Maradona: 60 anni di meraviglie, ribellioni e furori

di Darwin Pastorin
(Huffington Post)

Diego Armando Maradona compie 60 anni. Sono giorni di festa, di nostalgia e di nuove sfide per il Pibe, mai stanco – attraverso i social – di dare sfogo alle proprie tenerezze e ai propri furori: ricordando i compagni delle stagioni della gloria e ritornando ad attaccare i poteri forti, i padroni del football, i prepotenti della politica. Per niente facile, Dieguito: esagerato, polemico, ma mai reticente.

E sempre a testa alta.

Per molti, moltissimi è stato il più grande giocatore di tutti i tempi. Lo considero il mio Borges della pelota, così preso dai suoi universi paralleli, dai suoi labirinti, dalla sua passata, ma non perduta poesia. Ritornano i suoi gol memorabili, come in Messico nel 1986 contro l’Inghilterra: dalla Mano de Dios, così meravigliosamente beffarda, al gol più bello di sempre, con gli avversari, increduli e smarriti, saltati come birilli. Guardate e riguardate quell’azione: c’è tutto il genio di un calciatore unico e irripetibile.

Maradona è stato il campione che ha permesso a Napoli, città mondo, di diventare, anche nel calcio, un punto di riferimento internazionale, con più orgoglio e meno pregiudizio. Già, il Napoli: una squadra-simbolo, amata e rispettata da New York a Ouagadougou, da Helsinki a Seoul. Una compagine che divertiva e si divertiva, trascinata, tra dribbling irresistibili e punizioni impossibili, da quel numero dieci dall’umore inquieto e dal sorriso bambino, ora tempesta e ora raggio di sole.

Ho visto Diego giocare, compiere prodezze abbaglianti, perdersi e ritrovarsi. Amato e odiato, diventato un canto popolare e per i partenopei un inno alla felicità e al futuro. Tutto gli veniva perdonato: anche perché sapeva ricambiare quell’affetto immenso e struggente con i suoi colpi d’autore, le sue pennellate d’artista.

Non diventerà mai, Dieguito, triste solitario y final. E non cambierà mai, nel bene e nel male, nella consapevolezza e nelle tentazioni: lui, con il suo cuore ribelle e le sue passioni folgoranti. Mi disse, nei giorni di Siviglia: “Non credere mai alle storie che sentirai su di me. Sono diventato il bersaglio dei falsi perbenisti e moralisti, dei potenti del calcio. Le mie verità fanno male: tenteranno in tutti i modi di chiudermi la bocca, ma tu non dare retta. Tu, se vuoi, difendi l’onore di Diego Armando Maradona”.

60 anni, perennemente in prima pagina, venerato o detestato, sempre sotto i riflettori: ma incapace di recitare una parte, di vestire maschere. Felice compleanno, caro Diego: re del prato verde e della fantasia.