Qualche giorno fa se n’è andato Antonio Greppi, morto tragicamente nell’incidente del suo piccolo aereo, partito da Vercelli in compagnia di un amico e precipitato in Calabria.
Imprenditore agricolo, ma anche “visionario” della piccola grande televisione locale, Antonio Greppi è stato l’uomo – insieme a Davide Boscaini – che mi ha voluto a Quartarete, storica tv locale di Torino, uno dei luoghi e percorsi professionali a cui sono più affezionato.
E’ stato con Greppi e con Boscaini, all’inizio del 2009, che ebbi i primi contatti e con cui feci i provini per essere poi assunto in pianta stabile a Quartarete, nella sede di via Regaldi.
Dopo una trattativa di qualche giorno, anche sullo stipendio mensile, fu con una telefonata mentre io mi trovavo, casualmente, all’Ikea di Parma, che dissi “SI” alla proposta di Greppi, proprio con lui dall’altra parte della cornetta.
E iniziò la mia grande avventura a Quartarete, durata cinque bellissimi anni, anche se poi finiti amaramente, come a volte capita per certi matrimoni belli, ma che finiscono male.
Già qualche anno prima, però, Greppi aveva lasciato Quartarete, un po’ per problemi di salute e un po’ per scelta di vita.
Non ci sentivamo da anni. Fino al 4 giugno 2020, poco più di due mesi prima della sua inconsapevole e improvvisa morte.
Ho ricevuto una telefonata da un nome inconfondibile di Quartarete (una serie di cellulari che finiscono, ad esempio, con 005: il numero di Greppi), pensavo ad un errore e invece era proprio lui che, cosi, spontaneamente, voleva sapere come stessi e cosa stavo facendo, dandoci poi appuntamento a Vercelli, magari insieme all’amico (di entrambi) Darwin Pastorin.
Non ce n’è stata occasione, nè ci sarà più, purtroppo.
Mi dispiace tanto per Antonio Greppi, naturalmente.
Mi dispiace per Quartarete che non c’è più, mi dispiace per quegli amici di Quartarete che non ci sono più e per quelli che, sbagliando, pensano che si tratti di una maledizione.