“Lola”, il diritto di amare

“Lola” sta sbancando nei festival internazionali LGBT, in attesa di conoscere il meritato successo anche commerciale, magari grazie a piattaforme come Amazon e con una futura distribuzione cinematografica.

Ê già uno straordinario risultato per il cortometraggio (20 minuti di durata) girato dalla regista italiana Francesca Tasini con un budget molto ridotto, ma con un’altissima qualità interpretativa, per una storia delicata di adozioni nel mondo LGBT, ma non solo.

La storia di Lola (interpretata dall’attrice italo-svizzera transgender Christina Andrea Rosamilia) – ispirata ad una storia vera – è trattata con il necessario riguardo.

Lola è una donna transgender, che vive stabilmente in coppia con il compagno, insieme al quale decide consapevolmente di intraprendere il percorso dell’adozione di un bambino.
Un percorso che si paleserà pieno di ostacoli (tanti, davvero troppi!) per realizzare il sogno di Lola di essere madre.

“Il tema dominante del film è quello delle adozioni, che mi sta particolarmente a cuore”, spiega la regista Francesca Tasini, 41 anni, attrice e pedagogista originaria della provincia di Bologna, ma che da tempo vive a Berlino.

“Poi è una storia sui diritti LGBT, anche in materia di adozioni. E sul tema dell’inclusione”, spiega la regista.

Una scena cruciale del film – girato in una Berlino underground – è quella dell’assistente sociale che, pur volendo aiutare Lola, ammette: “Certo è veramente insolito dare un bambino ad una persona transessuale”.
Una frase-choc, una frase-simbolo delle mille difficoltà a cui andrà incontro Lola.

“È un film che deve far riflettere sul mondo delle adozioni”, continua Francesca Tasini, “perchè in un mondo come quello di oggi, con tutta la crisi che c’è e tutti i bambini orfani che ci sono nel mondo, non è possibile che una coppia non riesca ad ottenere in maniera semplice la possibilità di adottare un bambino. Credo che sia necessario ridiscutere tutto il nostro sistema familiare”.

Prodotto dalla casa di produzione Art-Aia La Dolce di Berlin di Francesca Tasini e Giovanni Morassutti – insieme a Anie Gombos, Luigi De Vecchi e Mauro Paglialonga – il film si è “costruito” da sè, con un low budget da 22.000 euro, “di cui ne abbiamo spesi 5.000”, afferma la regista.

Oltre alla gloria, un contributo alla produzione arriverà dai premi che il film conquisterà nei numerosi festival – sette – a cui ha già partecipato e a cui è in concorso, in Italia (il Festival dell’Isola d’Elba, ad esempio, che si svolgerà a metà settembre, poi ci sarà quello di Roma) e nel resto del mondo, come il prestigioso LGBT Festival di Los Angeles.

“Non mi aspettavo un simile successo, non mi aspettavo tutta questa attenzione attorno al film. E, naturalmente, mi fa piacere”, aggiunge Francesca Tasini.

“E non solo per la tematica LGBT. Del resto, io non faccio parte di questo mondo, ma anche chi non ne fa parte deve interessarsi ai diritti LGBT. Io voglio raccontare le storie che vanno raccontate, senza filtri nè barriere, con la mia visione femminile.”.

Christina Andrea Rosamilia, attrice italo-svizzera di Bellinzona, residente da tre anni a Londra, è l’interprete di Lola.

“È sicuramente un ruolo molto interessante. Appena ho letto il copione, mi sono detta: deve essere mio! Questo perchè il film parla di tematiche delicate, ma al tempo stesso profonde. Tematiche che, troppo spesso, vengono trattate in maniera superficiale o svendute ad un pubblico curioso che ama la morbosità.
Sulla transessualità si è detto, scritto e mostrato molto, forse troppo, ma in maniera azzardata e quasi sempre in chiave negativa. Si è solito pensare ai transessuali come delle vittime, relegati alla prostituzione, a soprusi o soggetti ad angherie di ogni sorta. Li si vede come dei vinti e quasi mai come dei vincitori. Quando non è sempre il caso!

“Il film è talmente ricco di argomenti delicati, come la transessualità, l’adozione per le persone transgender, l’amore, la rinuncia, la maternità…
Come non innamorarsi di un copione cosi bello?”

          Christina Andrea Rosamilia
          Attrice di “Lola”

“Mi sembra giusto che una persona transgender possa adottare”, riprende Christina Andrea Rosemilia, “perchè la famiglia non è per forza quella biologica, ma un posto dove stai bene, dove ricevi amore. Ci sono cosi tanti bambini che aspettano di trovare il loro focolare: perchè proibire una cosa simile? In Lola, il mio personaggio, c’è molto di me stessa, come in ogni personaggio che interpreto. Ci metto i miei sogni, la personalità, i desideri, ma soprattutto le ferite. Un vero attore usa le proprie ferite e le msotra, senza vergognarsene, se ne veste e brilla di verità. Ci sono molti silenzi nella vita di un attore…”.

“C’è molto di me in Lola, ma anche molta ricerca, c’è rispetto, c’è curiosità, c’è speranza”, conclude l’attrice. “La speranza di cambiare le cose, di cambiare le prospettive del transessualismo.”