“Si tratta di un disturbo insidioso, perché inizialmente può essere scambiato per un corretto stile di vita. Il paziente stesso è portato a pensare che gli altri non si rendano conto di intossicarsi con cibi malsani, si sente l’unico a fare la cosa giusta”, spiega Dora Aliprandi, psicoterapeuta presso Aba (Associazione per lo sviluppo e la ricerca sull’Anoressia, la Bulimia e altri disturbi alimentari), intervistata dalla rivista “Donna Moderna”.
“Da noi, gli ortoressici arrivano solo quando realizzano di essere socialmente isolati e di stare male fisicamente. Assumendo pochissimi nutrienti, oltre a perdere peso, continuano ad ammalarsi, sono anemici e soprattutto malnutriti. Li riconosci perché hanno la carnagione pallidissima”, aggiunge la dottoressa Aliprandi.
E non è finita: perchè il passaggio dall’ortoressia all’anoressia sembra davvero breve.
“L’ortoressia è il sintomo d’esordio dell’anoressia. Succede in molti casi”, aggiunge Stefano Erzegovesi, responsabile del Centro disturbi del comportamento alimentare dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano, intervistato da “Donna Moderna.
“Si diventa vegeteriani, poi vegani, poi crudisti, quindi si comincia da una qualunque restrizione, ma di fatto si sta sviluppando un disturbo anoressico mascherato da salutismo. In entrambi i casi si tratta di problemi alimentari che hanno a che vedere con il controllo e “l’evitamento”. Ma a differenza dell’anoressia, che colpisce quasi solo donne (90%), nell’ortoressia c’è una leggera prevalenza degli uomini”.
Nel 2017, secondo i dati del Ministero della Salute, quasi 3 milioni di italiani soffrivano di disturbi dell’alimentazione e di questi circa 500mila erano ortoressici”.Appetito corretto? Non proprio
Il termine ortoressia viene dal greco: ortos, “corretto”, e orexis, “appetito”. Letteralmente, dunque, si tratta di “appetito corretto”. Il termine richiama alla memoria, ovviamente, l’anoressia (che significa letteralmente “mancanza di appetito”).
Come ricorda il sito psicolinea.it, “ortoressia”, o “ortoressia nervosa”, è un termine coniato dal dottor Steven Bratman per definire l’ossessione patologica per i cibi sani, che porta alla malnutrizione e a disturbi di salute anche gravi.
Lo stesso dottor Bratman, specializzatosi in medicina alternativa, era diventato un maniaco dell’alimentazione, al punto da consumare i propri pasti nel silenzio più assoluto, si alzava da tavola quando il suo stomaco non era ancora sazio, non mangiava mai una verdura se questa era stata colta da più di quindici minuti e masticava il boccone di cibo, prima di ingerirlo, per più di cinquanta volte. Mangiare del formaggio pastorizzato poteva farlo sentire male al punto di temere di contrarre, dopo questa ingestione di cibo ‘avvelenato’, una polmonite, se non addirittura il cancro. Riconosciuto di avere qualcosa che non andava, il dottor Bratman si è curato da solo ed ha anche divulgato le caratteristiche e la sintomatologia di questo disturbo alimentare fino ad allora sconosciuto (si può consultare il sito http://www.ortorexia.com, comprendente il test-fai-da-te elaborato proprio dal dottor Bratman.
Quasi come Braccio di Ferro con gli spinaci….
Il soggetto che soffre di ortoressia vuole a tutti i costi evitare determinati alimenti, come quelli contenenti grassi, conservanti, coloranti artificiali, carne rossa, uova, zuccheri, latticini, e sceglie una dieta povera. Le persone che soffrono di ortoressia non sono interessate al gusto di ciò che mangiano: l’unica cosa che conta è sapere che quel determinato cibo può fare bene, evitare le malattie, ricevere forza ed energia per affrontare la vita, un po’ come Braccio di Ferro e i suoi spinaci. I cibi preferiti per nutrirsi sono vegetali crudi e cereali, o cibi macrobiotici.
Salute, ad ogni costo
Le persone ossessionate dal cibo sano, come intuibile, sono anche quelle della ‘salute, a qualsiasi costo’, dunque il loro interesse non riguarda solamente l’alimentazione, ma anche l’ossessione per il fitness, la pulizia, i massaggi, il rilassamento, la meditazione… Possono esservi poi altre fissazioni che portano ad esempio ad evitare, nei luoghi pubblici, stoviglie (piatti, pentole, posate) “contaminate” da un uso precedente con la carne, oppure considerate tossiche, come quelle di alluminio o di plastica. Al ristorante capita pure di chiedere un piatto di insalata con foglie non tagliate, per non far perdere alla verdura le sue qualità nutritive, mangiare solo (e soltanto) verdura e frutta di stagione, o escludere dalla propria dieta anche i latticini e le uova, per essere vegetariani totali, o ‘vegetaliani’, come molti si definiscono.
Occhio al supermercato
Un altro segnale di ortoressia è la conoscenza precisa di tutte le etichette dei cibi in vendita al supermercato: chi soffre di questo disturbo conosce i componenti nutritivi di ogni genere di prodotto, per cui sa benissimo, in termini assoluti e in percentuale, quanti grassi saturi e insaturi contiene quel determinato prodotto, il suo valore calorico, i carboidrati…
In pratica questi ‘estremisti del cibo’ focalizzano tutte le loro attenzioni ed energie solamente sugli aspetti dietetici, trascurando completamente gli altri aspetti della loro vita quotidiana, come ad esempio le relazioni sociali. Il che, alla lunga, crea problematiche psicologiche associate che rendono ancor più complicata una terapia “disintossicante”.
Esiste una cura?
“La cura è basata sul modello dell’anoressia: dobbiamo aiutare il paziente ad allentare il controllo ossessivo sul cibo e l’alimentazione”, conclude il dottor Erzegovesi, responsabile del Centro disturbi del comportamento alimentare dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano. “Ma il supporto psicologico e umano dei familiari e delle persone care risulterà fondamentale nella buona riuscita, in tempi ragionevoli, della cura”.