchia. Degli uomini armati hanno fatto fuoco sul suo veicolo uccidendo anche il suo partner, originario del Kuwait. La macchina usata per l’esecuzione è stata poi trovata carbonizzata. La polizia turca sta ancora indagando sul caso.
Karimian, 45 anni, è stato fondatore e presidente della tv in lingua persiana GEM che doppia i programmi stranieri e occidentali nella lingua parlata in Iran. Per questo motivo, è stata criticata in passato dalle autorità iraniane con l’accusa di aver diffuso la cultura occidentale e mostrato programmi contrari ai valori islamici. Processato in contumacia da un tribunale di Teheran nel 2016, era stato condannato a sei anni di carcere per aver veicolato propaganda contro lo stato.
Arabia Saudita e Turchia: Jamal Khashoggi
C’era anche un esperto di autopsie nel team di agenti sauditi che avrebbe fatto sparire Jamal Khashoggi. Lo scrive il New York Times citando gli investigatori turchi. Un commando di 15 persone, secondo le ultime ricostruzioni, lo avrebbe fatto a pezzi con una segaossa all’interno del consolato saudita a Istanbul. Altre fonti da Ankara sostengono che il corpo del giornalista saudita sarebbe stato caricato su un van nero.
“Questa è un’area piena di telecamere, è un consolato, basta andare laggiù per vedere che ci sono telecamere in cima all’edificio e lungo le strade. Sappiamo che i turchi stanno cercando di avere accesso ai filmati – spiega la giornalista della Reuters, Emily Wither – Gli inquirenti non forniscono troppe informazioni, quindi può darsi che siano più avanti nelle indagini rispetto a quanto riferito pubblicamente, ma al momento dicono solo che vogliono perlustrare il consolato”.
Il giorno della scomparsa del giornalista, due aerei privati sono arrivati dall’Arabia Saudita. Per le persone a bordo sarebbero state prenotate camere in un hotel vicino al consolato, ma nessuno ha trascorso la notte in albergo.
“Fonti industriali ci hanno detto che questi aerei sono di proprietà del governo saudita e sappiamo che questi 15 persone sono entrate nel consolato nello stesso momento in cui Jamal arrivava a ritirare i suoi documenti – conclude Emily Wither – sono partite dopo un paio d’ore e sono andate direttamente all’aeroporto. I funzionari turchi stanno ora cercando di scoprire da chi fosse composto esattamente questo gruppo e se ha qualche coinvolgimento nella scomparsa di Jamal”.
Sono almeno sette i sospettati dalle autorità di Ankara e ora si viene a sapere che, il 2 ottobre, il personale turco del consolato era stato invitato a non presentarsi in ufficio, perchè ci sarebbe stato “un incontro diplomatico”.