Che casino, ‘sti tamponi!

Già chiamarlo “hotspot” o “drive-in” è ridicolo, perchè è solo un capannone all’aperto in una piazza, il Foro Boario, di Carmagnola (Torino): è qui che l’ASL effettua i tamponi al Covid-19. Orario: 9-11 e 12-15, ma adesso fanno un massimo di 350 tamponi al giorno (“per analizzarli meglio”, dicono i soliti esperti). Di fatto, all’apertura dei cancelli alle 9, ci sono già 350 auto in coda, fin dalle 6 del mattino, altri addirittura dalle 4, qualcuno persino da tutta la notte, come se fosse un concerto di Vasco Rossi. E, quindi, scatta subito il cartello “Tamponi chiuso”…
Una signora, dopo 7 ore di coda, commenta: “Ma il problema poi è quanto tempo ci mettono a darmi l’esito. L’altra volta ci hanno messo più di una settimana e adesso che aspetto un tampone negativo ho paura che il datore di lavoro si stufi e mi licenzi”.
Tempi biblici? Ci vuole cosi tanto, in epoca di grandi tecnologie?
Un uomo aggiunge: “Mio figlio va a scuola e sono 20 giorni che aspetta l’esito”.
Un solerte addetto ci fa sapere che con 90 euro si possono fare i tamponi privatamente, in apposite strutture, ma pare che non valgano (allora perchè farli?) se si è stati segnalati dal medico o si è rientrati da un paese a rischio. Bisogna per forza passare dal “drive in”.
Quasi quasi, per non finire nel labirinto burocratico italiano, è meglio far finta di niente…
Complimenti vivissimi (si fa per dire, è ovvio) a chi – governo e Regioni, di ogni colore – ha messo in piedi questa disastrosa macchina organizzativa e fino all’altro giorno vantava l’Italia come modello da seguire.