L’Aquila, 10 anni dopo

Articolo di Saverio Tommasi

“Sono tornato all’Aquila 10 anni dopo il terremoto, e a nove anni da quando l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi diceva: “Abbiamo ricostruito un’intera città”.
L’Aquila è una città commovente, gentili e meravigliosi i suoi abitanti, ma i danni del terremoto sono ancora tutti lì, e io ve li mostro, al di là di qualche monumento restaurato e della propaganda di ogni governo che da Berlusconi in poi si è succeduto.

Il centro della città è disabitato, in molti posti i lavori neanche sono cominciati, dopo dieci anni. E, ormai è chiaro, non inizieranno mai. Le new town dovevano essere provvisorie, sono stabili ma senza una piazza, un bar, un tabacchi, un’edicola. Da lì passa solo un autobus che porta all’ospedale o al centro commerciale, nessun collegamento con il centro.
Nessuna scuola del centro storico è tornata agibile, le scuole sono in prefabbricati “di lusso” che sarebbero dovuti servire per 5 anni, siamo già a 10.
L’Aquila meriterebbe di vivere, invece è una desolazione. L’impegno dei cittadini, dei singoli, è tanto. Ma i risultati sono bassi, l’Aquila è vuota. I negozi nella zona del terremoto sono vuoti. I bar sono vuoti, i ristoranti sono quasi vuoti.
Ho conosciuto persone belle, all’Aquila. Alcune bellissime. Ma la solitudine mi ha mangiato lo stomaco”.

Ci sono stato, a L’Aquila, Nel 2011.