Da un anno, il Belgio è senza un governo vero.
Esiste solo un governo di transizione, guidato dal 28 ottobre da Sophie Wilmès, 44 anni, prima donna premier in 189 anni di storia del Belgio.
Un poco invidiabile record, certo, eppure nessuno – in Belgio – sembra essersi accorto della mancanza di un governo. Sarà un buon segno?
Tutto è iniziato il 18 dicembre 2018, quando la coalizione di quattro partiti dell’allora primo ministro Charles Michel – ora Presidente del Consiglio Europeo – è crollata in seguito all’uscita dei nazionalisti fiamminghi del N-VA (Nieuw-Vlaamse Alliantie) che protestavano contro il “Migration Pact” dell’Onu.
Da allora, un alleanza di centro-destra senza maggioranza parlamentare ha gestito gli affari correnti e le attività quotidiane.
Oggi il governo ad interim è guidato, come detto, da Sophie Wilmès, incaricata da Re Filippo.
L’assenza di un esecutivo non sembra aver avuto, per ora, un impatto negativo sull’economia del Belgio, sostenuta dai consumi delle famiglie… Ma per quanto tempo?
“Ho l’impressione che la politica belga, in realtà, sia inutile. `E’ solo una facciata”, commenta Adrien, 23enne studente a Bruxelles. “Perché anche se non abbiamo un governo, tutto funziona ancora bene lo stesso”.
Secondo gli analisti gran parte dei belgi è assolutamente critico nei confronti dei propri politici.
Spiega Dave Sinardet, professore di Scienze Politiche alla Libera Università di Bruxelles: “La classe politica non è riuscita collettivamente a formare un governo. C’è l’impressione che tutti i partiti politici siano principalmente coinvolti in una logica strategica e partigiana piuttosto che pensare all’interesse generale e formare un governo”.
Riuscirà stavolta a fare meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista)?